A 14 anni sono entrato nelle giovanili del Brescia, dopo avere giocato nella squadra dell’oratorio sia a 7 che a 11, con il ruolo di terzino MARCATORE sinistro. Avevo un fisico normale ma con due gambe possenti e polpacci da sprinter. Non tanto alto(1,77), ma per quel ruolo non era importante visto che le ali erano punte veloci e dribblomani ma non grandi colpitori di testa. Il sistema di gioco era uno solo, il 4-3-3 ma non come è interpretato oggi . Tutte le squadre avevano 4 difensori puri, uno dei due centrali, più tecnico, faceva il libero staccato, l’altro, più difensore e forte di testa, lo stopper. I due terzini erano rapidi, veloci e aggressivi, non necessariamente bravi tecnicamente. Tre c.c. di cui il centrale regista puro, bravo tecnicamente, grande personalità e visione del gioco ma senza compiti difensivi, a quello ci pensavano i due c.c. laterali, di cui uno poteva essere più offensivo dell’altro, ma sempre, come prima prerogativa, doveva avere capacità tattica difensiva . Le tre punte erano formate da due ali(il mancino a sx e il dx a destra)veloci e rapide con dribbling fantasioso e cross di precisione, mentre il centravanti era forte fisicamente, forte di testa, tiro potente e bravo a fare la sponda. Come potete intuire le partite erano imperniate su duelli continui perché ognuno manteneva la propria zona e aveva in contrapposizione il diretto avversario in quella zona. Solo il libero doveva spaziare sulla larghezza del campo per aiutare il compagno in difficoltà. E’chiaro che si facevano anche, sia le diagonali che le scalature nei momenti di grande difficoltà ma, in generale, si assisteva a continui duelli fra gli opposti nel ruolo. Quindi, già da ragazzino, se avevi caratteristiche tecniche da difensore, dopo un breve riscaldamento con tecnica individuale uguale per tutti, venivi preso dall’allenatore che ti insegnava tutti i principi basilari della fase difensiva. Nella parte espressamente della tecnica fondamentale c’erano il colpo di testa e il contrasto. Per il primo le fasi erano due, inizialmente la FORCA(palo con carrucola e corda a cui era attaccato il pallone, che quindi poteva essere alzato o abbassato conforme alle esigenze e all’altezza del giocatore) e poi a corpo libero con un compagno davanti (fermo, senza contrastare) e l’allenatore che ti faceva fare tutte le simulazioni sia per il colpo di testa che per l’anticipo. Per il secondo, ci mettevamo a coppie e ci venivano insegnate tutte le tecniche del contrasto. Poi andavamo in campo schierati e, iniziando da uno dei terzini per poi arrivare all’altro attraverso i due centrali, ruolo per ruolo, ti allenavi sulla posizione del corpo in riferimento alla porta, all’avversario e infine ALLA PALLA. Ho scritto in maiuscolo palla, perché penso che l’errore più grave che viene fatto dai difensori oggi, soprattutto in area, sia quello di guardare la palla e non l’avversario, sempre in riferimento alla porta naturalmente. LA PORTA, quello deve essere il primo punto di riferimento. Se io sto difendendo il primo pensiero deve essere quello di DIFENDERE dove si prende il gol, il secondo CHI LO FA IL GOL e, per ultimo, l’ oggetto che fa realizzare la rete. Quindi non può essere la PALLA la mia prima preoccupazione ma LA PORTA E POI L’AVVERSARIO. La posizione del mio corpo deve essere sempre fra l’una e l’altro pronto a anticipare ma in una posizione intermedia per non essere scavalcato. Determinante è la POSTURA e cioè il corpo deve essere pronto sia per saltare che per contrastare, quindi leggermente curvo, le braccia leggermente piegate e aperte per l’equilibrio e per difendersi dall’avversario ma, soprattutto, il compasso delle gambe largo quanto i fianchi per essere pronto a qualsiasi sollecitazione di scatto, di contrasto o di esplosività per lo stacco (uso dire con IL COMPASSO STRETTO per rendere meglio l’idea). Il mantenimento del COMPASSO STRETTO, comunque, serve per tutti i gesti tecnici individuali, perché se hai il difetto di allargarlo, pensando di arrivare prima, fai un errore gravissimo in qualsiasi situazione e in qualsiasi ruolo, anche perché ti trovi in una posizione di equilibrio precario. Tutto questo diventa determinante per il CONTRASTO. Se io chiedo ad un giocatore quale deve essere il suo obiettivo primario nel contrasto sapete cosa risponde?…..PORTARE VIA LA PALLA. E invece sapete cosa voglio io? CHE L’AVVERSARIO NON PASSI ! Quindi non mi interessa molto che riesca a conquistare la palla ma, che l’avversario non mi scavalchi. Quindi il contrasto lo devo fare sempre con il mio corpo di fronte al suo, bene fermo con tutto il peso sull’arto che contrasta. Ecco perché il contrasto scivolato lo voglio solo se si è sicuri di prendere la palla altrimenti non ha importanza se la prende l’avversario. Altro principio fondamentale è che DEVO SCIEGLIERE IL MALE MINORE e non il rischio. Sto chiaramente parlando di situazioni che avvengono, dalla nostra metà campo alla nostra porta. Ho l’impressione che tutto questo non sia più alla base dell’insegnamento moderno, considerando i gol che si vedono in tutto il calcio Europeo. Spero di essere stato abbastanza chiaro, consapevole che la materia è molto più ampia ma può essere l’inizio di un dibattito specifico e di interesse comune visto che non se ne parla mai a livello mediatico.
Gigi Cagni
Salve Mister, volevo farLe una domanda. Mi inteessano molto i forum che parlano di calcio, e in quest’ultimo periodo sto leggendo qua e là i movimenti che deve fare un difensore centrale. su ogni forum, slide e documento, viene detto che l’avversario va affrontato sempre lateralmente e mai frontalmente, con un piede più arretrato rispetto all’altro. E’ proprio qui il mio dubbio: se io affronto un attaccante lateralmente e sono, ad esempio, girato verso la parte sinistra del campo, se quello fa uno scatto verso destra io non ci metto più tempo a girarmi (rispetto invece alla posizione frontale, in cui andare verso uno dei due lati è più veloce)? La ringrazio
Giorgio Pivotti sei riuscito a rompere le palle anche a Cagni.
Ma perche non ti fai rinchiudere. Sei veramente malato
Wellington Phoenix vs Sydney 2 0: Evitabili entrambi i gol segnati.
Esordio amaro per Del Piero in Australia la sua nuova patria calcistica, amaro non per colpa sua ma per colpa della zona con cui gioca la fase difensiva anche il Sidney FC così scolastica, ingenua e vulnerabile da far ritornare alla mente quella praticata anche da noi in un contesto di gioco manovrato lento e prevedibile di qualche anno fa.
Evidentemente la zona è emigrata anche in Australia lasciando il segno con tanti gol evitabili subiti a causa della mancanza di una marcatura a uomo moderna e flessibile, zona che anche nel nostro calcio continua da tempo a mietere vittime decidendo l’esito delle partite vedi Teixeira e Bonucci lasciati soli e indisturbati a tirare in porta in Juventus – Shakhtar Donetsk 1-1 per voler attaccare la palla trascurando la marcatura.
Nel caso del Sidney è stata la linea praticata nella zona a causare i due gol di Huysegems e di Fenton, uno la fotocopia dell’altro quanto ad esecuzione ed errori tattici commessi dalla difesa; il primo con difesa alta del Sidney rigorosamente in linea è di Huysegems che libero in mezzo a due difensori con spazio da vendere s’invola in profondità per andare a raccogliere il lancio lungo del compagno e a tu per tu con il portiere segnare il gol evitabile del vantaggio; il secondo, stesso copione, con Fenton che va a colpire di testa senza marcatura in area con il difensore più vicino che lo sta a guardare senza stringere.
Del Piero ha fatto la sua parte cercando di ispirare il gioco della sua squadra per ribaltare il risultato ma non è facile con compagni di livello medio basso e soprattutto con una squadra ed il suo allenatore che volendo imitare la zona anche in quel lontano continente al danno aggiungono la beffa.
Con la difesa elastica applicata con il controllo visivo attivo l’esordio di Del Piero sarebbe stato dolce ma queste sono le conseguenze cui si va incontro perché si dice, parlando senza cognizione di causa, tanto la zona si gioca in tutto il mondo.
Sassuolo vs Empoli 1 0 – evitabile il gol di Troianello.
Ma come si può lasciare libero in area di rigore un attaccante con tre difensori rigorosamente impegnati a mantenere la linea per osservare la Zona e le sue rischiose applicazioni tattiche come quella del fuorigioco e dell’attacco della palla con il suo potere attrattivo?
Il discorso sarà sempre lo stesso, il calcio si sa è sport dalle situazioni di gioco ripetitive e quasi sempre uguali specialmente se si affronta la fase difensiva con un sistema che mette in luce errori e carenze di marcatura individuale che portano a subire gol evitabili cercando invano di fermare solo virtualmente l’attaccante.
I tre difensori in linea dell’Empoli guardano fisso esclusivamente la palla, nessuno dei tre difensori specie quello esterno gira la testa a destra per controllare visivamente e stringere deciso la diagonale su Troianello che completamente smarcato segna il gol partita in tutta tranquillità.
Capisco i moduli tattici di squadra e le loro elaborazioni di sviluppo per ottenere il risultato migliore, però se non parliamo anche di come affrontare la fase difensiva soprattutto dentro l’area di rigore, gol del genere causati dalla Zona continueranno a lasciare il segno anche in maniera pesante, determinante.
Non adottare la marcatura a uomo elastica, quella moderna, non quella improponibile del passato, significa voler farsi male con le proprie mani.
Salve Mister, alleno una squadra di ragazzini (13-14 anni) e, da due anni lavoro sull’impostazione di gioco che deve partire dai difensori i quali devono sempre giocare la palla e non buttarla mai.Ora i miei giocatori hanno interiorizzato fin troppo questa filosofia con la conseguenza che i difensori rischiano troppi dribbling anche al limite dell’area e non la buttano nemmeno quando stiamo vincendo e mancano 5 minuti alla fine della gara.Dove ho sbagliato secondo lei?
Probabilmente nella misura. Però se la cosa rende e la fase difensiva la fanno altrettanto bene e il rischio ne vale la candela,prosegui. La cosa importante è che loro si sentano sicuri e se il gioco paga anche se qualche volta sbagliano non ha importanza. Alla fine devi fare IL DARE E L’AVERE,quello che rende di più scegli. A quell’età non puoi pretendere l’equilibrio.
Secondo me Domenico, è un ottimo risultato che i difensori giochino volentieri palla da dietro….lasciali fare, coltiva la loro personalità fin che puoi, se prendete un gol per un errore fa niente, alla fine hanno 14 anni…poi quando saranno più grandi come dice il Mister sapranno fare le giuste valutazioni e arriveranno da soli all’equilibrio….e ti stupirai che lo faranno da soli…
il problema è che i genitori dei ragazzi mi remano contro, gridando dagli spalti di “spazzare” la palla…
se ti curi dei genitori non andrai mai avanti,per loro i figli dovrebbero fare quello che dicono loro,quindi non dargli ascolto,e se sarà possibile,li chiami tutti insieme e gli spieghi come vanno le cose
Chelsea vs Napoli 4 1 – evitabili i gol di Drogba, Terry e Ivanovic.
