l’allenatore moderno

25 settembre 2013

Italy trainingLo spunto me lo ha dato la Gazzetta dello Sport del 24/9 in cui, a pag.6 – dove si parla delle Sorelle Scudetto -c’è una riga del sottotitolo che dice: “..E gli allenatori tornano a fare la differenza”.
Io aggiungo: Gli allenatori faranno sempre di più la differenza.
Ma perché questo accada bisogna che gli Allenatori abbiano la possibilità di poter lavorare, per dimostrare le proprie capacità, in un ambiente che gli permetta di metterle in evidenza.
Questo non può accadere se le squadre le fanno i Presidenti con 30 giocatori buttati lì senza un progetto e una logica tecnico-tattica, pensando già che, se dovesse andare male, si cambia allenatore.
C’è stato un cambiamento epocale, senza che nessuno se ne accorgesse, quando si è allungato il mercato rendendolo quasi permanente, la cui diretta conseguenza è stata il dover accettare i ricatti dei giocatori sui prolungamenti dei contratti.
Nessuno ha pensato che se le società non fossero state forti nel difendere il proprio allenatore, questo avrebbe avuto grossi problemi nella gestione dello spogliatoio.
Spogliatoio sempre più difficile da gestire nel momento in cui verranno a mancare i “vecchi leaders”, gli esempi da seguire (e quel tempo non è lontano).
Inevitabilmente il leader diventerà l’allenatore a cui spetterà, non soltanto la gestione tecnico-tattica, ma anche quella di collegamento e di unione delle personalità dello spogliatoio, compresa la comunicazione esterna.
Quindi, e qui mi rivolgo ai miei colleghi giovani, non abbiate fretta di arrivare alle categorie alte.
Non pensiate che, perché avete fatto i calciatori , sia tutto semplice quando si passa dall’altra parte.
Cercate esperienze di difficoltà graduali, bruciarsi è facile in un ambiente con pressioni così alte come quelle del calcio italiano.
Ripeto il concetto: cari Presidenti “la figura dell’allenatore deve essere rivalutata” e non può esserlo se alla fine dei campionati se ne cambiano più di 45, ciò va a discapito dello spettacolo.
Mai, come questo inizio di campionato, si sono viste partite così brutte sotto il profilo tecnico poiché si nota già, da parte degli allenatori, la ricerca del risultato a tutti i costi con il minimo rischio.
Il caso Giampaolo dimostra quanto sia difficile reggere a degli stress che non hanno niente a che fare con il campo, anche se il suo comportamento non è certamente da prendere da esempio perché, comunque, devi avere rispetto per chi ti ha ingaggiato.

Gigi Cagni


4-3-3 : Composizione e movimenti

6 gennaio 2010

Composizione

E’ arrivato il momento di entrare nello specifico. Dopo tanti articoli introduttivi a livello generale della sfera calcio, inizierò a parlare di moduli visti dal mio modo di interpretarli. Siccome voglio proporli al meglio di quello che sono le mie idee facciamo che io possa avere a disposizione le migliori scelte di ogni elemento della squadra per il modulo descritto. Quindi ipotizziamo io possa fare il mercato e riuscire a ottenere quello che desidero. Il primo modulo, il mio preferito e quello che mi ha dato più soddisfazioni e successi, è il 4-3-3. Nella costruzione iniziale voglio avere l’asse centrale, e cioè: il portiere, il centrale dif., il c.m.m e il centravanti, composto da giocatori non soltanto di valore tecnico–tattico, ma di personalità e esperienza. Attorno a questo asse si costruisce tutto il resto. Il portiere deve essere alto (come dico io, guardandolo da 40m in mezzo al campo“DEVE COPRIRE LA PORTA”)sapere leggere la partita, calciare con tutti e due i piedi, comandare ed essere in grado di fare la parata partita. Dei due centrali uno deve essere rapido e veloce e l’altro alto e forte di testa, uno dei due deve essere il leader della difesa. Dei due terzini (scusatemi ma io uso ancora i termini antichi, l’importante è capirsi) quello più difensore deve essere quello di destra anche se deve avere delle qualità tecniche di impostazione e sapere crossare,ma deve essere prima di tutto un buon difensore, agile, veloce e sufficiente di testa. Quello sinistro anche se non eccessivamente bravo come difensore deve avere le qualità del fluidificante sx e cioè: velocità, resistenza, senso tattico ma, soprattutto il cross (poi vi dirò come li voglio).

