Stadio Ballarin: 7 giugno 1981, per non dimenticare


tratto da il segnale.it 

SAN BENEDETTO – La spiaggia era già gremita di turisti. I “pappagalli” erano già in cerca delle prime prede estive, le prime tedesche, due gemelle di Bergamo, le francesine. Ma la Samb è la Samb. «Bella di babbo, ci vediamo dopo cena. Forse. La Samba torna in serie B. Non ci sono per nessuno!».

Inizia così la domenica del 7 giugno 1981 per un gruppo di ragazzi sambenedettesi. E’ il grande happening di tutti coloro che hanno nel cuore i colori rossoblu. Già dalla mattina il lungomare e le vie cittadine si riempiono di auto, camion, ed anche trattori con a bordo gente esultante. Il mitico “Frangì di Barabba” ha tirato fuori la tromba d’ordinanza, quella dei tempi migliori. Classico appuntamento al Chicco d’Oro e poi corteo rossoblu verso il Ballarin.

Passa un camion con alcune persone. «Suvete, ieme!». Lasciamo il gruppo e si sale. E’ tutto un coro: «Samba, Samba». Giro lungo, si passa sotto la curva sud, ecco i distinti, con le persone sporte dal parapetto ad applaudirci, la curva nord, la tribuna. Ed alla fine si torna al “Tempio del Tifo”: la Sud del Ballarin, la Fossa dei Leoni.

Zenga, Tedoldi, Cavazzini, Schiavi, Bogoni, Cagni, Caccia, Ranieri, Perrotta, Colasanto, Speggiorin. E’ la Samb di Nedo Sonetti che torna in serie B dopo solo un anno di inferno in C1. La terza promozione della storia. Si entra al Ballarin. L’avversario di turno è il Matera, già retrocesso, con “Baffone” Casiraghi (eloquente la figurina Panini) tra i pali. Una passeggiata di salute, i giochi sono fatti. Classico posto, in alto rispetto ai tamburi già belli e allineati. E’ tutto pronto per la serie B. Fumogeni, carta, tanta, troppa, sui gradoni. Che la festa abbia inizio. Il mitico Sciarretta (lo speaker del Ballarin) ha già lanciato il classico spot: «Bulova Acutron, l’orologio dell’era spaziale, Gioielleria Fenocchi vi offre le formazioni che tra poco scenderanno in campo».

Cielo sereno, temperatura estiva, classica brezza di mare. Il massimo per una festa. Ed invece ecco, all’improvviso un caldo”strano”, troppo. Il fuoco si alza in piena curva. Che sta accadendo? E’ un fuggi fuggi generale. Il caos totale. Perdo la maglia e resto con solo le bermuda. E’ un attimo. Il cancelletto della curva sud è chiuso, non si trovano le chiavi. C’è chi si arrampica sulla rete di recinzione, chi va controvento saltando le fiamme. Nessuno si accorge della tragedia che si sta consumando. Il tempo scorre inesorabile, sembra eterno. Ed invece, tutto dura un attimo.

Nessuno si rende conto di ciò che è realmente accaduto. Anzi, la partita inizia e si torna a fare tifo: «Samba, Samb. Torneremo in serie B». Ma Sciarretta inizia una impressionante litania: «Il signor X è desiderato all’uscita della tribuna, la ragazza Y è attesa dai genitori fuori dai distinti, il bambino Z (che poi tanto bimbo non è perché al secondo anno di Liceo Classico, il quarto conteggiando i due di ginnasio – ndr) è atteso dalla mamma fuori dagli spogliatoi».

E’ un continuo. Da dentro la curva sud non si percepisce la tragedia. Finisce 0-0. La Samb torna tra i cadetti. Esco esultante dal Ballarin e la prima persona che incontro è mia sorella, la più grande, con mio fratello, il più piccolo. «Siamo in serie B» gli urlo esultante. La vedo bianca in volto. Era ai distinti, aveva visto tutto. Non mi risponde. Mi guarda con le lacrime agli occhi. Allora, soltanto allora, forse, mi rendo conto di ciò che era accaduto.

La tragedia! Nell’incendio del Ballarin sono morte due ragazze: Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri, decine di tifosi ustionati, di tutte le età. E sono passati 29 anni, quasi un’eternità, ma il ricordo è sempre vivo e non mi abbandonerà. Mai.

27 Responses to Stadio Ballarin: 7 giugno 1981, per non dimenticare

  1. rb88 ha detto:

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    Non sapevo di questa tragedia e mi unisco al Vostro immenso dolore per le giovani vite spezzate in un momento di festa. Un saluto a tutti i tifosi della Samb e al Mister Gigi Cagni, indimenticato anche qui a La Spezia per le sue grandissime doti , in primis umane!!
    Un grazie a Luigi Tommolini per tenere vivo questo ricordo.