E’ inutile girarci attorno tirando fuori per la sconfitta del Napoli come leggo e sento dire da quasi tutti, l’inesperienza della squadra partenopea e la superiorità in campo europeo del Chelsea; la questione è un’altra, una sola ed è di natura tecnico tattica riguardante la causa dei gol subiti tutti con lo stesso errore ripetitivo commesso dai difensori ovvero quello nel non aver marcato a uomo concedendo una progressione sempre maggiore di spazio a Drogba sul primo, a Terry sul secondo e a Ivanovic sul quarto completamente perso.
Di chi è la colpa di tutto ciò? Di Mazzarri che ha lasciato giocare i suoi in area come fanno di solito applicando la zona con la linea e lo sguardo fisso solo sulla palla, sul suo portatore o ricorrendo al fuorigioco.
Con la Difesa Elastica che mette in testa alla scala dei valori difensivi la marcatura individuale previo controllo visivo attivo il Napoli ora si godrebbe il passaggio del turno ai quarti.
Barcellona vs B.Leverkusen 3 0 parziale.
Sto guardando la partita e mi domando nuovamente come si possa giocare a zona in difesa contro una squadra come il Barcellona quando a mio parere il solo modo efficace per cercare di fermare questi supercampioni è quello di pressare accompagnando la fase difensiva con una marcatura a uomo stretta, vigilata dentro l’area di rigore e nelle sue immediate vicinanze; lasciare a Messi di fare il bello e cattivo tempo inserendosi a dietro o giocando, tirando la palla in velocità senza essere né controllato né contrastato in marcatura è veramente come volersi fare tanto male con le proprie mani.
Ho appena visto i gol evitabili di Messi, il primo ed il terzo, con pallonetto finale, propiziati dalla linea e dal fallito, mancato fuorigioco.
Non si tratta di portar via la palla a lui e agli altri attaccanti talentuosi del Barca inseguendoli per tutto il campo quanto piuttosto, e questo è alla portata non solo dei difensori del Leverkusen che possiedono mezzi fisici, atletici e agonistici sufficienti per poterlo fare, aspettarli non a zona lasciando loro tempo e spazio per fare il bello e cattivo tempo ma stringendo la marcatura a uomo ognuno con il suo avversario di competenza e con il libero a fare le diagonali di chiusura all’occorrenza.
Io la vedo così e non da adesso ma evidentemente la zona non conosce limiti nei suoi effetti controproducenti.
Da qui, da quando poche settimane fa mi era stata fatta pesare un po’ la mia ripetitività su alcuni temi di calcio giocato, mi ero trasferito al Giornale di Vicenza dove ho continuato ad inviare i miei commenti tecnico tattici alle ultime partite giocate dal Vicenza sotto la tua guida che presumo avrai letto dopo essere stati pubblicati.
Credo che quando trattiamo argomenti che riguardano il mondo del calcio specie se diamo importanza alle nostre intuizioni o convinzioni in materia, siamo tutti un po’ ripetitivi, diciamo e riprendiamo sempre le stesse cose non solo per comunicarle ma se possiamo anche per affermarle, per vederle realizzate siano esse basate sui valori o sulla filosofia del calcio.
Per come hai risposto ai miei auguri che ringrazio, mi sembra di aver capito che vale la pena di riprendere il nostro dialogo con te e gli altri utenti interessati per approfondire e chiarire le nostre idee, le nostre domande che ci facciamo nell’affrontare ad ampio raggio aspetti e risvolti del calcio.
Uno di questi argomenti che mi sta particolarmente a cuore, a cui tengo molto, del quale anche qui ne abbiamo parlato, discusso ha per oggetto la marcatura o meno dell’uomo nella fase di non possesso palla in relazione al sistema difensivo adottato, alla luce di elementi emersi proprio guardando come giocano i tuoi difensori nel Vicenza.
Riguarda in particolare la capacità, l’adattabilità e la versatilità dei difensori di oggi di saper “cambiare pelle”, modo nel gestire la fase difensiva passando dalla Zona con le sue note, rischiose applicazioni tattiche ad una marcatura individuale, al marcare l’uomo come finalità primaria in senso moderno, non certo riferita a quella del passato, rigida non più riproponibile in quei termini, che si può attuare meglio dal mio punto di vista applicando la Difesa Elastica supportata dal controllo visivo attivo e dalla corretta presa di posizione sull’attaccante di competenza, frutto di studio e di tante cassette di gol evitabili visionati.
Come altri allenatori e addetti ai lavori anche tu allora, prima di essere chiamato alla guida del Vicenza, mi rispondesti che questo cambiamento dei difensori di adesso nel marcare a uomo era piuttosto difficile da realizzare, da conseguire, riconoscevi i loro errori tattici di reparto causati dalla Zona, dalla loro incapacità di saper marcare l’uomo, che difficilmente si sarebbero potuti correggere o meglio eliminare perché fin dai settori giovanili, predominante è la tattica di posizione, non s’insegna come marcare, controllare l’uomo, tanto meno nelle scuole calcio.
In sostanza si diceva e si dice che chi si è formato a difendere a Zona non solo presenterà delle lacune notevoli nel marcare a uomo ma sarà tempo sprecato tentare di convertirlo, di allenarlo nel breve o medio termine a modificare la sua tattica difensiva.
Da parte mia obiettavo, ero convinto invece che questa trasformazione tattica mentale e di atteggiamento difensivo fosse possibile e fattibile anche nei difensori “arrivati”, di alto livello agonistico professionale, delle massime categorie, ad una condizione importante e irrinunciabile ovvero che ci fosse la mano del tecnico, di chi guida la squadra, con la sua volontà, capacità, autorevolezza, esperienza soprattutto quella di chi, un po’ avanti con gli anni, ha maturato nella sua carriera di calciatore giocando a uomo prima dell’avvento della Zona e sa come e cosa vuol dire marcare, francobollare il diretto avversario.
Questa mia consapevolezza che si può cambiare tattica difensiva passando dalla Zona alla marcatura individuale, guarda caso me l’hai confermata, avvalorata proprio tu che sostenendo qui la necessità, l’opportunità di marcare a uomo in area di rigore, nonostante le tue perplessità espresse prima, sei riuscito e te ne do merito, a dare una svolta in tempi brevi all’impostazione tattica della fase difensiva delle tua squadra facendo giocare a uomo, con marcatura individuale difensori giovani che tra l’altro in buona parte calcisticamente non conoscevi e che sempre e solo avevano imparato, giocato a difendersi a Zona causando al Vicenza, prima di te, tanti gol evitabili con prestazioni deludenti sul piano del gioco e dei risultati senza contare il segno lasciato sulla tifoseria locale che ora giustamente ti ringrazia.
Non sei ancora alla Difesa Elastica con il controllo visivo attivo, c’è il libero o chi impersona la superiorità numerica, la marcatura individuale è sempre più curata e perfezionata; ci vuole meno linea e niente fuorigioco per fermare virtualmente l’uomo: difendere significa marcare.
Come ho scritto sul Giornale di Vicenza senza gol evitabili o quanto meno il minor numero possibile, la tua squadra può giocarsela con tutte le altre avversarie per cui pensare solo alla salvezza è riduttivo perché scontata; ritengo che le carte siano in regola procedendo in questo modo per puntare alto, alla zona playoff.
PS – Il Genova ha preso 6 gol dal Napoli, poi l’allenatore è stato esonerato; i primi due gol evitabili Cavani li ha segnati grazie al fuorigioco non riuscito e altri due analoghi se li è mangiati nel secondo tempo sempre su azione di fuorigioco testardamente insistito dalla difesa genoana.
Ancora Buon Natale.e Felice Anno Nuovo.
La tua analisi è TEORICAMENTE giusta ma l’applicazione pratica è sempre più difficile. Non è soltanto la mancanza dei principi base della marcatura,che sto insegnando un pò a tutti,ma la capacità di essere sempre concentrati e in movimento. Quello che ho fatto in questi primi due mesi e mezzo è stato: primo metterli in una condizione psico-fisica idonea e poi fare capire di aggredire prima senza indietreggiare. Da ora in poi mi concentrerò sul singolo in tutte le situazioni difensive,sopratutto in area. Ti posso assicurare che non è semplice visto che sono adulti e nessuno gli ha mai insegnato niente.
Che non sia semplice insegnare a chi non ha mai marcato a uomo sono d’accordo, impossibile farlo no perché tutto dipende dall’allenatore come ho precisato, dall’allenatore che ci sappia fare però; da quando sei al Vicenza ho visto tutte le partite, alcune in sintesi, ho acquistato apposta la tessera Premium e qualche volta vado al Menti con un mio amico presidente di un club biancorosso.
E’ fuori dubbio che c’è stato un miglioramento progressivo in area nel marcare l’uomo, la prima condizione da valutare e risolvere per sollevare il Vicenza dalla situazione di gioco con cui l’hai preso in mano. Con il tuo temperamento ti sei fatto ascoltare e i difensori ti hanno seguito, non restano imbambolati alla linea, al fuorigioco che non ti ho mai visto fare alla tua squadra pur giocando prima di te la fase difensiva impostata tutto sulla Zona. Certo c’è ancora molto da fare ma per essere chiari e reali, non teorici, ti ho visto richiamare anche energicamente i tuoi difensori ma mai ti sei incavolato per un gol subito a causa del fuorigioco, che quasi tutti i tuoi colleghi prendono sistematicamente, Zeman in testa, segno evidente che viene privilegiata e insegnata la marcatura individuale moderna ed elastica la quale ti sta dando soddisfazioni, ti sta ripagando visti i risultati.
Autostima, concentrazione e movimento sono valori, servono, aiutano a giocare meglio a calcio soprattutto a mettere in pratica con successo quello che l’allenatore vuole quando dice, insegna ai suoi come va eseguita tecnicamente e tatticamente la marcatura individuale, a uomo, cosa che altri tuoi colleghi non hanno mai fatto, curato in nome della Zona e delle sue prerogative tattiche che mi viene da dire non ha bisogno di essere insegnata ma solo copiata pedissequamente.
Mister quando lei afferma che l’obiettivo primario del contrasto è non far passare l’uomo, cosa intende ?Che se non si riesce a prendere palla bisogna fare fallo per non far passare l’avversario?
No ma che non è determinante cercare di portare via la palla, magari andando con il corpo spostato lateralmente per poi proseguire la corsa. Quando fai il contrasto devi stare con tutto il corpo in verticale sull’arto che fa il contrasto e in quel momento è determinante mentalmente che l’uomo non passi.
Essendo che il corpo è spostato lateralmente l’arto che contrasta deve essere quello che sta avanti(e quindi intervenire con l’esterno del piede)o il piede che sta dietro(e quindi con l’interno)??Mi scusi queste domande molto banali e particolari, ma sono un giovane allenatore e ho tanta voglia di imparare!