 I tre c.c. sono quelli che danno l’equilibrio alla squadra con il loro senso tattico e la loro dinamicità, oltre alla forza fisica, perché operano nella porzione del campo più strategica dove devi vincere i duelli per riuscire a dominare la zona. Il C.M.M è il giocatore che deve mantenere gli equilibri, impostare il gioco e quindi avere le geometrie in testa, anche se non troppo rapido deve essere svelto nell’intuizione delle due fasi e comandare i compagni e, la cosa più importante, essere quello a cui potere dare la palla nei momenti di difficoltà. Se fisicamente ben messo e forte nei contrasti, meglio. Gli altri due c.c. devono avere caratteristiche diverse e cioè, quello di dx oltre che bravo tecnicamente,veloce e resistente deve avere l’intelligenza dell’inserimento e il cross oltre al tiro. E’ chiaro che deve avere anche le qualità tattiche della fase difensiva. Quello di sx deve essere mancino, forte fisicamente, resistente, molto bravo tatticamente e forte nel contrasto. Deve avere anche buona velocità e rapidità. Ora le tre punte. Quella centrale forte fisicamente,forte di testa ma soprattutto brava tecnicamente e tatticamente. Veloce e rapida è il massimo. L’ala destra deve essere veloce, resistente, dribbling e cross di qualità e tatticamente intelligente. A sinistra una punta esterna di piede dx ma capace di crossare di sx, rapida e veloce con tiro e senso del gol, dribbling fantasioso, non necessariamente resistente e tatticamente diligente anche se deve attenersi in generale alla fase difensiva nei modi richiesti da me.

Movimenti

Fig. 1

E adesso facciamoli giocare. La distanza fra i difensori centrali e il centravanti deve essere sempre uguale, non voglio vedere buchi in mezzo al campo. I primi difensori sono le punte e i primi attaccanti sono i difensori. Nella fase difensiva il centravanti si deve preoccupare dei due centrali avversari temporeggiando in mezzo e cercando di portare uno dei due in possesso palla, verso l’esterno, mentre le ali devono occuparsi dei terzini avversari con una diagonale interna, nel momento in cui la palla va sull’esterno aggredirli e costringerli a calciare sulla fascia SENZA FARSI DRIBBLARE ALL’INTERNO ( fig.1). Voglio questo fatto al meglio perché prima recuperiamo la palla meglio è, quindi se lo facciamo il più alto possibile siamo più vicini alla porta avversaria e, soprattutto, più lontani dalla nostra (farlo capire alle punte è veramente un’impresa, di solito non comprendono che così facendo corrono meno e hanno più possibilità di fare gol).

Fig. 2

 
Comunque la squadra in riferimento alla palla deve formare sempre un triangolo,o isoscele o rettangolo. Se la palla è in mezzo, il vertice è il centravanti, i lati sono i compagni in diagonale e la base la linea difensiva (tutto quello che dico provate a disegnarlo, io sono un grafomane e metto sempre tutto su carta quello che penso) ( fig.2).

Fig. 3


Invece se la palla è sull’esterno il vertice è l’ala e i lati sono sempre i compagni con la diagonale più marcata verso il lato opposto, la  base sempre i quattro difensori (fig.3). Se non riesco a pressare alto perché l’avversario è molto più forte, comunque le mie punte devono iniziare a farlo non oltre la metà campo.

