So cosa voglia dire, dopo un’esperienza così intensa e stressante, essere messo da parte, ti crollano molte certezze e ti senti “abbandonato”dal sistema che fino a qualche mese fa ti faceva sentire importante.
Se si hanno le caratteristiche adatte per fare questo lavoro lo si vede in questi momenti.
Ma non era per essere solidale con questo collega se ho fatto questa premessa, anzi.
Andate a vedere un mio articolo dell’anno scorso, in riferimento alla scelta di Moratti, scoprirete che ero l’unico che l’aveva, pubblicamente, criticata.
Mi ricordo, anche, che all’Inter se ne risentirono e me lo fecero sapere.
Mi ricordo anche che qualche tifoso mi scrisse sul blog: “ Non è che sei invidioso?”.
Non era invidia ma razionalità e conoscenza di questo lavoro.
Criticai la scelta e l’allenatore proprio quando fece quella serie di vittorie consecutive ad inizio stagione.
Il motivo era semplice, ed è lo scopo di questo articolo, perché la squadra vinceva, ma il migliore giocatore era sempre il portiere.
Non perché facesse “la parata partita” ma perché faceva “LE parate partita”
Non era possibile che una squadra potesse avere successo concedendo all’avversario 5-6 occasioni nette da gol.
Sono, da sempre, tacciato di essere difensivista perché parlo molto spesso della fase difensiva e non di quella offensiva.
Ma quando io parlo della fase difensiva parto dagli attaccanti che devono essere i primi a costringere l’avversario a non costruire, solo per il fatto che è un vantaggio loro se la riconquista della palla avviene vicino alla porta avversaria.
È essere difensivisti questo?
È essere difensivisti volere sempre la copertura nei 4 difensori e non la linea?
È essere difensivisti se in tutte le occasioni, in riferimento alla palla e al numero di attaccanti, nello stesso numero i difensori marcano e uno si stacca?
È essere difensivisti se con palla scoperta non voglio i difensori in linea?
È essere difensivisti se insegno l’1 contro 1 e il contrasto e nei 16 metri la marcatura a uomo con riferimento porta e avversario e non la palla?
Se la risposta è si allora sono “difensivista”, mentre io mi reputo razionale e tatticamente equilibrato.
L’estate scorsa, in aeroporto a Roma, ho incontrato Walter Sabatini e, oltre a fargli l’in bocca al lupo, gli ho suggerito di “spendere e investire”su un forte DIFENSORE CENTRALE perché con un allenatore come Zeman sarebbe stato utile avere, in quel ruolo, un giocatore di personalità tattica importante.
Probabilmente non ci sono riusciti e, guarda caso, la cosa non ha funzionato.
Andate a vedere i grandi allenatori che hanno fatto la storia degli ultimi anni, Mou compreso.
In tutte le categorie vince chi prende meno gol.
Due campionati fa l’eccezione fu il Pescara ma, se vi ricordate, per compensare i 60 gol presi ne avevano dovuti fare 90.
Penso che l’eccezione siano i gol fatti, non è facile trovare un attacco così prolifico e se ti capita ti puoi permettere la linea molto alta senza dover scalare e fare diagonali.
Tutti si stanno lamentando perché non ci sono difensori di qualità.
Non è un caso, è perché non si insegna più, o non si sa insegnare, quelli che sono i fondamentali di questo ruolo.
Ma non è soltanto questo grave, è che già nei settori giovanili “fare le coperture, le diagonali difensive e marcare a uomo” sono vocaboli banditi dal linguaggio degli allenatori perché rischiano di essere etichettati come poco inclini a fare un gioco offensivo ed essere come ME, difensivista.
La dobbiamo smettere di enfatizzare e promuovere un “calcio spettacolo” che, guarda caso, non c’è più da anni in Italia.
Come mai non vinciamo più niente nelle competizioni Internazionali?
Forse, sarebbe meglio, tornare a parlare di “equilibri, di razionalità e di insegnamento dei fondamentali in tutti i ruoli ma, soprattutto, in quelli difensivi”.
Il termine equilibrio e insegnamento sono passati di moda, ripartiamo da capo altrimenti non ne usciamo più e cambieremo 45 allenatori all’anno senza dare il famoso SPETTACOLO.
Gigi Cagni