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  17. marco ha detto:

    anche io quel giorno ero li’.mi ritengo molto fortunato perche’ in quel giorno ,ed avevo 16 anni,stavo lavorando in un ristorante e quindi allo stadio arrivai poco prima che iniziasse la partita.la curva era gremitissima e quindi rimasi in basso vicino la recinzione, non potendo occupare la mia posizione solita.ricordo che vidi una folla oceanica iniziare a correre e saltare verso l’uscita,altri a cercare di sfondare e saltare la recinzione,altri ad imprecare contro i carabinieri presnti per far aprire quella porticina che dava sul campo.io per alcuni momenti rimasi immobile,non riuscivo a capire cosa stava succedendo anche perche’ erano accesi molti fumogeni colorati.man mano che la folla usciva mi resi conto che c’era del fuoco ed anch’io riuscii ad uscire.dopo diverso tempo la partita inizio’ ricordo che fu una partita strana sicuramente condizionata anche da cio’ che era successo.sinceramente io e molti altri presenti abbiamo capito solo molto dopo cio’ che era veramente successo altrimenti forse non sarei rientrato a vedere la partita

    • gigi ha detto:

      E nemmeno noi avremmo giocato.Non riesco a dimenticarmi quel giorno e quelli seguenti sia per il funerale che per la visita alle persone ustionate.

  18. Luigi Tommolini ha detto:


    CIAO CAPITAN GIGI, questo è il video realizzato da me tre settimane fa e che penso abbia svegliato chi dopo 29 anni aveva l’obbligo di svegliarsi…Sì, oggi e per sempre Città, Samb Calcio e tifosi ricorderanno per sempre il sacrificio umano di persone innocenti nella TRAGEDIA PIU’ GRANDE E PIU’ GRAVE ACCADUTA IN UNO STADIO ITALIANO: 2 morte(23 e 21 anni) decine di ustionati gravi e decine di decine di feriti; io quel giorno c’ero e ho rischiato di precipitare nel vuoto da 10 metri: ci salvò la rete di recinzione, quello che all’Heysel non accadde al fragile muretto che crollando aumentò le vittime innocenti della barbara e delinquente orda inglese…Capitano, portasti sulle spalle il peso delle membra innocenti morte delle ragazze, ma da allora l’ingiusto silenzio…ora ricomincia il doveroso e imperituro omaggio a chi deve essere ricordato, a chi ricorda e ricorderà per sempre quella maledetta domenica di morte! Ciao Capitano
    Questa è la mia testimonianza di quell’evento e del mio 7 giugno 1981, che potete anche trovare nella presentazione esterna al mio video su Youtube:
    “San Benedetto del Tronto, domenica 7 giugno 1981; nella Curva Sud dello Stadio Fratelli Ballarin divampa un incendio mentre sta per iniziare l’incontro di calcio Sambenedettese-Matera che sancirà la promozione in serie B della squadra marchigiana.
    In un clima di grande festa, circa 7 quintali di carta bruciano sotto 3500 persone che, per diversi minuti rimangono intrappolate sui gradoni della Curva Sud.
    Il panico è totale: le chiavi delle porte delle uscite di sicurezza non si trovano, gli idranti non funzionano!!!
    Si rimane impotenti davanti al crescere delle fiamme divenute sempre più alte e minacciose; molti fuggono alla disperata investendo altri che cadono rovinosamente a terra prede del fuoco che avanza impetuoso alimentato anche da un vento malefico (vento e fuoco).
    Dove non c’è il fuoco si forma la calca e molte persone vengono spinte violentemente contro le reti di recinzione e il loro terrore è che queste reti, soprattutto quelle laterali nella parte più alta della curva, possano crollare e farli precipitare nel vuoto.
    Fortunatamente non mancano gesti nobili ed eroici come quello del Signor Luciano B. che, rischiando la propria vita, salva dalle fiamme un bambino di 10 anni.
    Questo accade mentre in campo, tutti, dai giocatori delle due squadre alla terna arbitrale e a chi si trova sul manto erboso, cercano impotenti di fare qualcosa.
    Purtroppo, però, molti saranno i feriti e quelli più gravi, verranno trasferiti il giorno dopo nei centri ustioni specializzati d’Italia, a Roma, Cesena, Brindisi, Padova e Parma.
    Dopo giorni di atroci sofferenze perderanno la vita Maria Teresa Napoleoni di 23 anni, segretaria presso una ditta calzaturiera e Carla Bisirri di 21 anni che da poco aveva iniziato l’attività in proprio di parrucchiera.
    Entrambe avevano riportato ustioni del 1°,2° e 3° grado su più del 70% del loro corpo.
    Maria Teresa era caduta tra le fiamme e si era rialzata nel disperato tentativo di fuga per poi, in un gesto istintivo, strapparsi gli abiti di dosso ma, sfortunatamente, ricadere a terra una seconda volta sul rogo sui gradoni di cemento in prossimità del maledetto sottopassaggio dell’entrata est della Curva Sud.
    Carletta, così veniva chiamata amichevolmente Carla, già molto giovane aveva lavorato per diversi anni dalla parrucchiera di mia madre a Martinsicuro; ero un fanciullo e ogni volta che mi vedeva mi riempiva di coccole.
    Viste le premesse il rogo del Ballarin può essere considerato una tragedia quasi annunciata.
    Di sicuro è stato troppo e spesso dimenticato; e sono state dimenticate IN TUTTI I SENSI le vittime, i loro familiari e i sopravvissuti alcuni dei quali, ancora oggi dopo quasi trent’anni, devono sottoporsi a piccoli interventi di chirurgia plastica.
    Quel 7 giugno 1981 avevo poco più di 12 anni e mezzo ed ero tra i 3500 della Curva Sud: io e la mia famiglia (c’erano tutti quel giorno allo stadio) arrivammo poco dopo le 15 (quasi due ore prima dell’inizio della gara).
    La Curva Sud era già gremitissima.
    In tutte le maniere, facendoci spazio tra la gente, riuscimmo a salire i gradoni fino a quando non trovammo posto nella parte più alta ed esterna, verso la tribuna coperta, proprio attaccati alla rete di recinzione.
    Con me avevo un cappellino rossoblu con una “B” rossa sul davanti e la bandiera della Samb con due “B” rosse, una più grande al centro, sullo scudetto e l’altra più piccola lateralmente sopra il blu della bandiera.
    Durante il rogo fummo violentemente spinti e schiacciati verso la rete dalla moltitudine di persone che fuggivano dalle fiamme e rischiammo di precipitare nel vuoto da un’altezza di circa 10 metri.
    Ci fu un attimo che guardai in basso e vidi, attraverso la “BEATA” rete proprio “a piombo” sotto di me la tettoia dell’entrata sud della Tribuna Coperta.
    Fu un miracolo se in quei lunghi e tragici minuti la rete di recinzione non crollò sotto il nostro peso…
    Ho conservato la bandiera rossoblu che sventolavo quel giorno: in quei tragici momenti s’impigliò alla rete di recinzione strappandosi proprio nel suo cuore; un ricordo di quei lunghi e terribili minuti e la consapevolezza che, almeno per noi, andò bene…
    Così iniziava il 7 giugno 1981 l’estate “nera” di San Benedetto del Tronto dove, appena tre giorni dopo, il 10 giugno, verrà rapito Roberto Peci, fratello di Patrizio il “Super pentito” delle Brigate Rosse.
    Dopo 55 giorni di prigionia, il 3 agosto a Roma, Roberto verrà barbaramente ucciso.
    Questo breve video è un dovuto ricordo verso chi da quel 7 giugno 1981 iniziava un lungo e doloroso calvario di vita.”

