Emozioni indelebili

20 Maggio 2013
STRISCIONE SPEZIA ULTIMA DI CAMPIONATO 18-05-2013

STRISCIONE SPEZIA ULTIMA DI CAMPIONATO 18-05-2013

Ne vale veramente la pena.
Tutti i mesi fermo ad aspettare una telefonata per tornare su un campo da calcio a esprimere tutto quel bagaglio tecnico e umano che contraddistingue noi allenatori “esperti”.
Sì, ne vale proprio la pena se poi hai un risultato di espressione di stima, da parte di una tifoseria calda e passionale, che ti dedica uno striscione toccante e un applauso finale da brividi.
Il bello e il brutto di questo lavoro che è pieno di contraddizioni.
Ma io cerco di cogliere e immagazzinare solo le cose che mi possono fare crescere e migliorare per proseguire, senza mai abbassare lo sguardo, questo lavoro che ho avuto la fortuna di fare da 43 anni.
Dico 43 anni perché anche i 20 anni da calciatore li ho vissuti con la stessa intensità e emozionalità.
Tre mesi allo Spezia hanno contribuito in modo esponenziale alla mia crescita professionale.
Ma non solo.
Sono arrivato in un momento delicatissimo sotto il profilo psicologico, in un ambiente depresso dal risultato della gara interna contro il Novara.
Sapendo, però, che la squadra aveva dei valori tecnici e che avrei trovato un ambiente, tifoseria e stadio, adatti al mio modo di concepire una partita di calcio.
Ero certo, e lo sono sempre stato, che sarei riuscito ad ottenere l’obiettivo che mi era stato richiesto.
Più andavo avanti nel lavoro e più mi arrabbiavo perché non riuscivo a capire il motivo per cui, questa squadra, non stava facendo il campionato che, tecnicamente, avrebbe “potuto” fare.
Piano piano, con pazienza e con alti e bassi, ci siamo tolti delle belle soddisfazioni.
Ma mai avrei pensato di vivere un’emozione così INTENSA nella partita finale al Picco.
Grazie a tutti, quello che è accaduto sabato rimarrà indelebile per sempre.

Gigi Cagni


Ringraziamenti e ……chiarimenti

17 giugno 2012

Inizio ringraziando e scusandomi con chi mi ha scritto in questo ultimo mese in cui, per ovvi motivi, non ho potuto esaudire le loro richieste.

Ringrazio anche quelli che mi hanno criticato con educazione perché tutto serve per crescere, solo dibattendo diverse opinioni si riesce ad avere un quadro più ampio degli argomenti.

Dovete anche capire però che sarebbe scorretto se oggi, nell’analisi personale della mia esperienza, nominassi persone che non possono controbattere sul blog.

Quindi mi limiterò a esprimere le mie impressioni e le mie valutazioni cercando di non entrare nello specifico di avvenimenti in cui dovrei parlare di altri e non del mio lavoro fatto con i giocatori.

Alla fine ognuno di voi trarrà le proprie conclusioni e giudicherà più o meno soddisfacente la mia analisi.

A ottobre sono stato contattato per vedere se c’era la mia disponibilità a prendere il Vicenza che aveva disputato 8 partite facendo 3 punti soltanto.

Ho incontrato i rappresentanti del Vicenza, compreso il Presidente Cassingena, e immediatamente ho accettato l’incarico senza discutere sull’ingaggio (il mio standard d’ingaggio era molto alto) perché ero convinto di potere lavorare bene con questi giocatori e salvarmi, anche con delle difficoltà, ma salvarmi.

L’unica cosa che avevo chiesto era carta bianca nella gestione della squadra, non volevo interferenze riguardo all’aspetto tecnico-tattico e fisico del gruppo.

Il Presidente mi aveva scelto per la mia esperienza e professionalità oltre a un curriculum di buoni risultati.

Ho fatto in fretta a contagiare i giocatori con la mia passione e conoscenza dei diversi modi di stare in campo.