Fig. 4


 Solo l’ala sx e il centravanti possono fermarsi a metà campo per tenere impegnati tre difensori avversari, gli altri sotto la linea della palla pressare sempre il portatore di palla con i compagni in diagonale( fig.4 ).Quindi, determinante è essere forti nell’uno contro uno. Il contrasto deve essere fatto con tutto il corpo sul peso dell’arto che lo fa, si vince con la concentrazione, la tecnica giusta e la carica agonistica prima che con il corpo. La posizione deve essere sempre a GUSCIO compatta pronta all’impatto, se devo temporeggiare devo portare l’avversario sull’esterno (se sono sulle fasce)altrimenti costringerlo ad andare sul suo piede SBAGLIATO. Non si dovrebbe mai, ma, a maggior ragione, più mi avvicino all’area e meno devo buttarmi a terra. Non voglio scivolate se non sono sicuro di prendere palla/uomo, in area ancor meno. Quando hai il culo per terra sei morto, in piedi puoi sempre ricuperare. Dalla metà campo verso la mia porta, soprattutto negli ultimi 20m non voglio vedere nessuno indietreggiare, il possessore di palla deve essere sempre pressato e se ti dribbla devi correre verso la porta facendo il percorso più breve mentre un compagno ripressa e gli altri fanno la diagonale più o meno marcata in conformità della vicinanza all’area. Non voglio il fuorigioco se non in inferiorità numerica o nelle uscite dall’area dopo una respinta. La linea difensiva deve rimanere “linea” solamente a palla coperta o quando si fa il pressing (solo sulle fasce laterali e comandato dal centrale). E infine nei 16m bisogna GUARDARE L’UOMO e non la palla, specialmente sui cross, la regola è: UOMO-PORTA-PALLA e non viceversa. Termino con la cosa che ripeto continuamente, le partite si vincono vincendo i duelli, stando sempre in piedi e con il COMPASSO STRETTO, devi sapere che quando allarghi le gambe oltre la linea delle anche sei sbilanciato e vulnerabile, la sensazione che devi sempre avere è di TONICITA’ MUSCOLARE e di convinzione agonistica.

Fig. 5


Veniamo alla fase OFFENSIVA, per me la più divertente. Voglio il possesso palla, il mio scopo finale è, principalmente, il cross, fatto sul primo palo, se sono sulla fascia verso il vertice dell’area grande, sul secondo più mi avvicino alla linea di fondo, e sul secondo o indietro forte se sono sulla linea di fondo o dentro l’area. Secondo me i gol si fanno in percentuale (togliendo le palle inattive): per la maggior parte su cross e poi con l’uno-due o con il tiro da fuori (che non ha più nessuno perché hanno paura di essere fischiati). Sulle fasce negli ultimi 20-25m voglio il dribbling senza paura e la finalizzazione veloce che sia il cross, l’1-2 o il tiro senza timore. Quindi massimo 3 tocchi fino ai 30m. I difensori devono fare girare la palla velocemente facendo sempre il sostegno per poi velocizzare con schemi diversi nella verticalizzazione, nella costruzione dello schema la palla nella maggior parte dei casi deve passare dalla punta centrale(ecco perché la voglio forte fisicamente,forte di testa e tecnicamente), con un c.c. che fa il sostegno per poi lanciare sulle fasce. Sul cross il centravanti va sul primo palo,il c.c. della parte opposta sul portiere e l’ala sul secondo o viceversa (fig.5).Vedete non voglio più di tre uomini alla conclusione perché gli altri devono mettersi in semicerchio fuori dall’area per la respinta. 

Fig. 6

Nel caso in cui sia pressato sulla mia linea difensiva si deve lanciare sul centravanti (come detto forte anche di testa)per la spizzicata con gli esterni che tagliano verso la porta( fig.6).Mi piace il possesso palla con cambi di campo, voglio tutti i giocatori a chiedere la palla, non voglio passaggi orizzontali, specialmente in mezzo al campo, il sostegno deve essere più in verticale possibile per non fare intercettare la palla. Nella costruzione del gioco se voglio andare sull’esterno devo passare prima dal centro e il contrario se voglio andare al centro. Con il 4-3-3 puoi contrastare qualsiasi tipo di modulo avversario nelle due fasi ecco perché è il mio preferito. Questa è una spiegazione ridotta e fatta per poi essere sviscerata al meglio attraverso le vostre curiosità, non so se sono stato chiaro ma è difficile esserlo in questo modo, anche perché con i giocatori uso la lavagna per dare il primo insegnamento visivo. In futuro vedremo di  usare altre metodologie per rendere più chiare le spiegazioni.
Ora a voi la parola.