Il contrasto va fatto con l’interno del piede su cui è appoggiato il corpo in verticale alla palla.
Italia vs Uruguay 0 1 : evitabile il gol di Fernandez.
Continuiamo a giocare a Zona, in linea, davanti alla porta aspettando gli attaccanti e attaccando la palla e così prendiamo il gol evitabile di Fernandez che tutto solo riceve e comodamente beffa Buffon di piatto interno angolato, debole. Bisogna giocare privilegiando, specie in area di rigore, la marcatura individuale che la Difesa Elastica basata sul controllo visivo attivo e sulla corretta presa di posizione dell’attaccante di riferimento è in grado di garantire evitando di subire gol come questo.
Giorgio, tu hai un modulo di gioco preferito che ti permetterebbe di mettere in pratica i tuoi principi? Oppure ritieni che non esiste un modulo particolare? Ad esempio il Parma di Nevio Scala coniugava un’interessante zona mista con una altrettanto occupazione degli spazi…oppure anche le squadre di Guidolin, pare che l’Udinese di adesso sia una delle migliori squadre anche per la fase difensiva…non solo per la difesa che numeri alla mano è forte…
Siccome il centrocampo fino alle due trequarti rappresenta la zona nevralgica del terreno di gioco in cui nascono, si costruiscono e s’impostano le azioni nelle due fasi, a questa area annetto grande importanza tattica nell’economia del gioco delle due squadre contrapposte per cui vale la pena, è consigliabile occupare, presiedere gli spazi con il maggior numero di uomini possibile, per me fino a 5.
In difesa, mai in linea retta secondo la Zona ma in marcatura individuale con linea irregolare secondo la Difesa Elastica, se le punte avversarie sono due, quasi sempre lo sono anche se su altezze diverse, una alta e l’altra un po’ più bassa, metto tre uomini per garantirmi la superiorità numerica alla quale non rinuncio mai qualunque sia il numero delle punte. In attacco gioco con una punta e una mezza punta.
Quindi per alcuni aspetti tale tattica difensiva ha degli elementi in comune con quella di Scala nella occupazione degli spazi a centrocampo e sulla trequarti dove si fa filtro, si pressa e si marca come in difesa ma si discosta dalla sua nel senso che lui giocava a Zona, in linea davanti alla porta mentre io giocherei con la Difesa Elastica.
Quanto all’Udinese ho aspettato a risponderti perché volevo vedere prima i gol presi oggi dal Parma che confermano quello che avevo in mente di dirti; la squadra friulana ha preso pochi gol grazie soprattutto al suo centrocampo folto in 5, aggressivo, veloce, pressante e con grande capacità di fare filtro, ma se andiamo a vedere bene la loro tipologia si è trattato quasi sempre di gol evitabili causati dal mancato rispetto della P.F.A. e del C.V.A. nella Difesa Elastica come quello di Biabiany lasciato colpevolmente solo davanti alla porta a causa della Zona o meglio dell’attacco preventivo alla palla.
Si ho visto di sfuggita i gol del Parma…se non verrò distratto da qualche buon film li vedrò alla Domenica Sportiva….che ahimè fa fare le ore piccole per vedere i gol…va be questo è un altro discorso….mi hanno detto che Lele Rubino ha sfiorato un gol in tuffo di testa angolato, spero di vedere la Ds….ho conosciuto Rubino a Novarello, grande persona, sono contento che ha giocato! Scusami questo “off-topic”……quindi sei orientato a un 3-5-2 più o meno…..oggi con la mia squadra siamo ritornati alla vittoria 2-0 (la prima gara dove non subiamo gol)……per le caratteristiche salienti dei miei difensori forse se gioco a 3 sarebbe meglio, domenica scorsa per cercare di recuperare il 2-1 passivo ho schierato la squadra con il 3-4-3 per gli ultimi 20 minuti….ci siamo espressi bene….se mai opterò per un cambiamento credo di utilizzare questo sistema…..ho bravi esterni offensivi (attualmente utilizziamo un semplice 4-4-2)…..nella gara di oggi l’avversario giocava un 4-3-3 dando palla ai terzini e i terzini calciavano lungo sui riferimenti avanzati….ho dovuto modificare lo schieramento in 4-4-1-1…..ho faticato un attimo a far capire ai miei esterni di non andare in pressione sui terzini, con il lancio sistematico poi eravamo in difficoltà sulle seconde palle…….a parte questo, se ti capiterebbe di affrontare un squadra così con il 3-5-2 (o 3-5-1-1 giusto per capirci usiamo i numeri) che scelta faresti? Arretrare un esterno o il centromediano?
Ps: la partita di oggi l’abbiamo vinta quando ho tolto una punta e ho inserito un giocatore “più” trequartista, abile nel tenere palla, farsi raddoppiare e poi innescare la giocata con apertura sulle fasce o scarico a un mediano.
Se a fronte del mio 3-5-2 trovo una squadra avversaria che pratica il 4-3-3 faccio arretrare il giocatore che è abbinato, accoppiato, assegnato alla marcatura individuale del terzo uomo avversario in attacco non importa se centromediano o esterno purché sia quello preventivamente incaricato di marcare tale uomo come è previsto giocando con la Difesa Elastica; ad ogni giocatore della mia squadra deve corrispondere, essere associato uno della squadra avversaria da sottoporre al controllo visivo attivo e quindi a marcatura individuale salvo un eventuale interscambio quando le condizioni di gioco lo consentono, ovvero a ritmi di gioco non elevati previa intesa a voce alta.
Hai visto i tre gol di Roma vs Lecce: come si fa a giocare a Zona, in linea, guardando solo la palla a scapito della marcatura individuale e prendere due gol evitabili ma potevano essere di più, con l’attaccante lasciato completamente libero di concludere a rete contro una Roma che sta cercando di imitare il Barcellona per iniziativa di Luis Enrique il quale dovrebbe però insegnare prima ai suoi difensori, in particolare ai due centrali, di non girarsi sui tiri contro soprattutto se deboli e corti come quello di Grossmuller che in seconda battuta ha propiziato il gol della bandiera per il Lecce.
In merito agli studi che ho fatto sulle sue teorie della difesa elastica, ho inserito nelle mie sedute di allenamento esercitazioni sul C.V.A., e con piacere posso dire che i miei ragazzi si stanno abituando gradualmente ad effettuare il giusto movimento del capo dando uno sguardo al portatore di palla e uno al proprio diretto avversario.Più complicati risultano invece essere gli adattamenti alla P.F.A., i miei ragazzi anche nelle esercitazioni continuano a girarsi al momento del tiro dicendomi che hanno paura, e che non riescono a non girarsi.Questo è un grande problema soprattutto perchè uno dei più timorosi è proprio un difensore centrale che per questa sua paura ci ha fatto prendere più di qualche gol.Come posso fare per sbloccare questa paura nei più timorosi??
Domenico prima di risponderti lasciami dire che nel tuo post ho trovato la gratificazione dei tanti anni di studio, di lavoro, di tempo impiegati per perfezionare le mie convinzioni senza demordere mai. Che tale apprezzamento condividendo il modo da me proposto di affrontare la fase difensiva a livello individuale e di reparto, sia poi venuto da un allenatore presumo del settore giovanile mi fa piacere e mi rende ancora più soddisfatto. Grazie.
Sui risultati pratici positivi ottenuti dall’applicazione del C.V.A. strettamente legato alla marcatura individuale e quindi al concetto di Difesa Elastica non nutrivo dubbi e lo saranno sempre di più man mano che questo gesto tecnico diventerà una costante dei tuoi difendenti; a tal proposito ti consiglio l’esercitazione da me ideata appositamente per imparare il controllo visivo attivo nel contesto del gioco che potrai trovare e leggere sulla rivista L’Allenatore dell’Aiac di Novembre-Dicembre 2008.
Quanto alla posizione frontale attiva P.F.A. come immagino avrai constatato nella tua rosa ci sono elementi che per impeto agonistico e vigoria caratteriale non si voltano quasi mai alla palla in arrivo anche senza dover insistere molto per il rispetto di tale regola, altri invece che sono timorosi per natura basta solo vedere la movenza del tiro che già stanno per girarsi.
Va insegnato loro di essere contratti con la muscolatura anteriore del corpo, proteggersi con le mani le sue parte più esposte, dolorose, essere reattivo e guardare fisso l’esecuzione del tiro, alzare le ginocchia chiudendole in caso di impatto sul basso ventre con la palla, in una parola agire e conformarsi fisicamente, come ho già precisato, con la stessa mentalità, atteggiamento con cui i portieri si accingono a parare i tiri.
Prova questa esercitazione mettendo in porta fino a quattro giocatori compreso quello che dimostra di avere meno “coraggio” nell’impattare frontalmente ed attivamente la palla che farai calciare in porta a distanza e forza variabile, centrale o laterale, da un altro elemento del gruppo. A me è capitato di vedere che tutti indistintamente faranno a gara per impedire alla palla di entrare in rete respingendola, deviandola o al limite fermandola, anche il più timoroso di loro si farà vedere all’altezza della situazione per essere non meno “portiere” dei compagni.
I suoi ringraziamenti nei miei confronti non sono meritati, in quanto è solamente merito suo che ha aperto a me,( e come me penso tanti altri mister del settore giovanile) una visione tattica diversa della tattica difensiva.
Mi associo al post di Domenico per ringraziarti anch’io Giorgio del tuo importante contributo apportato alla tattica calcistica
Cristian hai inquadrato, capito ed interpretato bene cosa intendo io per marcatura individuale e come va applicata, quindi nell’esempio che hai portato e spiegato con il 4-4-2 mi trovi in piena sintonia concordando su ogni passaggio nell’affrontare la fase difensiva di quella situazione di gioco presa in esame.
In proposito rispondendo prima a mister Cagni quando afferma che ai suoi giocatori sta insegnando di marcare a uomo nella zona, una riflessione mi è venuta in mente, va fatta, vale a dire che il termine zona in questo tipo di marcamento andrebbe inteso non in riferimento alla linea difensiva da ricercare per il fuorigioco né tanto meno all’attacco pretestuoso alla palla, tutti elementi oggettivi che caratterizzano ed evidenziano la Zona, ma solo ed esclusivamente alla parte, porzione del campo presidiata dai difensori a seconda della loro posizione, le fasce per i terzini ad esempio.
Pertanto se si marca a uomo ma non si cerca la linea allora a mio modo di vedere non si gioca più con la difesa a Zona, per me è inconciliabile, incompatibile difendersi marcando a uomo o con marcatura individuale ed inseguire nello stesso tempo l’obiettivo spesso aleatorio della linea, si corre il rischio come avviene nella realtà di non fare bene, di non riuscire nell’una né nell’altra cosa.
Per quanto riguarda la mia valutazione in proposito sostengo che il controllo visivo attivo serve solo per tenere d’occhio e marcare a vista avversario da vicino e palla, portatore più lontano e non anche per controllare, per preoccuparmi che ci sia, si stia in linea, ripeto perché la linea è connaturata strettamente con la filosofia di gioco della Zona.
