Spettacolo o equilibrio

10 dicembre 2012

Roma - Fiorentina 08122012
Che diatriba in questo periodo!
Molti gol, sistemi diversi nelle due fasi e ricerca del gioco spettacolare.
Quindi spazi ampi e difficoltà nell’arginare la tattica offensiva dell’avversario, soprattutto se ha giocatori di classe.
Tante reti su palle inattive e, vi posso assicurare, che non è solo la Fiorentina che le cura ma, a differenza delle altre squadre, lo fa in modo costante ed è inserito nel programma settimanale alla stregua dei lavori più importanti tattici.
Cosa decidiamo di fare adesso: noi tecnici, tifosi e, soprattutto, media?
Accettiamo quello che accade o critichiamo costantemente ogni gol preso?
Ci fa piacere vedere gare come Roma-Fiorentina? E mi riferisco anche ai tifosi delle due squadre.
Possiamo accettare che la nostra squadra, alla fine del torneo, possa non avere raggiunto l’obiettivo più importante pur avendoci fatto divertire durante tutta la stagione?
Da allenatore e da ex difensore vi dico, sinceramente, che mi arrabbierei molto (vedi Piacenza-Foggia di Zeman, primi anni 90 5 a 4) se la mia squadra prendesse molti gol anche se vincessi la gara.
Come sempre la verità sta nel mezzo.
E’ indubbio che ci sia una carenza di difensori di qualità, e questo è un aspetto di cui noi parliamo da molto tempo, perché non c’è più un insegnamento specifico nei settori giovanili.
Il tutto porta a vedere errori madornali in tutte le fasi di gioco.
Mi permetto di aggiungere che anche da parte dei c.c. non c’è una grande cultura per quanto riguarda contrasto e marcatura.
Quindi siamo a un bivio che può orientarci verso un calcio Europeo e Mondiale più rivolto alla spettacolarità o rimanere nella nostra filosofia dei risultati ad ogni costo, compresi esoneri a go go, con divertimento limitato.
Se opteremo per il primo non sarà determinante istruire i difensori come ai miei tempi ma continuare a lavorare sulla costruzione del gioco iniziando dalle loro qualità tecniche.
Se, invece, la scelta cadrà sul mantenimento del nostro modo di interpretare le gare sarà meglio che venga ripristinato il modo antico di crescita dei difensori e cioè dai FONDAMENTALI tecnico-tattici del singoli (chissà se gli allenatori delle giovani li conoscono e li sanno insegnare).

Gigi Cagni


A Stefano Borgonovo…..

31 dicembre 2009

Oggi non voglio parlare né di tattica né di tecnica ma voglio dedicare questo articolo all’uomo che più mi sta a cuore in questo momento e cioè STEFANO BORGONOVO. L’ho conosciuto 25 anni fa quando,da ragazzino ventenne,venne a giocare a S. Benedetto del Tronto mandato dal Como assieme ad un altro suo coetaneo Stefano Maccoppi. A quei tempi tutti i settori giovanili importanti del calcio italiano mandavano i loro migliori giovani a FARSI LE OSSA nelle squadre della categoria inferiore per abituarli,non soltanto all’insegnamento tattico,ma a forgiarsi, soprattutto, a livello caratteriale. Queste squadre puntavano anche sul fatto che nella Sambenedettese come in altre compagini, c’erano ANZIANI come me che potevano fare da CHIOCCE a questi talentuosi ragazzi. Quando Stefano arrivò, avrebbe dovuto essere la terza o quarta punta, ma dopo un breve periodo della preparazione precampionato, capii di avere a che fare con un talento naturale che doveva essere solo svezzato. Devo dire che tutti i giocatori che arrivavano da quei settori giovanili erano istruiti al meglio come professionalità ed educazione. Qui apro una parentesi per quanto riguarda il settore giovanile del Como di quei tempi,il responsabile,ora all’Atalanta, ( guarda caso ha un settore giovanile fra i più importanti) era Mino Favini, chiamato da me con grande orgoglio MAESTRO. Grande conoscitore di calcio, ma soprattutto, grande EDUCATORE.

Mino Favini e Gigi Cagni con Stefano Borgonovo

Per noi era facile gestire e insegnare a questi ragazzi; erano preparati al sacrificio, alla dedizione al lavoro, all’essere professionali ma soprattutto RISPETTOSI delle regole e delle gerarchie di un gruppo. Essi sapevano perfettamente quanto queste componenti erano importanti per il raggiungimento dell’obbiettivo finale. Quello che è avvenuto quell’anno fa parte dei miei ricordi più belli da calciatore. Iniziammo malissimo,l’allenatore era Liguori alla sua prima esperienza in B. Dopo una sconfitta a Bologna presi una decisione, unica nella mia vita, di parlare con il presidente per convincerlo a cambiarlo. Non lo feci da scorretto, come in certi casi accade oggi, perché lo dissi anche all’allenatore stesso:un tempo si aveva il coraggio delle proprie azioni e se ne subivano le conseguenze qualsiasi esse fossero. Così arrivò Mazzetti che con il suo modo di fare paterno riuscì a raddrizzare la situazione e con l’aiuto di noi anziani naturalmente, ci salvammo. Borgonovo esplose facendo 14 gol e iniziò la sua sfolgorante carriera. C’è un’aneddoto che mi inorgoglisce e che Stefano mi rammenta tutte le volte che vado a trovarlo e lo sintetizza così :”Dimmi quale altro tuo compagno ha fatto 60 metri per abbracciarti dopo avere fatto gol?“nessuno se non lui,solo per dimostrare a tutti la sua riconoscenza per quello che stavamo facendo per quei ragazzi. Mi viene la pelle d’oca. Oggi,come tutti sapete,lui è fermo sdraiato in un letto senza la possibilità di muoversi perché affetto dalla gravissima malattia detta SLA. Ma la malattia ha vinto solo sul suo corpo ma non sulla sua mente.Mio figlio quando vuole ricevere una frustata emotiva per vincere le delusioni della vita,viene con me a trovarlo. Oggi è lui che AIUTA noi. E’ un esempio di forza, di volontà, di attaccamento alla vita, di gioia di potere aiutare, con la sua associazione, altre persone come lui in difficoltà. Ha la mente lucida e una memoria incredibile, è ironico e mi TIRA PER IL CULO sempre. Con gli occhi fa tutto e esprime tutto.Da quando ho saputo che si era ammalato sono andato spesso a trovarlo e quest ’ estate è venuto con la famiglia al mare dove ero io e ci siamo visti parecchie partite insieme. Qualche giorno fa….. a S.Stefano….. sono andato da lui a Giussano e mi ha fatto la sorpresa di farmi trovare,oltre che ai suoi collaboratori della sua scuola calcio,il grande Mino Favini. E’ stato un regalo bellissimo. In questi ultimi anni, da quando siamo tornati a frequentarci, è lui che mi sta dando un grande aiuto con il suo esempio.
Quando esco da casa sua, dopo ore che sembrano attimi, ho una sensazione di leggerezza e serenità che difficilmente provo.
Con i brividi e la pelle d’oca dico: “GRAZIE STEFANO “

Gigi Cagni