“Ritorno al Futuro”

2 marzo 2010

Cosa sta succedendo? Niente di diverso da tutti gli altri anni. In questo periodo, quando ci si avvicina alla fine del campionato, la prima cosa che conta non è giocare bene e lavorare per il miglioramento  tecnico- tattico, ma, iniziare a lamentarsi e cercare di spostare l’attenzione sulle sviste arbitrali creando sospetti, pensando così di ottenere favoritismi. Anche nel calcio come nella vita sociale abbiamo questa mentalità della necessità di PROTEZIONI E RACCOMANDAZIONI per raggiungere gli obiettivi.
E’ pensiero comune, ed è entrato ormai nel nostro dna, che il fatto determinante sia il CONOSCERE “PERSONE GIUSTE” E NON, IL SAPERE. Credo, anzi, ne sono sicuro, che tutto questo non porterà ad un futuro migliore. Alla fine succederà, come nell’economia, che a un certo punto si dovrà pagare il prezzo più alto e ripartire da capo.
La parola PROGRAMMAZIONE non fa più parte del nostro vocabolario anche perché non andrebbe d’accordo con il TUTTO E SUBITO.
Le contraddizioni che ci sono nel calcio, purtroppo, ci sono anche nella vita di tutti i giorni. E’ sempre meno accettato e usato il MERITO, conta invece molto di più essere INTRODOTTI nel sistema per riuscire ad avere le opportunità, anche se poi non si potranno sfruttare perché mancano le basi per consolidarne l’effetto. Sono sempre stato convinto che alla fine di ogni campionato si ottiene quello che si merita. Non posso pensare che le classifiche finali siano guidate e prestabilite. Li vedo anche io gli errori e pure grossolani, ma fanno parte dell’errore umano e non certamente di strategie occulte.
Se vogliamo avere un calcio che appassioni e che riporti la gente allo stadio, dobbiamo tornare a essere un popolo CIVILE E RISPETTOSO DELLE REGOLE. Tutti gli addetti ai lavori devono fare un passo indietro e tornare ad essere professionali e rispettosi dell’etica. Sono disgustato dai continui capannelli attorno all’arbitro dopo una qualsiasi decisione che non soddisfa, dalle liti fra giocatori dopo un fallo subito o fatto (alle volte si vede addirittura il portiere lasciare la porta per raggiungere i compagni) e le continue proteste con mani alzate per ogni situazione tattica o di contrasto fra due o più giocatori.
Alla fine di ogni gara non si parla più di calcio bensì di calci, o azioni scorrette, o interpretazioni dell’arbitro. La cosa, poi, non finisce lì, ma si protrae per tutta la settimana in numerosi organi di informazione, sempre, e solo, per stigmatizzare argomenti che con la tecnica e la tattica non hanno niente a che fare.
Purtroppo tutto questo ha un effetto a pioggia e sta attecchendo in maniera esponenziale anche nelle partite dilettantistiche e, soprattutto, nei campionati giovanili. Vogliamo porre un freno a tutto questo o lasciamo che la valanga ci travolga? Si sente parlare solo di ridimensionamento dei campionati e non di controlli più severi sulle iscrizioni delle squadre.
La sicurezza negli stadi, compresa la costruzione di strutture nuove e adeguate alla visione di una partita di calcio, passa sempre in secondo piano. Mancherebbe solo di fare il campionato Europeo per grandi club che così saremmo al fallimento completo. Il buon senso deve prevalere sugli interessi personali perché alla lunga ci si guadagna di più.
Con professionalità,etica, regole rispettate e programmazione,  tutto si ristabilirà e potremo godere di settimane e domeniche calcistiche che faranno tornare la passione vera senza assurde manifestazioni di violenza.

Gigi Cagni



Il calcio dovrebbe essere “Passione”

16 dicembre 2009

C’è un termine che oggi non viene usato,o quantomeno usato poco, è: “PASSIONE”. In tutti gli ambiti lavorativi difficilmente si vedono persone trasmettere con i propri occhi il piacere e la voglia di comunicare il desiderio di migliorarsi per ottenere il massimo nella propria attività. E’ il mio cruccio di oggi, e la colpa è del sistema che si è instaurato nell’era moderna e cioè: tutto deve essere fatto in fretta per ottenere il massimo subito, senza costruire basi solide per la durata nel tempo visto che, sembra, il domani non interessi a nessuno. Poi, però, ti capita di conoscere in Kenya un personaggio come Freddie che quando parli di calcio e soprattutto di Genoa si illumina e sprizza passione da tutti i pori. A Malindi ha costituito un Genoa Club e ha scritto un libro (clicca sull’immagine se vuoi maggiori info o per acquistarlo) che accomuna il continente africano al Genoa. Sta anche istituendo una scuola calcio per fare appassionare al calcio italiano i bambini del luogo, perché loro seguono il calcio inglese e quindi le squadre britanniche. Se vi capiterà di leggere il suo libro (Genoa club Malindi cronaca di una stagione indimenticabile dall’africa all’europa) capirete il motivo per cui ho accennato a questo episodio sul mio blog che dovrebbe parlare di tecnica e di tattica. Penso che chi ama il calcio come me ne avrà capito il motivo e cioè, se parli con persone che vivono a 8000 km dall’Italia e che anni fa quando non era ancora arrivato il satellite avevano una radio militare per sentire le cronache delle gare riunendosi in una casa per fare il tifo alla propria squadra,sfottò compresi, non si riesce a comprendere perché chi ha la possibilità di viverlo in diretta sta cercando di renderlo sempre meno appassionante, più egoistico e strumentale. Senza PASSIONE ne abbiamo voglia di parlare di tattica e tecnica! Se è il denaro lo scopo principale, difficilmente ci si può migliorare, perché l’ obiettivo principale è il guadagno e non la programmazione di un futuro che ci possa permettere di GODERE di questo splendido sport. Fortunatamente la storia ci ha insegnato che è sempre questione di cicli,basta avere pazienza e continuare a trasmettere con le proprie azioni, conoscenza e passione e tutto tornerà ad essere godibile come lo era. Il mio non è pessimismo, anzi, al contrario, ho la convinzione,visto i risultati che stiamo ottenendo, che sarà inevitabile tornare all’essenza dei valori che hanno portato il calcio ad essere il gioco più amato nel mondo.

Gigi Cagni