Non perdiamo l’occasione

30 settembre 2013

serie-a-anteprima-600x398-933370Condizione psico-fisica, qualità tecniche e sistema di gioco adatto alle caratteristiche dei giocatori.
Non c’è nessun segreto in quello che sta accadendo ai vertici della classifica di serie A.
Guarda caso tutte le prime 4 hanno “la fase difensiva” migliore.
Certo, la fase difensiva, perché i tecnici hanno fatto capire agli attaccanti che devono essere i primi difensori per aggredire l’avversario più alto e rimanere più corti e compatti.
Poi anche le qualità dei singoli difensori (sicuramente anche allenati nello specifico) hanno avuto la loro parte.
Guarda caso 3 fanno il 3-5-2 o il 4-3-3 e la quarta, il Napoli, cambia spesso modulo da c.c. in sù mantenendo sempre i 4 dietro anche se, sono curioso, voglio vedere cosa farà Benitez contro le grandi.
Ma tutte e 4 hanno attaccanti che rientrano, si sacrificano e coprono tutta la linea d’attacco.
Adesso si parlerà di trasformazione del calcio e si discuterà dell’importanza della fase difensiva.
Basta con le mode in riferimento all’andamento dei campionati.
Parliamo di calcio in modo serio, diamo la dimensione giusta agli avvenimenti.
Guarda caso in tutti i paesi Europei il modulo è quasi sempre lo stesso e gli stadi sono pieni e il pubblico si diverte.
Siamo solo noi che diamo i numeri pensando di far crescere l’interesse e, invece, creiamo solo confusione non soltanto negli spettatori ma anche negli allenatori giovani.
L’anno scorso, allo Spezia, ho cambiato la posizione in campo ad un giocatore (perché l’allenatore avversario, che stava perdendo, aveva messo un giocatore fra le linee), così un suo compagno si è avvicinato alla panchina e mi ha chiesto: “che modulo giochiamo?” Ho risposto: “ secondo te è determinante visto che ho cambiato solo la posizione di uno di voi?”
Secondo me quello che sta accadendo è solo la conseguenza di avere allenatori esperti che sanno cosa vuol dire equilibrio e sacrificio, oltre ad avere la serenità della conoscenza di saper mettere i giocatori nella loro posizione naturale senza invenzioni.
I moduli essenziali sono tre, che possono avere qualche variazione, ma sono sempre tre.
Non fatevi fuorviare dai numeri mediatici e modaioli, creeranno confusione in voi ma, soprattutto, nei vostri giocatori.
Spero che le squadre in vetta non snaturino i loro principi anche in caso di situazioni negative, abbiamo bisogno di razionalità e semplicità e, forse, torneremo a divertirci e a crescere anche senza una marea di top players.

Gigi Cagni


Evoluzione o involuzione

28 agosto 2013

involuzioneE’ iniziato il campionato e già ci sono delle novità importanti.
La prima è che, per essere moderni e innovativi, devi avere due persone che analizzano con te la gara e, insieme, si cerca di comprenderne meglio sia lo svolgimento che i provvedimenti da prendere.
E’ chiaro che devi usare un mezzo tecnico per riuscire a fare questo sapendo che uno dei collaboratori è in tribuna.
Magari con un auricolare e non con il telefono sarebbe stato più “consono” ma va bene comunque.
Un mare di appunti dopo pochi minuti dall’inizio dell’incontro.
Mi sono chiesto “ma come fa a vivere la partita in modo empatico?”.
Mi piace analizzare e cercare di comprendere tutte le novità che avvengono nell’ambito del mio lavoro.
Lungi da me ironizzare su quello che ho visto domenica da parte dell’allenatore della Roma.
Ogni modo di interpretare il nostro lavoro va rispettato.
Ma è da anni che cerco di capire come la tecnologia abbia avuto il sopravvento sulle emozioni e l’istinto, arricchito naturalmente dalla conoscenza del proprio lavoro e dalla esperienza.
Questo sto cercando di capirlo anche in riferimento alla tecnologia in generale (internet, facebook, twitter ecc..), non certamente riguardo all’uso di questi mezzi, ma all’ABUSO.
Ecco perché ho provato tutte queste modernità e sono giunto alla conclusione che, come sempre, la verità sta nel mezzo.
La cosa peggiore è che se non usi tutti questi mezzi sei retrogrado, se non parli un certo linguaggio sei all’antica e se accenni solamente a delle regole di equilibrio in campo sei difensivista.
Non mi sembra che negli ultimi anni si siano fatti passi avanti, anzi.
Non mi sembra che il nostro calcio sia quello più visto e ammirato nel mondo, anzi.
Ma perché invece di scopiazzare e cercare modelli esterofili non iniziamo a essere noi stessi e a mettere in campo tutte le nostre qualità di fantasia e di competenza.
Informarsi, confrontarsi e cercare di progredire è indispensabile ma lo è anche essere consapevoli che non ci si deve snaturare.
Abbiamo sempre avuto i portieri e i difensori più forti al mondo, come mai adesso non ne abbiamo più e spendiamo cifre enormi per prenderne di stranieri?
Siamo in una situazione economica diciamo “non brillante” e i soldi li spendiamo all’estero a discapito del mercato interno.
Lo vogliamo capire che bisogna iniziare a fare crescere i nostri giovani con pazienza, calmierandone i prezzi naturalmente.
E qui entro in merito alla diatriba fra Federazione e AIC sull’età media nei campionati di Lega Pro.
Dico solo una cosa che secondo me è determinante, non solo nel calcio ma in riferimento a tutto il mondo del lavoro, DEVE ESSERE PREMIATO CHI LO MERITA.