Sapevo di avere un gruppo di buone qualità tecniche non, però, conoscendone i valori di professionalità e personalità.

Tutto è filato liscio per 3 mesi e mi riferisco sia al mio modo di allenare tecnico-tattico che fisico.

17 anni di preparazioni fatte fare e 19 fatte da giocatore un po’ di esperienza me l’avevano data.

La cosa più difficile all’inizio è toccare i tasti giusti per fare rendere immediatamente i giocatori perché l’aspetto psicologico quando hai perso molto nelle gare precedenti è fondamentale.

In quel senso ho cercato di istruire tutti i collaboratori che erano a Isola Vicentina perché tutti dovevano seguire il mio modo di gestire psicologicamente i giocatori essendo l’unico responsabile e anche referente del risultato finale.

Oggi più che mai i giocatori devono avere un referente solo e deve essere l’allenatore.

Ci sono così tante componenti attorno all’ambiente che se non hai la forza di imporre la tua linea e non sei l’unico che la fa rispettare, difficilmente riesci a gestire un gruppo così variegato di persone.

La domanda più ricorrente è cosa è successo a Gennaio. Niente di particolare se non che c’è stato un calo psico-fisico dovuto a tanti fattori ma il più importante, secondo me guardando la storia della squadra negli ultimi tre anni, è che questo gruppo di giocatori quando raggiunge un risultato soddisfacente non ha la cattiveria necessaria per raggiungerne un altro più avanti.

Entrare nelle loro teste non è facile specialmente se I MESSAGGI non sono uguali.

La cattiveria agonistica, le motivazioni e la conoscenza di quello che serve per vincere e avere traguardi importanti non riesci a costruirla da solo e in breve tempo.

La cosa più difficile è uscire dalle difficoltà trovando le soluzioni giuste e condivise con chi ha le responsabilità, i giocatori devono fare i giocatori e basta, non devono avere altre responsabilità.

Quando vengono le difficoltà e tutto ti sembra crolli e ti prende lo sconforto, l’ambiente ti critica e si cominciano a sentire spifferi di ogni tipo, l’unica cosa da fare è chiudere la finestra, confrontarsi e trovare la soluzione.

Se poi si ritiene giusto cambiare l’allenatore deve essere fatto prendendosene la responsabilità e, soprattutto, essendone convinti.

Quando sono tornato le difficoltà erano superiori ed è il motivo per cui ho fatto delle scelte impopolari.

L’unico responsabile dovevo essere io proprio per i motivi che ho sopra elencato.

Ho cercato di comprendere il più presto possibile quelle che potevano essere le prime cose da fare in una situazione più difficile di quella di ottobre in riferimento ai punti fatti nelle 8 gare (soprattutto i 2 punti nelle 5 partite in casa), alla classifica e alle poche gare che dovevo disputare.

Ho così deciso di ACCOLLARMI la sconfitta di Pescara per stare con loro e anticipare il mio lavoro di ricostruzione per arrivare, almeno, ai play-out.

Adesso posso precisare il mio sfogo con Ferretto a Pescara.

L’avevo preparato perché così avrei distolto tutta l’attenzione sulla sconfitta pesante.

Difatti per tre giorni si è parlato solo di quello senza dare risalto alla sconfitta e lasciandomi preparare al meglio la prima delle 4 partite decisive (pensate se non avessimo vinto con il Modena, saremmo retrocessi già dopo la gara).

Con calma e scavalcando ogni ostacolo senza fare polemica con chi avrebbe voluto farla, siamo arrivati a disputare il play-out con 20 giocatori soltanto fra cui due giovani inesperti come Capitanio e Mbida.

Ciononostante ero convinto che ci saremmo salvati.

Potete criticarmi su tutto ma non come ho preparato i 180’ avendo la conoscenza sia dell’organico che della condizione psico-fisica.

La partita di Empoli ha espresso tutto il campionato.

