Per un calcio spettacolare e moderno

18 aprile 2010

All’inizio di questo campionato tutti a parlare di Guardiola e a pensare che con allenatori giovani si sarebbero potuti raggiungere risultati importanti perché il GIOVANE significava innovazione e spettacolo. Siamo alla fine e, come non era mai accaduto, sono stati cambiati più di 20 allenatori. Noi siamo il paese delle mode e non del cambiamento programmato e con una logica razionale e costruttiva. Oltretutto non abbiamo la cultura dello spettacolo inteso nel vero senso etimologico del termine, perché quello che conta per noi è il RISULTATO.
Martedì sera sono andato a S. Siro a vedere la finale della Coppa Italia Primavera fra Milan e Palermo.
Uno spettacolo di pubblico e anche di gioco, compreso un arbitraggio consono e cioè, fischiare poco e non accettare lamentele da parte dei contendenti, ottimo segno di maturità e cultura sportiva.
Ho visto dei giovani di grande talento in tutte e due le formazioni, secondo me pronti per categorie superiori. Tutti a chiedersi, e questa è una domanda che ricorre sul mio blog costantemente: ”COME MAI DA NOI NON SI FANNO GIOCARE I GIOVANI e si preferiscono giocatori più esperti anche se meno qualitativi?” Di nuovo il paragone con il Barcellona che sta utilizzando ragazzi del settore giovanile o presi da altri club in tenera età. Posso darvi la risposta perché sono stato a vedere, in prima persona, come sono organizzati e ho parlato con il Pep di questo argomento.
Prima cosa la primavera del club Catalano fa il campionato di C1 per abituare i giovani ad avere il confronto non soltanto tecnico ma, soprattutto, fisico che è il problema principale del cambiamento repentino dal settore giovanile al professionismo.
Qui veniamo alla prima differenza importante, accettare che la squadra perda molte gare. Ve lo immaginate in Italia come sarebbero accettate tante sconfitte? Quale allenatore accetterebbe un compito di questo tipo? Poi veniamo a quello che accadrebbe se questo avvenisse, con l’innesto di molti giovani, nei nostri campionati sia di A che di B. I media per primi, che ora cavalcano questa ipotesi, se la squadra non avesse risultati positivi subito sarebbero i primi a chiedere l’esonero di chi li allena. E non parliamo dei presidenti che parlano di aziendalismo e di programmazione e poi alle prime avversità, addirittura alla prima giornata come è già successo, cambiano. E cosa dire degli atteggiamenti che hanno i giovani talenti dopo qualche buona prestazione? Diventano ingestibili e perdono l’umiltà che è alla base dei grandi campioni. Come sempre la verità sta nel mezzo. Per esperienza personale vi dico che i giovani crescono nel modo giusto se in una squadra c’è il mix giusto con giocatori esperti che li aiutano a crescere ma, soprattutto, una società che li educa alla professione senza accettare le loro bizze. Quindi, se vogliamo avere un calcio spettacolare e moderno come sta accadendo in tutta Europa, non possiamo prescindere da UN’EDUCAZIONE SPORTIVA da parte di tutte le componenti iniziando ad accettare il risultato del campo senza polemiche e isterismi.

Gigi Cagni