Gigi Cagni


“Ritorno al Futuro”

2 marzo 2010

Cosa sta succedendo? Niente di diverso da tutti gli altri anni. In questo periodo, quando ci si avvicina alla fine del campionato, la prima cosa che conta non è giocare bene e lavorare per il miglioramento  tecnico- tattico, ma, iniziare a lamentarsi e cercare di spostare l’attenzione sulle sviste arbitrali creando sospetti, pensando così di ottenere favoritismi. Anche nel calcio come nella vita sociale abbiamo questa mentalità della necessità di PROTEZIONI E RACCOMANDAZIONI per raggiungere gli obiettivi.
E’ pensiero comune, ed è entrato ormai nel nostro dna, che il fatto determinante sia il CONOSCERE “PERSONE GIUSTE” E NON, IL SAPERE. Credo, anzi, ne sono sicuro, che tutto questo non porterà ad un futuro migliore. Alla fine succederà, come nell’economia, che a un certo punto si dovrà pagare il prezzo più alto e ripartire da capo.
La parola PROGRAMMAZIONE non fa più parte del nostro vocabolario anche perché non andrebbe d’accordo con il TUTTO E SUBITO.
Le contraddizioni che ci sono nel calcio, purtroppo, ci sono anche nella vita di tutti i giorni. E’ sempre meno accettato e usato il MERITO, conta invece molto di più essere INTRODOTTI nel sistema per riuscire ad avere le opportunità, anche se poi non si potranno sfruttare perché mancano le basi per consolidarne l’effetto. Sono sempre stato convinto che alla fine di ogni campionato si ottiene quello che si merita. Non posso pensare che le classifiche finali siano guidate e prestabilite. Li vedo anche io gli errori e pure grossolani, ma fanno parte dell’errore umano e non certamente di strategie occulte.
Se vogliamo avere un calcio che appassioni e che riporti la gente allo stadio, dobbiamo tornare a essere un popolo CIVILE E RISPETTOSO DELLE REGOLE. Tutti gli addetti ai lavori devono fare un passo indietro e tornare ad essere professionali e rispettosi dell’etica. Sono disgustato dai continui capannelli attorno all’arbitro dopo una qualsiasi decisione che non soddisfa, dalle liti fra giocatori dopo un fallo subito o fatto (alle volte si vede addirittura il portiere lasciare la porta per raggiungere i compagni) e le continue proteste con mani alzate per ogni situazione tattica o di contrasto fra due o più giocatori.
Alla fine di ogni gara non si parla più di calcio bensì di calci, o azioni scorrette, o interpretazioni dell’arbitro. La cosa, poi, non finisce lì, ma si protrae per tutta la settimana in numerosi organi di informazione, sempre, e solo, per stigmatizzare argomenti che con la tecnica e la tattica non hanno niente a che fare.
Purtroppo tutto questo ha un effetto a pioggia e sta attecchendo in maniera esponenziale anche nelle partite dilettantistiche e, soprattutto, nei campionati giovanili. Vogliamo porre un freno a tutto questo o lasciamo che la valanga ci travolga? Si sente parlare solo di ridimensionamento dei campionati e non di controlli più severi sulle iscrizioni delle squadre.
La sicurezza negli stadi, compresa la costruzione di strutture nuove e adeguate alla visione di una partita di calcio, passa sempre in secondo piano. Mancherebbe solo di fare il campionato Europeo per grandi club che così saremmo al fallimento completo. Il buon senso deve prevalere sugli interessi personali perché alla lunga ci si guadagna di più.
Con professionalità,etica, regole rispettate e programmazione,  tutto si ristabilirà e potremo godere di settimane e domeniche calcistiche che faranno tornare la passione vera senza assurde manifestazioni di violenza.