La difesa del Vicenza continua ad essere sistemata in linea a zona per cui mi domando quanto ostacolo questa disposizione tattica farà sorgere all’allenatore che si sta impegnando a fondo a marcare a uomo negli ultimi 25 metri; meglio sarebbe giocare con la Difesa Elastica che fa della marcatura individuale il perno centrale di attenzione e di controllo del diretto avversario senza osservare la linea.
Quanto ai giocatori che hai nominato finché è rimasta in loro la capacità, la consapevolezza di saper e voler marcare a uomo anche in presenza delle nuove soluzioni tattiche avanzate dalla Zona, hanno continuato a svolgere bene il loro compito di difensori senza cadere troppo nelle tentazioni compromettenti della Zona anche se alcuni di loro hanno poi perso quello smalto iniziale di difensori d’altri tempi, di marcatori a uomo, per essere un po’ offuscati ed anche criticati ingiustamente per effetto dei canoni della Zona che stava per prendere il sopravvento facendo commettere loro degli errori tattici che prima non facevano per essersi adeguati giocoforza a tale sistema difensivo. Uno di questi difensori in attività è Chiellini che quanto a marctura individuale non è secondo a nessuno.
In merito all’utilizzare o no la difesa in linea e quindi la tattica del fuorigioco, vorrei fare una riflessione.
Partendo dal presupposto che, dal mio punto di vista, nel calcio odierno non è più possibile distinguere tra fase offensiva e fase difensiva o, meglio, è sbagliato considerare separate queste due fasi dal momento che esse sono strettamente legate tra di loro, perchè non sfruttare ugualmente la tattica del fuorigioco, a partire dalla fase offensiva, senza utilizzare necessariamente la linea?
Mi spiego: è certamente meglio difendere il più lontano possibile dalla propria porta, perchè è in porta che devono arrivare gli avversari. Dunque, se noi chiediamo alla nostra squadra quando attacca di stare corta in verticale, i nostri difensori si troveranno quasi sempre all’incirca vicino alla linea di metà campo. In questo modo, gli attaccanti avversari sono obbligati a rientrare perchè altrimenti si troverebbero obbligatoriamente in fuorigioco, nel caso in cui la loro squadra conquistasse palla.
Al momento in cui la nostra squadra perde palla, i nostri difensori andranno a marcare gli avversari secondo i canoni della difesa elastica o lo inizieranno a fare quando questi rientreranno dal fuorigioco in cui li abbiamo posti mentre noi avevamo la palla. Otteniamo quindi un duplice risultato: da un lato, teniamo gli avversari il più lontano possibile dalla nostra porta, dall’altro limitiamo i loro possibili inserimenti che potrebbero facilmente effettuare se la nostra difesa attuasse una zona pura.
Dopo quanto detto, penso comunque che difendere bene significhi difendere per il minor tempo possibile e tenere la palla per il maggior tempo possibile.
Ho letto ed inquadrato subito credo bene la tua proposta di un diverso modo, approccio nell’affrontare, di sviluppare la fase offensiva mettendo in atti contemporaneamente degli stratagemmi, accorgimenti di gioco per essere pronti e preparati con una tattica studiata a tavolino specifica e mirata, alla fase difensiva già prima che si verifichi la transizione dal possesso palla.
Nel merito della tua idea ti segnalo che una simile considerazione seppur in un contesto differente di gioco e di collocazione in campo l’ho formulata ed espressa anch’io in una recente valutazione per suggerire, proporre una modalità innovativa a mio avviso anche efficace in termini di gol evitati, su come affrontare, predisporre la difesa nei calci di punizione battuti contro dalla media e lunga distanza nella propria metà campo.
Questo mio contributo che non ho riportato anche qui nel sito di mister Cagni dato che il testo è un più lungo del solito, anche se i miei per la verità non sono tanto da meno pur sforzandomi di farlo, figura pubblicato sul sito del Settore Tecnico della Figc cui faccio rinvio per la sua lettura; cliccando la voce DOCUMENTI basta andare alla Tesi del corso Master di C.Ferrara “Il concetto di marcamento nella difesa ad uomo e a zona” e trovare lì la mia risposta all’argomento trattato dal titolo:
1) schieramento della difesa sulla linea della palla nei calci di punizione dalla media e lunga distanza;
2) chiarimenti interpretativi relativi allo schieramento della difesa sulla linea della palla nei calci di punizione dalla media e lunga distanza.
La mia proposta nasce dallo sfruttamento al meglio, più sicuro possibile come vedremo quanto alla sua rilevazione, del fuorigioco partendo da una base tattica particolare ed affidabile supportata sempre dal controllo visivo attivo e non secondo i dettati della Zona con le sue applicazioni tattiche che, si sa, non rientrano nel mio credo su come FARE DIFESA nel calcio moderno.
Tale base consiste nel ricorso e nell’impiego iniziale, precostituito della linea sul calcio piazzato nel mio caso, nel tuo caso invece c’è, in aggiunta, anche la palla in movimento ma il concetto sviluppato è lo stesso. Non la solita linea distante dal punto di battuta della palla predisposta normalmente davanti alla porta e quasi mai in linea retta orizzontale perfetta da cui derivano le note conseguenze dei gol evitabili (attaccante lasciato libero) o imparabili (attaccante che salta più alto del difensore) sui calci piazzati; una retta perfetta sulla linea della palla che mette a forte rischio l’attaccante nello sfruttare anche furbescamente il fuorigioco facilmente rilevabile dal guardialinee che, in questo modo, viene a trovarsi in una posizione ottimale per inquadrare nello stesso campo visivo palla e attaccante e quindi l’eventuale irregolarità.
Questo espediente tattico andrebbe altrettanto bene nell’ipotesi della tua riflessione da integrare e correggere laddove dici che non serve la linea per rilevare il fuorigioco.
Proprio per difendersi quando si attacca ed esser pronti a farlo quando si perde palla sempre nella metà campo avversaria, prendendo spunto dal mio citato contributo suggerirei che ai difensori tenendo sempre accorciata la squadra, di posizionarsi velocemente già in fase di possesso palla e non quando si perde palla per fare l’elastico difensivo che non mi convince, SULLA LINEA MEDIANA DEL CAMPO, gli scarpini devono calpestare la linea bianca trasversale tenendo d’occhio l’evolversi dell’azione quando è sia attiva prima sia passiva dopo rispetto alla palla da gestire. Tenere d’occhio o marcare a vista significa ricorrere ed applicare senza deroghe il controllo visivo attivo nella Difesa Elastica che permette e garantisce al difensore di stare vicino ed in posizione corretta nei confronti dell’attaccante di riferimento se già era lì o rientrato dalla sua posizione irregolare, stando particolarmente attenti a non lasciarsi sorprendere dall’inserimento da dietro oltre la linea di un trequartista o altro sfuggito al controllo di un nostro compagno che lo doveva marcare ma lo ha perso.
Anche in questa ipotesi i guardialinee vanno a nozze, non hanno mai avuto posizione e situazione di gioco migliore per rilevare tempestivamente il fuorigioco sbagliando molto meno; vista poi la bravura delle nostre terne arbitrali per gli attaccanti la vita sarà assai dura, il giochetto di scattare in fuorigioco anche millimetrico e farla franca, senza essere rilevato, dovranno scordarselo, ogni tentativo del genere sarà punito sul nascere.
Qualcuno osserverà a ragion veduta che lanciando la palla oltre la linea, per chi arriverà primo a riceverla, si produrranno effetti contrapposti; se vince la gara di velocità il difensore perché di gara si tratta, sarà lui a gestire il disimpegno, se la vincerà l’attaccante avrà molte probabilità di andare lui a rete. E’ quindi dato per scontato che oltre ad essere reattivi e scattanti la linea difensiva deve essere formata da difensore velocisti, sprinter non da meno dei rispetti attaccanti tenendo presente che, se anche eventualmente non si arriva primo sulla palla, la corsa prolungata di metà campo anche con palla al piede e il ricorso al contrasto fisico possono giocare brutti scherzi all’attaccante quanto a lucidità finale e a stanchezza nel sopportare spalla contro spalla o il contatto fisico compromettendo così la sua conclusione.
Scusate la lunghezza di quanto esposto ma credo che le idee innovative nel calcio come in altri campi operativi valga la pena di conoscerle e possibilmente di sperimentarle.
Giustamente come dici tu Giorgio, nel caso del lancio oltre la linea risulta fondamentale per il difensore essere reattivo e scattante, ed è proprio su questi due ultimi aggettivi che vorrei concentrarmi.
Tradizionalmente il concetto di velocità è inteso, anche nel calcio, come lo spazio percorso nell’unità di tempo, definizione generale e non specifica, non cioè contestualizzata all’interno del calcio. Johan Cruijff diceva: “il calciatore più veloce non è colui che corre più velocemente, ma colui che capendo in anticipo dove andrà la palla, si muoverà prima rispetto agli altri”.
Questo appena detto è la velocità in termini qualitativi nel calcio, ovvero l’analisi dell’informazione e la sua esecuzione.
Infatti, dal punto di vista neurobiologico, soltanto un terzo del tempo di realizzazione di qualsiasi azione di gioco (cioè un terzo di ogni momento di realizzazione) viene effettivamente impiegato nell’esecuzione propriamente detta. I restanti due terzi del tempo totale sono occupati dalla presa di coscienza e dalla decisione (da “Mourinho. Questione di metodo”).
Dunque, per migliorare la velocità di un calciatore è necessario ridurre il tempo non solo di quel terzo in cui si compie l’azione, ma anche di quei due terzi in cui avviene la presa di decisione: a tale scopo è necessario proporre in allenamento sempre esercizi che obblighino il calciatore a pensare e ad agire di conseguenza nel minor tempo possibile. Ma, aspetto più importante, tali esercizi dovranno rispecchiare situazioni che si verranno poi a verificare in partita, perchè altrimenti ricadremmo nell’errore sopra descritto, cioè nell’allenare in maniera generale, quantitativa e non in maniera qualitativa.
Concordo in pieno con l’ultima parte del tuo commento mentre su quanto detto da Cruiiff e da Mourinho non ho elementi sufficienti per avvalorare le loro tesi; credo tuttavia che le loro parole non siano da prendere per oro colato nel senso le variabili possono essere tante da influire in maniera diversa sul concetto di velocità in termini qualitativi e quantitativi essendo la loro valenza variabile da soggetto a soggetto.
Inoltre vorrei precisare che dai gol imparabili da me registrati e visionati, quelli specificatamente causati per corsa pura più veloce dell’attaccante rispetto al suo difensore a parità di partenza o viceversa, come avviene in atletica, durante le partite situazioni come queste fanno parte del gioco stesso in un continuo duello tra opposti giocatori che pensano e agiscono mediamente alla pari e pertanto a loro non resta altro che superarsi, confrontarsi sulla velocità pura.
Questa gara a due diverrebbe abbastanza frequente se fossero sperimentate ed applicate le due proposte di cui abbiamo parlato in precedenza proprio perché con la linea predisposta e collocata in maniera cosi specifica e mirata, attaccanti e difensori è come se venissero a trovarsi su una griglia di partenza tra sprinter e li vince chi dimostra di avere una velocità potenziale superiore importante per compensare al limite l’eventuale inferiore reattività, prontezza di scatto nella partenza. Vedi Bolt l’uomo più veloce del mondo che non sempre subito dopo il via dà il meglio di se stesso salvo poi recuperare alla grande; é un esempio massimo preso dall’atletica leggera solo per dare l’idea.