Secondo me anche il play-off del Varese ha detto che il mio esonero è stato affrettato.

Se non si comprende che certe gare vanno viste non soltanto per quello di sbagliato che fai tu ma anche per la forza dell’avversario, vuol dire che hai una visione distorta della realtà.

Non credo che mi passerà mai la delusione della sconfitta con retrocessione di Empoli ma, professionalmente e razionalmente, ho dovuto accettare che molti giocatori non erano all’altezza di disputare gare di grande intensità per mancanza di caratteristiche fisiche e mentali.

Il sistema calcio in Italia ha preso una strada che non può essere quella giusta se nel campionato scorso sono stati cambiati più di 40 allenatori fra A e B.

Spero di essere stato esaustivo nell’analisi della mia avventura di Vicenza.

Siccome i benpensanti diranno “ma lui che responsabilità ha avuto che ha parlato solo di altri, possibile che non abbia sbagliato niente?”.

Tranquilli che io sono abituato a essere obiettivo con me stesso e di errori ne ho fatti senz’altro e spero di avere l’opportunità, in altre occasioni, di non ripeterli, però è anche vero che non posso non pensare che ho fatto 33 punti in 24 partite e se ci penso mi inc……di piu.

 Gigi Cagni


Cogli l’attimo

1 dicembre 2011

Capire il motivo per cui vieni esonerato è sempre difficile. Per quanto mi riguarda, oggettivamente, solo una volta è stato giustificato e mi riferisco all’anno 97-98 a Verona con presidente Pastorello. A Parma nel 2008 con un contratto biennale e dopo sole sei gare, ho ancora più difficoltà a comprenderne le ragioni. Se poi il Presidente Ghirardi lo fa per telefono dicendoti che sei un bravo allenatore e una brava persona e che lui ha troppe pressioni, la cosa diventa ancora più incomprensibile. Stai fermo 2 anni in cui vai molto vicino a essere scelto da molte squadre che poi, però, fanno una scelta diversa a favore di colleghi con curriculum meno prestigiosi, la risposta alla domanda diventa ulteriormente incomprensibile. Ma in questo lungo periodo di inattività ho cercato, comunque, di essere pronto a un’eventuale chiamata per non trovarmi impreparato per chi avesse ancora fiducia in un “VECCHIO” allenatore. Più avanti spiegherò il motivo di questa sottolineatura. Faccio una premessa e mi rivolgo ai miei assidui lettori. Vi ricordate quando vi ho detto che la fortuna capita a tutti ma bisogna essere pronti a coglierla? Eccovi la dimostrazione. La sera del 5 ottobre ero a Mediaste Premium a fare il commentatore, altra bella esperienza, della B serale. Finita la trasmissione alle 23 e 45 ho accompagnato il conduttore a casa: determinanti quei 10’persi. Arrivato in camera dell’albergo stavo spegnendo il telefonino attaccandolo alla batteria quando mi arriva un messaggio “Mi scusi l’ora sono Cassingena è sveglio?” Rispondo sì. Immediatamente squilla il telefono e dall’altra parte il Presidente mi dice che vorrebbe incontrarmi la mattina a Vicenza. Mi è venuta spontanea una domanda, capendo benissimo il motivo della richiesta senza dire altro: “E’sicuro di volere me?” Risposta: “Venga domani”. Il desiderio di tornare ad allenare si realizzava. Già da giugno, dopo il primo colloquio con il Presidente, la squadra mi intrigava, sono un “animale” molto istintivo in queste cose. Conoscevo i giocatori, avevo visto le strutture dove la squadra si allenava e avevo avuto sensazioni positive. Quindi la mattina, in macchina, ho chiamato immediatamente il mio preparatore, Prof. Alberto Ambrosio, dicendogli di trovarsi al casello di Brescia che saremmo andati a Vicenza “SICURO CHE AVREMMO FATTO ALLENAMENTO IL POMERIGGIO” perché lo volevo. L’incontro con tutto lo staff dirigenziale, compreso il Presidente, è stata una formalità perché io VOLEVO allenare il Vicenza ma, soprattutto,TORNARE SU UN CAMPO DA CALCIO. Quindi le scaramucce contrattuali sono state un proforma, l’importante era che tutti e due volessimo la stessa cosa. Da quel giorno sono rinato, gli anni di inattività sono scomparsi, l’adrenalina ha ricominciato a scorrere e tutto mi è sembrato naturale. Riprendo il discorso del VECCHIO perché la cosa è interessante. Già in altre occasioni e con uomini di calcio avevo chiesto come mai ero sempre in procinto di essere scelto ma poi venivo scartato. Nessuno, in apparenza, sapeva dare una spiegazione logica. Qualche settimana fa, parlando con un dirigente del Vicenza, ho fatto la stessa domanda e la risposta è stata “..Sai nel parlare di te nell’ambiente, tutti a dire che eri VECCHIO con metodi antichi, con un calcio non moderno, che vuoi giocatori esperti e non fai giocare i giovani ecc..” ma la cosa più bella è che ha aggiunto.. “quando li risento gli dico che, sorprendentemente, sei moderno con un’arma in più L’ESPERIENZA. Poi, un giorno, qualche solone del calcio mi spiegherà cosa vuol dire essere MODERNI in questo mestiere in una Nazione dove il RISULTATO è più importante del gioco. Nel prossimo articolo vi racconterò cosa vuol dire subentrare cercando di intuire, il più presto possibile, quali mezzi usare per fare rendere al meglio l’organico a disposizione. A presto.  