Gigi Cagni


Subentrare in panchina

29 dicembre 2009

Una delle cose più difficili del nostro lavoro è quando vieni chiamato a sostituire un tuo collega a campionato iniziato. La prima cosa,ed è la più importante,è che devi avere la massima conoscenza di chi andrai ad allenare e,soprattutto, la massima convinzione di riuscire ad ottenere l’obiettivo che ti viene richiesto. Accettare una proposta di lavoro solo perché non ce la fai più a rimanere a casa e quindi accetti tutto pur di lavorare,è l’errore più grosso che si possa fare. Lasciatevelo dire da chi l’ha vissuto in prima persona quando, ho accettato di andare a Catanzaro, qualche anno fa. Anche se sono andato con tutta la mia passione e l’entusiasmo possibile e ho cercato di portare la mia esperienza e professionalità, non avevo la conoscenza delle qualità della squadra ma, soprattutto, del tipo di società e ambiente che andavo ad affrontare. Devo poi aggiungere,e questa cosa mi è servita tantissimo, che per la prima volta nella mia carriera, ho scelto i soldi. Prima di incontrare un dirigente della società, non essendo istintivamente convinto della scelta, mi sono detto “SE MI DANNO QUESTI SOLDI(vi posso assicurare per 9 mesi tanti)VADO”, ma già mentre me lo dicevo avevo delle sensazioni strane. Comunque me li hanno dati e guarda caso non ha funzionato. L’ingaggio è importante perché è la distinzione della tua qualità e professionalità ed è L’UNICA DIFESA che hai del posto di lavoro(anche se sembra serva a poco visto gli esoneri di quest’anno,poi i presidenti si lamentano perchè devono pagare due allenatori ma io non ho mai messo la pistola alla tempia di nessun presidente per farlo firmare)ma ,guarda caso,l’unica volta che ho scelto il denaro,è andata male. Non è un caso,aveva ragione un mio vecchio presidente: ALLA LUNGA LE SPECULAZIONI NON PAGANO. Come non pagano la poca professionalità,la mancanza di sacrifici,la non dedizione al lavoro e il rispetto sia di chi ti paga che per la professione che svolgi. Fatta questa premessa vi porto la mia esperienza di quando sono subentrato,e devo dire che ha sempre funzionato, anche a Catanzaro, perché quando sono arrivato li ho tenuti a galla, poi quando mi sono DIMESSO rinunciando a molti soldi,in 3 anni sono passati dalla B ai dilettanti. L’impatto iniziale deve essere soft perché, chiaramente,arrivi in un ambiente depresso. Nel più breve tempo possibile devi capire quali sono i problemi più importanti premettendo, naturalmente, di essere a conoscenza del valore tecnico della squadra, necessariamente già visionata e valutata. Devi portare la CONVINZIONE che ha le possibilità di raggiungere l’obiettivo. Nel primo periodo devi stravolgere poco tatticamente, a meno che, come mi è successo a Salerno,la squadra subisca tanti gol e quindi si deve cercare di equilibrarla nella fase difensiva per dare più serenità e sicurezza, così diventa determinante l’aspetto psicologico più di quello tattico. Di conseguenza ogni fattore che possa avere un impatto negativo sulla convinzione e la consapevolezza di riuscire ad arrivare all’obiettivo, deve essere debellato dalla loro mente(per esempio proibire di guardare la classifica). Il leader inizialmente sei tu, hai, l’unico aspetto a tuo favore del primo periodo, TUTTA la squadra che ti segue perché si sentono tutti titolari e quindi danno il cento per cento, e questo fattore va sfruttato. Fatte le considerazioni generali poi bisogna operare e qui subentra la tua esperienza nella preparazione degli allenamenti delle prime settimane. Di solito una squadra STRESSATA PSICOLOGICAMENTE va fatta divertire, senza perdere di vista lo scopo tattico e fisico della preparazione della gara, si devono usare i mezzi più idonei per raggiungere i due scopi(è chiaro che devi conoscere il tipo di lavoro che faceva il tuo predecessore e non farli uguali).La mia linea è molto simile se non uguale di quando ho la squadra dall’inizio e cioè, quando vinco e sto andando bene CARICO, quando ho il periodo no, SCARICO. Anche questa cosa va comunque valutata volta per volta, quelle che sono le mie considerazioni attuali si riferiscono ai comportamenti effettuati in generale. Non ultimo, responsabilizzare e fare rendere al meglio i giocatori più rappresentativi ed esperti, sono loro che sul campo devono portare tutta la loro personalità non solo tecnica. Devo dire che, per come è il calcio moderno, la prima valutazione pratica che faccio, è vedere quali sono le condizioni fisiche dei giocatori. Non puoi raggiungere nessuno scopo tecnico-tattico, nel nostro campionato, senza avere la massima resa fisica di ogni elemento. La sensazione di TONICITA’già nello spogliatoio, come dico spesso “voglio SENTIRE LE VIBRAZIONI DEI MUSCOLI”,è alla base per riuscire ad attuare tutte le strategie che si ritengono necessarie per ottenere le prestazioni utili per il risultato. Da qui in avanti non devi fare altro che fare l’allenatore per quelle che sono le tue conoscenze ed esperienze cercando di non sbagliare il meno possibile, in riferimento alle strategie delle gare e del campionato(la valutazione del calendario è un fattore importante)e, alla fine, avere un po’ di effetto C..,anche se nel libro di Calabresi che sto leggendo -LA FORTUNA NON ESISTE-, si dice il perfetto contrario.

