Cavalli di razza

12 febbraio 2010
IL MIO AMICO STEFANO BORGONOVO
di Fabio Cagni www.fantafobal.it

Pochi istanti mi sono bastati il giorno in cui ho messo piede nella stanza di Stefano, per mettere da parte ogni timore di poter avvertire qualunque sentimento di compassione. Pochi istanti per capire che ci sono diversi modi per prendere una grave malattia e che, quello adottato da Stefano, era senz’ altro il migliore: prenderla per il culo.
Mi avvicino al lettino accompagnato da mio padre – suo capitano alla Sambenedettese – con un minimo di imbarazzo, dovuto al fatto che ho di fronte un grande giocatore. Dopo averci sorriso e abbracciato con gli occhi, Stefano scava dentro al pozzo senza fondo della sua memoria e pesca aneddoti esilaranti. Racconta di quando Berlusconi gli volle parlare per portarlo al Milan e appena  lui lo vide arrivare con un pittoresco cappello da cowboy gli disse: “Presidente è venuto a cavallo?” O quando ci dice di quel suo compagno delle giovanili a cui venne chiesto di portare due foto in sede, e questo si presentò con un’ immagine di un suo tuffo dal pontile. Stefano é energia pura, mi coinvolge nelle sue storie raccontate con pungente ironia, tanto da farmi dubitare sul perché anziché fare il calciatore non abbia fatto il comico. In effetti, la risposta è che ha vissuto le due carriere in parallelo, stando ai racconti di spogliatoio che sforna in continuazione. Narra di scherzi a personaggi verso i quali chiunque sarebbe stato ben attento a non pestare i piedi. Nei suoi aneddoti calcistici passa con disinvoltura da Marco Van Basten A Gigi Cagni, giocatori molto simili tecnicamente con cui ha avuto la fortuna di giocare.
Ma Borgonovo è anche saldamente attaccato al presente, è un opinionista attivo ed atipico, in quanto a differenza di molti suoi colleghi sa di cosa parla, ed è attivo anche nella lotta a quella malattia che gli impedisce di andare a Zelig. Mi Pare infatti evidente che se uno riesce a fare ridere paralizzato su un lettino, comunicando attraverso l’ausilio di un lettore ottico, significa che lo spirito da cui  governato è sproporzionato rispetto al corpo che lo ospita.
Per questo, quando me ne vado da casa sua mi sento bene, sento che un amico con la sua aurea di positività mi ha dato qualcosa in grado di caricarmi. Osservando Stefano e mio padre, così vicini, più vicini forse di quanto non fossero da compagni di squadra, ho pensato al fatto che esistano cavalli di razza, sono cavalli rari. Sono quelli che qualunque cosa succeda, non vanno giù ma continuano a correre.
Corrono veloce, corrono, corrono..Dove cazzo vadano non l’ ho ancora capito, ma nel dubbio ho deciso di seguirli.

Fabiuz