    Le videoimmagini sono tratte da “La videostoria della Sambenedettese calcio” e da “L’infame e suo fratello” (con sottotitoli in lingua inglese), rispettivamente degli autori Remo Croci e Luigi Maria Perotti ai quali va il mio Ringraziamento. Archivio stampa da “Il Messaggero” e “Il Resto del Carlino”. Brani da “Sette note in nero” (Bixio, Frizzi, Tempera 1977).
    Luigi Tommolini.

    • Matteo Bondavalli ha detto:

      Oggi, nella notte fra il 28 ed il 29 agosto del 2014 sono entrato allo stadio Ballarin senza sapere niente di tutto ciò…nell’81 dovevo ancora nascere e la mia visita, preso dalla curiosità durante una vacanza, ad un campo di calcio, sport che amo, mi ha portato a sapere tutta questa brutta tragedia. Io ho messo piede dove si è bruciata una tragedia ed ora ho i brividi a sapere che ero solo in uno stadio al buio senza che nessuno lo sapesse, sapevo di pestare l’erba di un campo che fino a due ore fa non facevo abbandonato ma visto la mia buona esperienza calcistica mi sono chiesto come una squadra potesse giocare la serie D in uno stadio messo in quelle condizioni….da li la mia ricerca su internet e….tutto questo!!!
      Grazie a voi per aver documentato tutto e reso la mia notte “unica” nel rendermi conto che ho portato visita alle ragazze che in quello ormai triste stadio sono morte e che forse oggi nessuno aveva a mente! Mi chiamo Matteo Bondavalli, da piccolo mi chiamavano Zenga e io con voi da oggi ricorderò Maria Teresa e Carletta e un 7 giugno del 1981 mai vissuto!!!
      Grazie.

      • Gigi ha detto:

        Non ho mai dimenticato e mai dimenticherò quella giornata. Grazie per avere ricordato quelle due sfortunate ragazze e, aggiungo, da non dimenticare tutti quelli è quelle che hanno subito ustioni gravi. Un abbraccio a tutti.

  19. Nerone ha detto:

    Avevo 10 anni, quel giorno, ed ero in Curva con mio padre.
    Per pura fortuna in quel momento ci trovavamo in basso, attaccati alla rete, proprio in corrispondenza dell’ingresso esterno, forse eravamo appena arrivati.
    Ricordo il volto preoccupato di mio padre che guardava verso il lato est della curva (io non riuscivo a vedere niente).
    Poi una ragazza corre verso di noi con le scarpe in fiamme e un signore che spegne il fuoco con un giubbetto.
    Usciamo in fretta fuori, per poi rientrare poco dopo, ma nella curva opposta.

    Grazie per aver ricordato questo triste capitolo di storia della Samb nel Suo Blog.

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