Gigi Cagni


Introduzione agli aspetti psicologici nel calcio

28 dicembre 2009

Il periodo di Coverciano è stato duro perché quando ho fatto il corso nel 90, nei miei primi due anni alla guida del Piacenza, era suddiviso in due sessioni in anni diversi e cioè iniziava a fine campionato e si concludeva prima dell’inizio del campionato successivo, quindi due anni senza nessuna pausa. Però ho un bellissimo ricordo ed è stato veramente utile per ampliare la conoscenza delle materie teoriche ma anche perché tutti  i giorni, c’era un confronto dialettico sia con i docenti che con gli altri corsisti, tutti ex giocatori. Se pensate che la materia che mi ha affascinato di più sia stata la tecnica calcistica o la preparazione fisica o altre che riguardavano la sfera esclusivamente del CAMPO, vi sbagliate perché mi ha letteralmente PRESO la PSICOLOGIA. Sono stato sempre attratto da questo mondo e da chi lo studia per poterne usare le conoscenze, sviluppandole e rendendone l’applicazione utile nella vita giornaliera in tutti i settori. Ho avuto la fortuna di avere un docente veramente di grande spessore sia scientifico che umano e cioè il Prof. Vianello docente all’università di Padova e autore di libri importanti. Con lui, dopo cena, facevo delle passeggiate attorno ai campi di Coverciano e, senza porgli domande specifiche, lo ascoltavo parlarmi a ruota libera di quanto fosse importante l’essere a conoscenza di questa materia per poter fare rendere al meglio le persone che devono sottostare al tuo comando. Sempre, anche da giocatore, ho cercato di conoscere prima me stesso e poi tutte le persone che facevano parte del mio ambito lavorativo attraverso i loro comportamenti a seconda delle situazioni che si creavano. Ho provato su di me atteggiamenti e comportamenti svariati per scoprire quale effetto avrebbero prodotto nella situazioni che si creavano. Ho sempre dato grande importanza a questo aspetto perché, essendo stato leader, ho compreso quanto fosse determinante la scelta giusta nelle varie situazioni, soprattutto quelle difficili, in cui si poteva determinare il raggiungimento o no di un obiettivo importante. Da uno dei libri del Professore ho provato, nei miei 2 primi ritiri precampionato, il SOCIOGRAMMA e cioè un sistema inventato da lui per capire il leader della squadra , i sotto leader e se c’era qualcuno escluso dal gruppo. Devo dire che ho usato questo metodo più per avvalorare quelle che erano le mie valutazioni fatte senza il metodo, perché è importante che l’allenatore abbia la qualità di saperlo fare d’istinto con le proprie qualità e esperienze. Oggi più di prima il fattore PSICOLOGICO, sopratutto in uno sport di gruppo, ma in un contesto così difficile come quello del nostro calcio, diventa preponderante per la migliore riuscita delle prestazioni e quindi dei risultati. E’chiaro che il contesto sociale è cambiato e i soggetti con cui ti devi confrontare sono diversi, certamente non puoi fare quello che ha fatto con me Mister Silvestri (detto Sandokan), nel 69 quando mi allenavo con la prima squadra, in campo mi diceva che ero un manovale del pallone e che dovevo andare a lavorare, poi andava in sede e diceva che ero uno dei migliori giovani difensori . Quando, anni dopo, l’ho rivisto e gli ho chiesto il motivo, lui mi ha risposto che se non fossi stato capace di reagire a quelle invettive come potevo farlo in uno stadio di 40000 spettatori. Come ho detto questi metodi non sono più utilizzabili ma la sostanza alla fine è la stessa, sono sempre più convinto che il sistema deve cambiare, i giocatori non vanno sempre difesi e protetti perché sono un capitale, bisogna avere la forza di responsabilizzarli specialmente nelle difficoltà, bisogna fare TORNARE e insegnare soprattutto, il significato di GRUPPO, dei valori e i principi che deve avere e che lo sostengono. L’individualismo non deve fare parte del calcio, avendo contratti lunghi devono sapere cosa vuol dire AZIENDALISMO,devono rispettare sia chi li paga sia chi spende per vederli sul campo con prestazioni sempre ad altissimo livello PSICO-FISICO e si accorgerebbero che non sarebbero criticati per errori tecnico tattici, il tifoso vuole vedere l’attaccamento alla maglia (non baciandola e basta). Queste cose fanno parte della mia strategia iniziale dell’approccio psicologico con il gruppo. Poi cerco di comprendere, il più velocemente possibile, la singola personalità per riuscire a farla convivere con le altre e riunirle per affrontare lo scopo comune. Oggi la difficoltà più grossa è che arrivano a fare i professionisti molto presto e hanno una grande preparazione fisica ma difficilmente trovi giovani pronti PSICOLOGICAMENTE alle situazioni di stress che il calcio moderno comporta. Vengono VIZIATI e non istruiti alle dure leggi della notorietà e molti si perdono alle prime asperità. Questa è stata una prima introduzione ad un argomento che ha mille risvolti e che potremo sviluppare meglio con le vostre curiosità specifiche.