Gigi cagni


Quella Passione che ti riempie il petto

26 ottobre 2011


Ragazzi sono tornato. Come potete immaginare ho avuto un po’ da fare!!! Quelli che mi hanno seguito dall’inizio della mia avventura di “blogger” sanno quanto io possa essere felice di questa mia nuova avventura. Ringrazio tutti quelli che mi hanno fatto l’in bocca al lupo (crepi sempre) e tutte le migliaia di persone che hanno interloquito con me in questi due anni di assenza dai campi. Per merito di tutti non mi sono mai sentito fuori dal mio mondo. Parlare di calcio per me è la vita. Le persone che mi sono vicine si sono accorte che, con l’adrenalina tornata in circolo, sono tornato un ragazzino. Lo dico sempre, e tante volte l’ho detto a chi di voi mi ha chiesto suggerimenti non solo tattici, LA PASSIONE è determinante per qualsiasi attività e se ”ti riempie il petto“ ti permette di superare qualsiasi ostacolo.

Sono tornato ad INSEGNARE calcio e ho la presunzione di dire che ne conosco diverse sfaccettature. Conoscerlo completamente è impossibile perché, fortunatamente, le varianti sono così infinite che non puoi avere la certezza di niente. Se ne hai la volontà ogni partita ti può insegnare qualche cosa di nuovo. Nella mia carriera ho giocato 600 partite ufficiali e fatto migliaia di allenamenti, vi posso assicurare che non c’è mai stato una volta che non mi sia stupito di qualche cosa  di nuovo, e non mi riferisco solo alla tattica. Questo è il motivo principale per cui mi sento ancora “principiante” con la bellissima sensazione di scoprire e apprendere giorno dopo giorno qualche cosa che mi stupisce o fa riflettere. Lo ripeto con grande gioia, voi mi avete aiutato a sentirmi sempre partecipe di questo mondo così variegato ma colmo di episodi che scatenano la voglia di mettersi sempre in discussione e alla prova. Adesso che ho ripreso il contatto con voi vi chiedo di portare pazienza ancora per 10 giorni. Dopo il trittico AlbinoLeffe, Juve Stabia e Gubbio riprenderò a rispondere alle vostre domande con il piacere di riuscire, in qualche caso, a risolvere i vostri interrogativi. A presto.

Gigi Cagni