In sostanza la linea del fuorigioco nel calcio come intesa nelle due proposte, rappresenterebbe quella che nelle gare di velocità in atletica sono i blocchi di partenza.
Secondo i principi della difesa elastica, non esistono del tutto i concetti di palla coperta e palla scoperta, oppure vengono affrontati in modo diverso?
In effetti con la Difesa Elastica non si tiene conto se la palla é coperta o meno in quanto per il difendente al centro dell’attenzione da rivolgere con il controllo visivo attivo è l’attaccante di riferimento marcato dall’uomo che ha di fronte se questi gli copre la palla o da altro difensore che andrà a chiudere su di lui.
In sostanza i due concetti tattici citati non influiscono sui movimenti della linea difensiva come avviene nella Zona che così cerca il fuorigioco con un automatismo in risalita dai risvolti spesso pericolosi a scapito della marcatura individuale che resta il caposaldo moderno della Difesa Elastica da applicare secondo i canoni più volte qui riportati.
Emanuele grazie per l’opportunità di spiegare il mio concetto di difesa moderna con un esempio concreto al quale si possono assimilare anche altri variabili, alternativi.
“Non è necessario correre dietro al proprio attaccante ma aspettarlo sulla linea della difesa, sulla propria trequarti”. In che modo e vengo a rispondere alla tua domanda che prevede una situazione di gioco chiara e semplice nell’esempio portato, speculare nel 4-4-2 delle due squadre e comprensibile anche senza la grafica per valutare l’ipotesi da te formulata dell’esterno che si accentra e chi lo deve controllare, marcare. Prima di fare a tal proposito una ponderazione importante per non sfuggire alla tua domanda ti dico subito che in linea di principio l’esterno se tagliando si accentra da solo, vale a dire non marcato, creando l’uomo in più a centrocampo, sarà l’uomo più vicino a lui il centrale, questo è il principio CHI È PIÙ VICINO, ad andare in sua copertura con un movimento a scalare in salita nel caso specifico ma può essere anche in discesa per altri aspetti di gioco, ed il terzino, difensore incaricarsi di tenere d’occhio, se possibile coprire sull’uomo lasciato libero dal centrale.
Tale ponderazione consiste in questo con la premessa che in difesa davanti alla porta io gioco sempre in superiorità numerica, con un uomo in più, quindi tre difensori centrali di cui uno farà il libero per risolvere l’emergenza se il terzino viene saltato, contro due attaccanti preventivamente accoppiati ai difensori, cosa che presumo farà altrettanto la squadra avversaria se non vuole andare incontro a rischi seri di essere perforata nell’uno contro uno.
Invece nell’area di centrocampo allargandola anche alle due trequarti vengono a stazionare, a trovarsi 14 giocatori, 7 per ciascuna delle due squadre che si dovranno fronteggiare ognuno con il suo avversario di competenza assegnato, in parità numerica se conteggiati nello spazio descritto, considerato, in realtà con una superiorità o inferiorità numerica nelle varie interlinee di gioco all’interno di questa area se rapportata allo sviluppo dell’azione in atto.
E’ in questa situazione di gioco e di uomini che s’inserisce la tua domanda con l’esterno che al momento del suo taglio non è ancora marcato dall’esterno difensore corrispondente, da lui però tenuto sempre d’occhio mentre lo aspetta al varco per fermarlo utilizzando il controllo visivo attivo prerogativa, caratteristica tattica che preciso deve interessare, coinvolgere tutti, difensori, centrali e attaccanti.
Siccome non l’hai precisato considero due soluzioni alla tua domanda; se il movimento dell’esterno é con palla al piede come molto probabilmente hai voluto intendere allora la risposta è quella data più sopra; se invece si tratta di un movimento nello spazio senza palla pur considerando che l’interscambio nell’assegnazione delle marcature è possibile specie con un’azione dagli sviluppi non rapidi, lenta, di massima ogni difendente deve tenere d’occhio, marcare a vista il suo diretto avversario adeguandosi, raccordandosi al suo movimento a distanza più o meno ravvicinata ma sempre di garanzia come presa di posizione e tempismo per intervenire all’occorrenza al posto giusto nel momento giusto.
Spero di essere stato abbastanza esauriente nella risposta che è il risvolto, l’espressione di cosa significa dal lato pratico difendersi con la Difesa Elastica supportata dal controllo visivo attivo.
Io intendevo la seconda opzione, quella di un taglio senza palla volto appunto a creare superiorità numerica tra le linee: mi scuso per non averlo specificato. In ogni caso, la ringrazio per la risposta.
Buongiorno Mister…..volevo chiederle come e se richiede costantemente la sovrapposizione del terzino nel suo 4-3-3…….prevede che dopo aver giocato palla all’ala si proponga in sovrapposizione e viene servito dalla mezz’ala?? Oppure se preferisce l’inserimento su cambio di gioco, ad esempio da un terzino passaggio al centromediano perchè l’avversario è indietro, palla all’ala che si è fatta vedere in accentramento e conseguente inserimento del terzino servito dalla mezz’ala che raccoglie lo scarico dell’ala……come vede questi possibili sviluppi??
Mi sono accorto adesso che la mia domanda si trova nel topic sbagliato…strano…va be credo non sia un problema…..
Per me la sovrapposizione è una delle componenti essenzizali dello smarcamento. Detto questo nel mio 4-3-3 ,se vai a vedere i disegni lo capisci meglio,ci sono le terzine sia a dx che a sx.Voglio sempre che il campo sia coperto in quel modo e che si vada al cros con schemi,sovrapposizioni o bribling. Di solito più a sx che a dx perchè di solito il fluidificante è a sx. Comunque,in percentuale,a dx ci va meno mentre a sx,se ha qualità e personalità,di più ma da quella parte il mediano e più difensivo che offensivo.
Ho capito che cosa intende per copertura del campo….quello che intendevo chiederle è se la sovrapposizione la preferisce conseguentemente a un cambio di gioco oppure anche come alternativa allo schema che è illustrato nei disegni……ricordo il suo Piacenza, ma non nei minimi particolari purtroppo…..le mezze ali si inserivano spesso in fascia oppure lasciavano più spazio all’ala e al terzino?
ITALIA VS IRLANDA 0 2 – EVITABILI I GOL DI ANDREWS E COX
Prandelli nel lavoro di ricostruzione della nostra nazionale con propositi di tutto rispetto per dare un volto nuovo all’ambiante, tenuto conto che poi le partite bisogna tentare di vincerle, di fare risultato, sarebbe bene che insegnasse ai suoi giocatori che sulle palle in arrivo da fermo o in movimento non si gira il corpo, non ci si scansa o schiva come hanno fatto vedere Criscito e Rossi che sul tiro a rete di Andrews non hanno rispettato la posizione frontale attiva rendendosi di fatto responsabili del momentaneo svantaggio azzurro.
Un gol evitabile dovuto non al sistema difensivo adottato ma ad un errore di tattica individuale da parte dei due difendenti che hanno lasciato filtrare la palla mettendosi di fianco invece di cercare di parare il tiro con aggressività e con la stessa mentalità dei portieri che certamente non fanno mai vedere la schiena al battitore.
Quanto al secondo gol di Cox ennesimo errore già visto più volte con la Juventus di Chiellini che, condizionato dalla palla, come al solito in fase di copertura si preoccupa di marcare lo spazio invece di andare a chiudere sull’attaccante che alle sue spalle si muove liberamente in attesa di ricevere il passaggio finale per realizzare. Che giocatori di questo livello non conoscano la regola del controllo visivo attivo, parte integrante e sostanziale della marcatura individuale, della Difesa Elastica, è un fatto assodato che dipende dall’abitudine, dal comportamento di marcare a Zona con attacco prioritario alla palla, con mantenimento della linea, con il fuorigioco, trascurando la posizione del diretto avversario e la sua pericolosità.
Se Chiellini rientrando aveva l’accortezza di girare la testa per guardare la posizione di Cox non poteva fare a meno di stringere su di lui e non lasciargli quello spazio inconcepibile per chi come me considera l’uomo più importante della palla anche calcisticamente parlando.
Ma secondo me il problema non è zona o uomo ma proprio il fatto che non si insegna più a marcare nei settori giovanili è passato il concetto che giocando a zona non è importante marcare perchè è la posizione della palla che conta e ci sono istruttori/allenatori poco capaci di insegnare una fase difensiva organizzata in tale maniera e si ripiega su un’ qualcosa di ibrido che mette solo confusione nei giocatori ! Ritengo che fino a 16 anni si devano insegnare le basi dell’ 1 contro 1 sia difensive che offensive in tutti i ruoli e posizioni del campo per ottenere risultati poi invece ci sono realtà che pensano solo ai risultati e non alla crescita dei ragazzi.
Concordo ed è il motivo per cui ho scritto questo articolo.Speriamo lo leggano i diretti interessati.
Salve Gigi, grande stima da parte mia!
temi davvero interessanti mister: per esempio il pezzo sulla POSTURA… sono aspetti fondamentali che non vengono mai citati a dovere.
Ora, non voglio farla esporre in giudizi diretti su addetti ai lavori, capisco da me che non è carino, però è solo un esempio utile alla comprensione del pezzo sulla postura: vorrei porre all’attenzione un giocatore come esempio (negativo, quindi da seguire al contrario): Leonardo Bonucci, difensore centrale di Juventus e Nazionale.
NON HO MAI VISTO IN VITA MIA A CERTI LIVELLI (scusi il maiuscolo) un difensore approcciare all’avversario in possesso di palla in quella maniera… sbagliata ovviamente: corpo posto di lato, una gamba più avanti dell’altra pronta ad intervenire a mo’ di spaccata.
è tutto il contrario di ciò che Lei ha esplicato.. e i risultati di conseguenza sono disastrosi: 9 su 10 viene SALTATO SECCO con un semplice spostamento laterale della palla.
Due domande semplici:
1) se ha notato questo in Bonucci e se anche lei è sorpreso nel vederlo
2) come si comporterebbe per correggere questo difetto TREMENDO… sempre se sia correggibile. proprio a livello di campo.
e come sia possibile ve
con questo non voglio denigrare il buon Bonucci, il quali ha anche diversi pregi (che è giusto ora sottolineare), come l’enorme senso della posizione e la personalità con le quali riesce a sopperire a limiti fisici (ovvero lentezza sopra la media) e tecnici (appunto la postura, che lo rendono pessimo in marcatura e nell’1vs1 per quanto esposto sopra).
Grazie mille! spero di riverdela sulle panchine un giorno.
Proprio perchè è sicuramente un giocatore di ottime doti fisiche e tecniche,basterebbe tenerlo sul campo e INSEGNARGLI come deve essere non soltanto il corpo ma,sopratutto,il COMPASSO delle gambe(si fanno esercizi sulla rapidità con diversi mezzi come la SCALETTA o i coni..)quando si affronta l’avversario.