Gigi Cagni


La gestione del gruppo

1 dicembre 2009

Fra le componenti più importanti, per fare rendere al meglio il lavoro dell’allenatore, la primaria è senz’altro quella di riuscire ad instaurare un feeling solido con i giocatori. L’esperienza vissuta da giocatore con allenatori di ogni tipo, la tua personalità e il tuo carattere, il gruppo che hai a disposizione (e cioè la sua composizione in riferimento all’età media più l’obiettivo da raggiungere)e l’ambiente in cui operi, sono gli elementi che ti devono fare optare e scegliere il comportamento più adatto. Fermo restando che devi avere dei principi basilari in cui credi, il resto deve essere impostato con l’elasticità necessaria per riuscire a plasmare al meglio le situazioni che si creano durante l’attività che non sono, chiaramente, prevedibili. La cosa più bella e che secondo me succede solo nel calcio, proprio perché le componenti di imprevedibilità sono molteplici, è che si può vincere o perdere con squadre diverse avendo lo stesso comportamento. Quindi è determinante riuscire nel più breve tempo possibile, preferibilmente in preparazione, a capire quale sarà il rapporto più giusto che si dovrà avere con i giocatori, mettendo in preventivo le variabili date dai periodi diversi nell’arco del campionato legate assolutamente ai risultati. Sapendo che, quando entri nello spogliatoio per la prima volta, ogni giocatore ti fa la radiografia e che quindi hai 25-28 giudici che ti analizzano, per prima cosa devi essere CREDIBILE e instaurare un rapporto di fiducia con loro. Come si fa?Semplice: ESSERE SE STESSI. Come ho detto prima si può vincere in tutti i modi, non c’è una regola, però la sensibilità e l’intuizione dell’allenatore sono determinanti perché si può essere allo stesso tempo, in periodi diversi naturalmente, dittatoriali o permissivi e ottenere comunque quello che si vuole. Sonetti mi diceva sempre che la cosa più giusta era LA DEMOCRAZIA DITTATORIALE. Oggi vedo le cose in modo diverso perché è l’esperienza che me lo fa fare.  Devi tenere conto anche che le generazioni cambiano, la società civile cambia, il linguaggio cambia e il mondo del calcio non può rimanerne fuori, quindi un minimo ti devi adeguare con la consapevolezza che riuscirai comunque a ottenere quello che vuoi. Ciò non vuol dire snaturarti ma realizzare il tuo progetto miscelando i vari comportamenti. Entrando nello specifico, ho iniziato facendo il dittatore con regole ferree e ho vinto, poi piano piano il periodo dittatoriale, che c’è sempre, è diminuito nell’arco dell’annata calcistica mischiandosi, a seconda delle esigenze, a quello più democratico e i risultati sono venuti comunque. Penso che quello che DICI è importante ma quello che TRASMETTI, in qualsiasi modo lo fai, lo sia di più.

Gigi Cagni