Ecco alcuni GOL EVITABILI tra i più rappresentativi segnati ieri in serie A a causa della Zona e dei suoi effetti collaterali quali il mancato funzionamento del fuorigioco, l’attacco alla palla, la ricerca e il mantenimento della linea difensiva che li hanno favoriti.
CESENA VS BARI 1 0: gol di Bogdani che viene a trovarsi solo davanti alla porta con ben quattro difensori che attaccano la palla inutilmente sulla verticalizzazione di Zaccherini;
LECCE VS CAGLIARI 3 3: gol di Acquafresca che riceve palla su cross e tutto solo realizza al volo di destro; gol di Mesbah che smarcato, trascurato davanti alla porta mette dentro il tocco di ritorno di Di Michele lasciato inserirsi in area tutto solo senza che il difensore di competenza lo controlli per marcarlo; gol di Conti che sul cross di Cossu va a colpire di testa completamente libero da marcatura; gol di Acquafresca che sul lancio in avanti di Biondini va a raccogliere il passaggio scattando tra due difensori in linea bruciati sulla corsa; gol di Corvia che riceve il passaggio di Giacomazzi in area completamente da solo senza marcatura realizzando il pareggio.
NAPOLI VS UDINESE 1 2: gol di Inler sul cui tiro Cannavaro commette l’errore di girarsi senza fare opposizione fisica frontale rendendosi di fatto responsabile dello svantaggio; gol di Denis che riceve palla al centro da Armero dopo un gran numero e, lasciato smarcato da Ruiz intento a guardare fisso solo la palla, con comodo sigla il raddoppio; gol di Mascara propiziato dall’inserimento indisturbato, senza controllo visivo attivo e marcatura individuale, di Cavani.
Studiando ed approfondendo il tema dei sistemi difensivi più seguiti nel calcio, quello a Zona e a Uomo, quest’ultimo da me rivisto ed aggiornato per rispondere meglio alle esigenze del calcio moderno denominandolo Difesa Elastica, in un articolo pubblicato nel n.1/2010 della rivista l’Allenatore dell’ Aiac, associazione italiana allenatori, ho messo a punto ed elaborato questa tabella di confronto tra i due sistemi difensivi in questione come sotto indicato.
a) DIFESA ELASTICA
b) DIFESA A ZONA
a) I difensori stanno in movimento per seguire e marcare, previo controllo visivo attivo, il diretto avversario.
b) I difensori tendono a stare fermi nel presidiare la propria zona di competenza in attesa dell’avversario da marcare.
a) I difensori nella loro azione tattica muovono ripetutamente la testa di lato, attuando il controllo visivo attivo (visione periferica allargata), per tenere d’occhio sia la palla, il portatore sia soprattutto il diretto avversario per prendere posizione nella marcatura individuale, ad personam.
b) I difensori nella loro azione tattica sono portati normalmente a guardare fisso solo la palla, si muovono nella zona in funzione del portatore e non anche per marcare il diretto avversario girando preventivamente la testa, non allargano la visuale periferica per tenere sotto controllo la situazione di gioco in atto.
a) I difensori non attuano la tattica del fuorigioco perché non si presta al tipo di marcatura adottata, individuale, sapendo che il pericolo incombente viene dal diretto avversario che, destinato a ricevere la palla, se lasciato incustodito é il solo capace di trasformarla in gol.
b) I difensori ricorrono quasi sistematicamente alla tattica del fuorigioco, rischiosa anche con difese ben collaudate, curando il sincronismo della linea difensiva a scapito della marcatura, con risultati il più delle volte incerti, controproducenti.
a) Il gioco con la difesa elastica è spettacolare, dinamico, caratterizzato da continui movimenti e cambi di direzione, esalta le doti fisico, atletiche e mentali di attaccanti e difensori nello svolgimento delle rispettive funzioni tattiche contrapposte.
b) Il gioco con la difesa a zona è piatto, generalmente statico, attento a coprire solo gli spazi di competenza ma non quelli di controllo dell’avversario lasciato per questo spesso libero di agire mostrando errori tattici di marcatura ripetitivi e sempre gli stessi.
a) La difesa è chiamata elastica perché la distanza della marcatura sull’attaccante varia a seconda della sua pericolosità, della sua posizione centrale o laterale rispetto alla porta dentro e fuori dell’area di rigore, controllata in modo attivo.
b) La difesa a zona non valuta in via prioritaria la distanza dell’attaccante da controllare perché alla marcatura viene di solito anteposto l’attacco e l’intercettamento della palla in arrivo, la tattica del fuorigioco o la linea.
a) I difensori, cercando di mantenere la corretta presa di posizione nella marcatura, si muovono secondo un dispositivo tattico non necessariamente in linea che cambia continuamente in rapporto alla mobilità degli attaccanti quando si propongono.
b) I difensori si dispongono e mantengono l’assetto tattico sempre alla stessa maniera, a pettine, in linea e di lato alternati con l’avversario che, di fatto, viene a trovarsi in posizione di vantaggio per non essere marcato da vicino nel posto giusto, da dietro tra lui e la porta.
a) I difensori marcano l’avversario assegnato, di riferimento, lo controllano per non farsi sorprendere, evitando possibilmente ma non escludendo l’interscambio, senza trascurare mai eventuali inserimenti da dietro.
b) I difensori non marcano un avversario fisso, designato, ma quello che viene a trovarsi, per effetto del gioco, nella propria zona di competenza, trascurando di solito eventuali inserimenti da dietro.
a) I difensori controllando assieme i movimenti del diretto avversario e del portatore di palla, prendono posizione e sanno stare sull’uomo con una marcatura individuale elastica, a distanza variabile ma parimenti efficace nel tempo e nello spazio per essere sempre tra l’attaccante e la porta.
b) I difensori, mancando questa elasticità, hanno difficoltà di marcare l’uomo, sono portati a commettere falli, anche inutili, più evidenti sui calci piazzati con trattenute e cinture anche dentro l’area di rigore, intervenendo d’anticipo spesso fuori tempo direttamente sull’avversario.
a) I difensori nella difesa elastica con il controllo visivo attivo marcano il diretto avversario senza essere condizionati dalla zona di competenza, dalla linea o dall’attacco alla palla, lo seguono e lo tengono d’occhio previo movimento laterale del capo cercando di mantenere sempre la corretta presa di posizione per non trovarsi scoperti o tagliati fuori; non aspettano né vanno incontro alla palla in arrivo se non in via subordinata; la marcatura non è rigida sull’uomo ma essendo accompagnata dalla visione periferica allargata permette d’intervenire al posto giusto nel momento giusto dando sicurezza e regolarità nel disimpegno.
b) I difensori non sanno marcare l’uomo nella zona assegnata ma si dice non per questo motivo la difesa a zona perde di validità, d’importanza, andrebbe invece migliorata, perfezionata intervenendo soprattutto a livello giovanile per insegnare come si marca effettivamente l’uomo nella zona; la realtà sui campi intanto continua ad essere sempre la stessa con i difensori che guardano o la palla o il diretto avversario, commettendo l’errore tattico, se arriva il gol, di non aver marcato o di essere andati direttamente sull’uomo per non aver fatto ricorso al controllo visivo attivo muovendo lateralmente il capo.
a) I difensori non ricorrono al contatto fisico appoggiando il palmo della mano sull’avversario, marcano girando di lato la testa preliminarmente e ripetutamente, gesto tecnico innovativo e distintivo, per controllare palla e avversario in una situazione di gioco sia statica sia dinamica, stando attenti a non concedere spazio, a mantenere la presa di posizione corretta per non lasciarsi sorprendere, per non farlo passare.
b) I difensori marcano spesso toccando il diretto avversario con il palmo della mano, con il braccio per sentirlo, non girano la testa per tenere d’occhio la sua posizione avendo l’attenzione rivolta sulla palla, sul portatore, per anticipare o interrompere il passaggio; se poi l’intervento non riesce e la palla filtra, il tocco con la mano si trasforma normalmente in fallo causa trattenuta per la maglietta, con il corpo o nella perdita dell’avversario.
Ad interazione mancano le esercitazioni con le figure e i gol evitabili da me registrati a supporto dello studio sviluppato che qui non è possibile riportare. Grazie per l’ospitalità Mister Gigi, spero che si possa aprire un dibattito ampio e fruttuoso.
Cordiali saluti.
Grazie mille, Giorgio, ha chiarito i miei dubbi. Colgo l’occasione anche per manifestare il mio interesse per i suoi commenti suoi gol evitabili.
A risentirci 🙂
buongiorno Mister,
leggendo il post mi rievoca bellissimi ricordi riferiti al modulo 4-3-3 di cui parla. Ero un pulcino della Voluntas Calcio di Brescia, settore che conoscerà sicuramente, e eravamo schierati proprio in quel modo da Roberto Clerici (non me ne voglia se lo cito). Tanta tanta tecnica di base (tutti!!), circolazione di palla, dribling e sovrapposizioni.
Che bei tempi, grazie!!
Lo dici a me.Sai quante partite ho giocato con Roberto,anzi salutamelo se lo vedi,all’oratorio della Pace.Sono cresciuto nella Voluntas e giocando in prima squadra a S.Filippo,quando non era così,il Brescia mi ha visto e da lì è iniziata la mia carriera.Mi hai fatto venire il magone.
io arrivai a brescia che avevo 10 anni (per la cronaca ora ne ho 40). Ci restai fino a 18 anni diviso tra Voluntas e Brescia Calcio. Quanti anneddoti avrei da raccontarle ma non volgio occupare questo spazio per parlare di me.
Mister, io comunque resto in attesa di vederla quanto prima in campo. Magari al Rigamonti ma questa è un’altra storia.
Cordialità
Sarei pronto per fare il PROFETA IN PATRIA ma Corioni penso abbia altre idee,purtroppo.
però ora lascia…….
Non ne sarei proprio sicuro anche perchè chi lo prende!!!!
Caro Gigi la questione di cosa sia la difesa a Zona e quella a Uomo, quest’ultima è stata da me rivista ed aggiornata come marcatura individuale per renderla rispondente alle esigenze tattiche del calcio moderno, sotto il nome di Difesa Elastica, l’ho affrontata con un studio particolare arrivando a confrontare i due sistemi difensivi di cui hanno chiesto lumi e precisazioni sia Giurista che Lorenzo e penso anche altri che non scrivono ma ne sono interessati visto che un po è l’argomento calcistico del giorno.
Prima di rispondere a loro, siccome il pezzo è relativamente un po più lungo del solito e non vorrei prendere troppo spazio, ti chiedo se per te va bene che pubblichi questo raffronto descrittivo tra i due sistemi che oltre all’articolo pubblicato su l’Allenatore della Aiac, n.1/2010, risulta attualmente visibile anche sul sito http://www.carlonesti.it alla rubrica promozioni “Pivotti insegna calcio”.
Cordiali saluti.
Fallo pure ma specifica che è tuo anche perchè lo devo leggere per sapere se è come la penso io.Non sempre sono d’accordo con le teorie.
Senza dubbio la zona ha portato il difensore al deficit individuale. “Se non possiedo buoni marcatori mi conviene lavorare sul collettivo cercando cioè di proteggere la porta eseguendo coperture preventive efficaci”(più copro meno marco). Oggi l’allenatore è obbligato a costruire un reparto difensivo organizzato e l’ordine più idoneo è proprio quello delle priorità già accennate ossia PALLA, PORTA, COMPAGNO, AVVERSARIO. Prima il difensore era chiamato in causa solo nella fase difensiva, oggi invece deve prendere parte alla manovra offensiva oppure tenere corta la squadra mantenendo le giuste distanze. Infatti si dedica molto tempo alla fase di transizione positiva e negativa per ricercare il momento giusto della manovra offensiva o del riposizionamento in fase di non possesso. I nostri giocatori (difensori) sono ormai strutturati in questa logica, la zona ci ha portato a questo e comunque credo che bisognerebbe analizzare i pro e i contro del gioco a uomo e quello a zona. Tempo fa la statistica diceva che i gol provenivano prevalentemente su azione, adesso invece tale dato è stato esattamente rovesciato a favore delle reti su calcio piazzato. In conclusione si evidenzia bene la scarsa attitudine difensiva individuale e al contempo una efficace coralità del reparto arretrato. Concludendo credo che la verità sia nel mezzo e quindi che si dovrebbe rispettare i canoni del calcio moderno senza però tralasciare il miglioramento individuale. L’allenatore bravo sarà pertanto colui che dedicherà anche del tempo prezioso a tutte quelle esercitazioni difensive che aiutino i nostri giocatori a ridurre gli errori individuali.
Il senso dell’articolo era proprio questo,non ha importanza se nella tattica di squadra usi la zona o altro quello che manca è proprio la conoscenza della specificità del ruolo.Questa conoscenza non preclude il fatto che nella fase offensiva il difensore sappia anche costruire.Mi sembra,invece,che da parte degli allenatori sia preponderante l’insegnare a costruire come se insegnare a MARCARE sia sminuire il loro lavoro.Ricordatevelo vince chi prende meno gol,è statistico,questo non vuol dire non insegnare a giocare bene.
nela mia ignoranza chiedo: ma guardare la palla non è invece esattamente ciò che viene insegnato oggi?
Se lo fanno sbagliano ma mi sa,visto i risultati,che sia proprio così.
Non credo che oggi gli istruttori di calcio giovanile sappiano quelle interessanti cose che lei ha scritto, manca molto una scuola calcio che insegni i fondamentali. Invece credo che fra i giovani vada molto di moda il procuratore che ti trova un buon contratto. Gli istruttori purtroppo non sono di moda.
Ho già detto tante volte che la colpa è dei presidenti che non spendono per gli allenatori dei settori giovanili.
Con Toneatto,nel riscaldamento,in fila correvamo su e giù per il campo roteando la testa continuamente a dx e sx,per abituarci allo sguardo periferico.Questo esercizio ,aggiunto alle simulazioni tattiche descritte nell’articolo,mi hanno permesso di essere un buon difensore ma,sopratutto,un’ottimo libero.
Ottima esposizione Mister, con la consueta semplicità…..credo comunque che i principi di marcatura valgono anche nella zona..negli ultimi 20-25 metri l’avversario va, tenuto, osservato…da dietro con distanza giusta, un braccio o mezzo braccio di distanza; con palle laterali in anticipo verso la porta…..poi si vedono molti errori…a volte per lacune di base dei giocatori, ma anche per fatalità…quante volta vediamo errori banali da parte di difensori validi e anche esperti? L’errore in difesa risalta sempre molto di più di quello in attacco…e spesso se vinci 4-0 a volte però non lo si nota neanche……questo non vuol dire che non bisogna migliorare costantemente, sia chiaro.
Hai proprio colto l’errore di interpretazione di quando c’è stata la trasformazione tattica da UOMO A ZONA.Solo che chi ha insegnato la zona si è dimenticato di dire che COMUNQUE SI MARCA A UOMO nella propria zona. Così si è fatta una bella confusione,secondo me per convenienza visto che molti non sanno insegnarla,fra uomo e zona.Quello che io ho scritto sono solo i fondamentali.
Mister, io ho 37 anni…..sono ancora in forma, corro i 600 mt in 2’e 30”….a volte una ripetuta me la faccio con i giocatori…..ricordo che quando avevo 15 anni e sono andato a giocare negli allievi, l’allenatore mi aveva fatto marcare per due-tre allenamenti di fila il migliore della squadra…..ero andato bene e mi ha preso in rosa….poi ricordo che mi ha corretto alcuni particolari…..sapeva benissimo come si marcava……oggi come dice lei non si capisce se non sanno i principi o non riescono a trasmetterli….
Per esperienza personale ti posso assicurare che NON LI INSEGNANO,però non ho la certezza che non ne siano in grado.Secondo me i più giovani non lo sanno perchè anche a loro non è stato insegnato.
Caro Gigi mi fa piacere che abbia risposto tu a Cristian, l’avrei fatto anch’io negli stessi termini esprimendo lo stesso pensiero di cui sono convinto, solo aspettavo altri interventi. La Zona ha fatto perdere l’abitudine e la capacità di imparare ed applicare la marcatura individuale e la responsabilità di ciò ricade, grava sugli allenatori che sicuramente non sono preparati o meglio non ne conoscono i fondamentali tecnici.
La dimostrazione di questa mia affermazione sta anche nel fatto che a fronte di questo argomento molto importante del calcio moderno qual’è la marcatura individuale, eccetto te, Cristian ed io finora qui nel tuo blog così seguito, al riguardo nessun altro si è fatto sentire per dire la sua, per prendere le difese dell’uno o dell’altro sistema, la zona e la marcatura individuale, segno evidente che c’è non solo confusione e carenza di idee ma vuoto completo su come si esegue la marcatura individuale, soggettiva.
Se fosse così lo scopo del blog perderebbe un pò della sua utilità.Spero,invece,che la timidezza sia il motivo per cui non in molti fanno domande anche perchè i contatti continuano a crescere.
Caro mister Cagni, ho da poco scoperto il suo blog e non posso esimermi dal farle i miei più sinceri complimenti. Non sono un allenatore, ma un semplice amante del calcio. Ero perciò da tempo alla ricerca di un sito che mi desse l’opportunità di comprendere anche soltanto i principi tattici più elementari. Mi rendo conto che, per esperti come lei, la domanda che vorrei porre può apparire stupida, ma a me piacerebbe approfondire le differenze tra la difesa a zona e quella a uomo. Il fatto che, come ha scritto in un precedente messaggio, nella zona si marca ad uomo ha suscitato ancor di più la mia curiosità. Grazie mille 😀
MIster, questo che lei ha appena scritto sopra è da sempre la prima cosa che vorrei dire alla mia squadra quando inizierò ad allenare. Un errore di semantica che ha confuso le idee a molti. Non esiste marcatura a zona o a uomo…..esiste una disposizione a zona o a uomo, esistono movimenti difensivi a uomo o a zona, ma non può esistere la marcatura a zona o a uomo. La marcatura è MARCATURA e basta. Quindi si deve insegnare a marcare, a contrastrare un avversario indipendentemente dalla disposizione tattica. Si dovrebbe appendere in ogni spogliatoio un cartello che dice: LA MARCATURA A ZONA NON ESISTE. NON PUO’ ESISTERE.
Condivido questa tua sentita e convinta riflessione sulla terminologia usata nel definire la marcatura a zona piuttosto che a uomo tanto da non chiarire bene e creare disorientamento interpretativo nel capire cosa significhi difendere, ovvero MARCARE. Più sopra mi sono espresso a tal proposito proponendo la Difesa Elastica perfezionata con il controllo visivo attivo che per rispondere alle esigenze del calcio moderno veloce nei movimenti e nella circolazione della palla, ben si addice a mio avviso al distinguo non solo di significato ma anche di realtà calcistica. Che poi questa argomentazione sottile ed approfondita nello stesso tempo provenga da un giovane che ha già le idee chiare, molto vicine alle mie, su come affrontare la fase difensiva per quando diventerà allenatore, mi fa piacere e avvalora la mia opinione sulla radicalità immotivata di chi continua a praticare la Zona senza alcun ripensamento visti soprattutto i tanti gol evitabili spesso decisivi che tale sistema difensivo produce.
Se mi permetti faccio solo delle precisioni storiche, temporali sulla tattica difensiva nel senso che sia la marcatura a uomo di passata memoria ora non più riproponibile negli stessi termini e condizioni per le ragioni che sappiamo, sia quella a Zona che vorrebbe fermare l’attaccante principalmente in maniera diversa dalla marcatura classica, leggi attacco alla palla, mantenimento della linea per far scattare il fuorigioco, disposizione a pettine di difensori ed attaccanti alternati tra loro, sono un dato di fatto oggettivo esistito ed esistente per eseguire, affrontare la fase difensiva la prima con il contrasto, il contatto fisico la seconda in maniera spesso virtuale senza marcare.
Aspetto che ti spinge a dire non esserci marcatura giocando a Zona, anche se va sottolineato come i fautori della Zona si sforzino di enunciare che tale sistema difensivo prevede di marcare l’uomo nella zona ma inutilmente, senza metterlo in pratica, una delle ragioni se non la più importante è quella che si fa meno fatica a mandare in fuorigioco l’attaccante che a corrergli dietro per annullarne la pericolosità. Ciò non avviene e di conseguenza si disimpara a marcare.
Un consiglio, più che il cartello con la scritta da te formulata che basta ripeterla per mandarla a memoria, farei vedere ai giocatori i video dei gol evitabili causati dalla Zona da me curati e visibili sul mio sito; sono certo che per chi allenando volesse accantonare la Zona per impostare la fase difensiva sulla marcatura individuale, sulla Difesa Elastica, la visione di tali filmati con le relative spiegazioni degli errori commessi dai difensori potrebbe costituire la base propedeutica efficace per realizzare il progetto di un modo diverso, moderno di difendere, di marcare, e non ultimo di prendere posizione correttamente con il controllo visivo attivo del diretto avversario.
L’errore principale negli anni è stato insegnare solo a muoversi in modo collettivo in modo corretto e superficialmente come affrontare individualmente in avversario…ovviamente oggi praticare una marcatura come molti anni fa non è possibile…seguendo un avversario su tutto il fronte d’attacco si andrebbero a creare molti “buchi” sfruttabili dagli inserimenti dei centrocampisti…..però troppo spesso si vede un difensore fare una diagonale corretta, magari intervenire su una traiettoria ma sbagliare la marcatura se vicino a lui si trova un attaccante….capita anche di vedere difensori che sicuri del fuorigioco non fanno nemmeno lo sforzo, magari, di saltare per colpire la palla di testa e la lasciano pericolosamente passare….basta un’indecisione arbitrale ed è gol….
Cristian hai detto tutto bene fotografando le situazioni di gioco che si verificano applicando la Zona e rimarcando che marcare a uomo vecchia maniera non è oggi possibile riprendere anche se va precisato che come da te anche da altri più volte ho sentito affermare, non è scontato, é irragionevole, sbagliato tatticamente inseguire per il campo il diretto avversario (attaccante) provocando vuoti in zona difensiva che i centrocampisti potrebbero ( ma non sono anch’essi marcati?) poi sfruttare al meglio con degli inserimenti. Intendo sostenere che non è necessario correre dietro all’attaccante, al tuo attaccante, basta semplicemente aspettarlo, tenerlo d’occhio e dal marcarlo a vista senza distrazioni passare alla marcatura vera e propria quando avanza per entrare in area da te presidiata.
E quindi? Il tuo discorso rimane sospeso nel senso che non dai una risposta o avanzi una proposta per cercare come risolvere il problema di cui stiamo parlando, cosa che ho tentato di fare dopo aver visionato e isolato dal novero dei gol quelli, numerosi, evitabili segnati per mancato rispetto del controllo visivo attivo dipendente dalle ragione tattiche che hai ben riportato, descritto nel tuo post connesse con la Zona.
L’errore di tattica difensiva di reparto è sempre lo stesso, ovvero l’attrazione esclusiva verso la palla, l’attacco alla palla e l’impostazione della linea per il fuorigioco a danno della marcatura individuale che, in questi casi, viene del tutto trascurata concedendo spazio e lasciando fare all’attaccante il bello e cattivo tempo.
A mio avviso occorre tornare a marcare ma in senso moderno con la Difesa Elastica utilizzando la novità del gesto tecnico tattico, irrinunciabile, che consiste nel guardare, tenere d’occhio con movimenti laterali della testa, l’attaccante di competenza in via prioritaria e la palla, il suo portatore in via subordinata per seguire lo sviluppo dell’azione in atto; tutto ciò per l’appunto si può ottenere praticando il controllo visivo attivo.
Sig. Pivotti, volevo farle una domanda in merito alla Difesa Elastica, ricollegandomi al fatto che lei dice che “non è necessario correre dietro al proprio attaccante”.
Ponendo come punto di partenza che entrambe le squadre si schierino con un 4-4-2 e che tutti gli attaccanti siano marcati secondo i canoni della D.E., nel caso in cui l’esterno di centrocampo avversario esegua un movimento verso il cerchio di centrocampo, il mio terzino che lo sta marcando deve seguirlo, oppure è necessario far scalare le marcature, mandando un centrale a marcare l’esterno che ha tagliato verso il centro e il terzino a marcare l’uomo del centrale? So che senza un supporto grafico è difficile rendere l’idea, ma spero che lei riesca a capire. Grazie
Nessuno vuole tornare al calcio di una volta con la marcatura a uomo in tutte le parti del campo ma,e lo stò facendo a Vicenza,la conoscenza dei principi individuali DEL MARCARE E CONTRASTARE E LA POSIZIONE SIA DEL CORPO CHE QUELLA IN RIFERIMENTO ALLA PORTA,li stò insegnando. Poi VOGLIO che negli ultimi 25m e,sopratutto,in area si marchi a UOMO finchè non avranno capito come si SCALA anche in area o vicino alla porta.
No non è esatto perchè si deve dire che bisogna MARCARE A UOMO “NELLA PROPRIA ZONA”. Questo è l’errore che è stato fatto quando si è passati dall’uomo alla zona. Seguire l’uomo in tutte le parti del acamposarebbe assurdo ma MARCARLO A UOMO quando è nella TUA ZONA è OBLIGATORIO.
Sono i puristi della Zona che sostengono di dover marcare l’uomo nella zona, usano questa espressione e non quella di marcare a uomo nella zona, una sottigliezza lessicale che esclude il concetto della vecchia marcatura a uomo non riesumabile oggi nei termini applicativi di allora, proprio perché il contesto del marcare è inserito ed influenzato da altre variabili difensive tattiche collegate per l’appunto alla Zona, alla sua applicazione e pertanto rendono di difficile attuazione l’assunto del marcare a uomo in quanto tale tipo marcatura non viene di solito attuata o viene ridotta, trascurata al massimo per fermare l’attaccante con altri noti espedienti tattici.
Personalmente ricorro all’espressione “marcatura individuale” al posto di marcare a uomo che è la stessa espressione usata in passato e può ingenerare come è stato precisato, confusione e valutazioni fuorvianti nel merito del concetto.
Se la posizione del corpo o meglio la presa di posizione del difensore non è accompagnata preventivamente dal CONTROLLO VISIVO ATTIVO che ti permette di stare sempre in maniera corretta rispetto al diretto avversario, disattenzioni, distrazioni e cinture come estremo rimedio per bloccare l’uomo creeranno sempre intralcio e difficoltà nell’apprendimento di come eseguire la marcatura individuale o marcare a uomo.
Marcare a uomo nella zona oppure marcatura individuale….comunque sia c’è bisogno che ai ragazzi si insegni bene come tenere l’avversario sotto controllo…come dici tu Giorgio il controllo visivo attivo, come affrontare l’1<1 frontale, l'1<1 da dietro, ci sono anche molti errori in questo tipo di "duello", molti cercano la palla a tutti i costi commettendo falli evitabili o facendosi saltare usati come perni, marcatura in area rispetto alla posizione dell'avversario…..poi si può passare alle diagonali e tutti i movimenti opportuni….invece negli esordienti ad esempio si commette l'errore di iniziare dalle diagonali….per fare un esempio di cosa intendo, prendiamo un 4-4-2, avversario all'esterno affrontato dal nostro terzino, gli altri fanno la diagonale, quindi un centrale marca un attaccante, l'altro centrale fa copertura e il terzino opposto facendo la diagonale si trova ad affrontare l'altro attaccante..in questa situazione bisogna mettere in pratica il controllo visivo, quindi non farsi andare l'avversario alle spalle, se gli arriva la palla sapersi posizionare tra palla e porta, portare bene l'1<1 ecc….se si entra in area controllare l'attaccante leggermente in anticipo e non guardare solo la palla….credo che tu Giorgio intendi applicare questi comportamenti se non ho capito male fino ad ora…..io ricordo con piacere difensori come Vierchowod, Ferrara, Francini, M. Mannini. R. Ferri, G, Ferri, Cravero, S. Benedetti…tutti che hanno fatto il passaggio dalla classica marcatura a uomo alla zona…ma non commettevano errori incredibili, perchè conoscevano in controllo dell'avversario…ma anche perchè alla fine erano ottimi giocatori, conta anche quello, a volta molti giocatori sono anche sopravvalutati…..o no??
Grazie per aver raccolto, se posso dire, l’ invito a trattare la fase difensiva di quando giocavi da giovane per poi arrivare a fare delle importanti e non sempre conosciute o adeguatamente valutate considerazioni tattiche sulla funzione e sul comportamento dei difensori valide ieri e soprattutto anche oggi nel calcio moderno.
Concordo su tutto quanto hai spiegato così bene analizzando come il difensore deve marcare, controllare e cercare di fermare il diretto avversario non fosse altro perché nello specifico è un tema che porto avanti da oltre vent’anni essendo la mia stessa idea di gioco della fase difensiva espressa anche per iscritto in un articolo scritto per l’Allenatore dell’Aiac nel 1989 dal titolo “Difensori attenti: è possibile evitare certi gol comuni del calcio di ieri e di oggi”.
Non lo hai lasciato trasparire ma avendo inquadrato e compreso la tua disamina vengo subito a sottolineare che questo modo di FARE DIFESA basato sulla marcatura individuale, soggettiva non si addice, non lascia spazio al gioco a Zona e alle sue prerogative, scappatoie, alchimie tattiche come la linea, il fuorigioco, l’attacco alla palla, la posizione a pettine, la posizione distanziata e regolare tra i difensori e tra i reparti perché prima mi assicuro la presa di posizione regolare sull’attaccante per non farlo passare, per non lasciarlo libero, indisturbato ed in subordine mi predispongo all’anticipo, al contrasto ed eventualmente all’intercettazione della palla in arrivo.
Intendo dire che la Zona non risponde ai canoni della difesa individuale, soggettiva come tu l’hai bene descritta perché per fermare l’avversario non ricorre a trucchetti del fuorigioco e della linea, il difendente viene a trovarsi sempre tra l’attaccante e la porta per essere pronto ad intervenire
al posto giusto nel momento giusto.
Qui entra in scena un aspetto correlato che mi sembra non hai toccato nell’articolo riguardo al modo, a come va affrontata fisicamente l’impostazione, la gestione della marcatura individuale del quale mi occupo nel renderlo noto e divulgarne la conoscenza fin da quando ho studiato l’argomento in questione ho trovato essere il rimedio, l’accorgimento tattico più idoneo, efficace e quindi a mio avviso necessario per assecondare e facilitare le finalità difensive adottando il sistema della marcatura individuale.
Tale aspetto consiste nel gesto tattico che preciso subito non si vede fare o fare raramente per giunta più per iniziativa personale che per formazione calcistica ricevuta, relativo al movimento laterale, rotuleo con la testa che il difensore è tenuto a fare nell’ambito della visione periferica per rivolgere la sua attenzione, per tenere d’occhio alternativamente, senza soluzioni di continuità e in maniera accelerata con il crescere del ritmo dell’azione, il diretto avversario e la palla, il suo portatore in modo da attuare la fase difensiva con un atteggiamento dinamico e fisico di attenzione, di percezione tattica che ho chiamato “controllo visivo attivo” a supporto della Difesa Elastica.
La tua tecnica difensiva individuale è anche la mia con l’integrazione del controllo visivo attivo, corrisponde e si adatta perfettamente al sistema difensivo della Difesa Elastica che ho proposto come alternativa alla Zona, alle sue rischiose aspettative, di cui non sono un estimatore anche se è il sistema più in voga ma non per questo migliore sul piano della marcatura e della protezione della porta.
Lo so e ne abbiamo già parlato che ai media interessa l’audience e non come prevenire i gol evitabili ma si può anche contribuire ad invertire questa tendenza specie se chi invitato alle trasmissioni, ai convegni non perde l’occasione per far sentire il suo pensiero, la sua voce critica su errori specifici ma fondamentali nell’interpretazione della fase difensiva come qui trattato.
Per scendere sul piano della realtà calcistica in modo da aggiungere alle parole i fatti, porto l’esempio di un gol evitabile segnato per mancato rispetto del controllo visivo attivo ultimo in ordine di tempo ed eclatante in Roma vs Juventus 0 2, quello di Krasic che riceve palla sul cross a rientrare di Grosso e tutto solo davanti alla porta segna il vantaggio bianconero con la complicità e la responsabilità di Rjise che è sempre rimasto fermo davanti alla porta e guardare fisso, incantato solo ed esclusivamente la palla, Grosso il suo portatore, senza mai girare preventivamente la testa per controllare chi stava alle sue spalle, per stringere e marcare secondo il principio difensivo “Guardo quindi marco”; non solo ma lo stesso Rjise al momento del tiro a rete commette un altro errore di tattica individuale voltandosi con il corpo sulla palla in arrivo senza rispettare la posizione frontale attiva, non fa regolar opposizione fisica ma questo è un altro argomento tecnico di cui ti do nuovo spunto per essere qui eventualmente analizzato.
Cordiali saluti.