Gigi Cagni



Riflessioni su calcio e società

22 gennaio 2010

Sono veramente deluso da tutto questo continuo discutere di come gestire il famigerato RAZZISMO negli stadi con delle soluzioni che, come al solito, vanno a discapito della maggior parte delle persone che amano il calcio.
Guarda caso le suddette persone entrano allo stadio, magari con la famiglia, si godono la partita, magari in stadi fatiscenti, ma comunque tifano e soffrono per la loro squadra in modo educato e civile, e alla fine si trovano penalizzati e costretti a dovervi rinunciare per colpa di pochi, sempre gli stessi , oltretutto conosciuti.
E’ mai possibile che nel nostro paese si conosca solo, nei casi di difficoltà, la repressione, senza avere la voglia e la pazienza di analizzare a fondo il problema e PROGRAMMARE una volta per tutte la soluzione definitiva con i mezzi idonei per farlo?
Siamo un paese di grande storia e cultura ma abbiamo un difetto, siamo MALEDUCATI.
A questa generazione non è stata insegnata l’educazione, il rispetto sia della proprietà altrui che della persona. I responsabili principali sono senza dubbio la famiglia e la scuola. Perché lo stadio è diventato un porto franco? Perché si permette di andare a viso coperto e a bruciare o sfasciare i seggiolini senza essere puniti ? Chi ha questi comportamenti non meriterebbe nemmeno di stare in una società civile.
Per realizzare una cosa che in altri paesi è normale, ci dobbiamo impegnare tutti a ristabilire un equilibrio che consenta ai veri sportivi di poter godere dello spettacolo calcistico senza paure.
Non si può prescindere, naturalmente, dall’avere strutture consone per la realizzazione di questo scopo, la costruzione di stadi adatti è di assoluta necessità. E’ chiaro che le componenti principali di questo sport non possono sottrarsi alle loro responsabilità iniziando proprio da noi allenatori.
Non è un mio vezzo il piacere di essere chiamato MAESTRO piuttosto che MISTER, il termine la dice tutta di cosa intendo. Già dai settori giovanili, oltre che alla tecnica e alla tattica, dovremmo EDUCARE i giocatori, con l’aiuto dei procuratori (che dovrebbero essere dei TUTOR per loro), al rispetto per gli spettatori che pagano, per le società che li ingaggiano ma, soprattutto, ad essere da esempio per tutti i ragazzi che li vedono come idoli da imitare.
Oggi, tutto è più veloce, compreso l’esordio che li porta al successo senza una preparazione psicologica adeguata, con le conseguenze che poi vediamo e cioè, di comportamenti non consoni al messaggio che dovrebbero trasmettere.
Chi gliele ha mai dette queste cose? Sono investiti dalla notorietà e nessuno gli ha insegnato come affrontarla e gestirla. Lo stesso vale per i dirigenti e i media, il loro messaggio è determinante, essere pacati e consapevoli dell’importanza dell’impatto che hanno sull’opinione pubblica è determinante.
Detto questo, sono ancora più convinto che il RAZZISMO non c’ entri proprio nulla con le intolleranze e gli atti sconsiderati che avvengono negli stadi.
Se non EDUCHIAMO le persone al rispetto delle regole e al rispetto reciproco non ha nessun senso interrompere le partite per pochi individui che fanno dei versi disumani, assolutamente deprecabili, ma che, a mio parere, non hanno più peso di tutte le altre manifestazioni incivili che avvengono ogni giornata in cui ci sono eventi calcistici.

Gigi Cagni



Lo stretching

11 gennaio 2010

di Alberto Ambrosio

Nel 1980, in seguito alla pubblicazione e diffusione del libro di Bob Anderson, gli esercizi di stretching (allungamento muscolare statico) sono stati inseriti nelle routine di allenamento di pressoché tutte le discipline sportive. Le motivazioni di Anderson nel sostenere la validità dello stretching si basano essenzialmente su un’osservazione: se si vuol ottenere un allungamento della muscolatura prima dello sforzo, si devono evitare esercizi di rimbalzo perché in questo modo le strutture nervose periferiche (fusi neuromuscolari), registrando una brusca variazione di tensione e lunghezza, tendono ad accorciare la muscolatura per difenderla. Contrariamente, assumendo una posizione statica al limite della soglia della tensione avvertita si abituano le medesime strutture ad un incremento in lunghezza delle fibre muscolari. Gli esercizi di allungamento sono particolarmente utili nelle situazioni cliniche quando in seguito all’immobilizzazione di un arto o di una articolazione i tessuti molli si accorciano e con opportune procedure (spesso PNF) assistite (fisioterapista) vengono gradualmente riportati nelle condizioni iniziali cioè quelle che esistevano prima dell’infortunio. Lo stretching è consigliato per le persone anziane che si dedicano ad un’attività fisica moderata perché l’esercizio “dolce” è più adatto ad una muscolatura resa meno elastica e reattiva a causa dell’età. E nello sport agonistico ? Va precisato che gli argomenti a favore sono supportati da deduzioni scientifiche corrette e da esperienze pratiche ma non da studi rigorosi e che i pochi in circolazione fino al 2000 erano estremamente carenti.

Nel corso degli anni si sono attribuite a questa tipologia di esercizio numerose proprietà:

  1. la riduzione del rischio di incidenti muscolari, se praticata prima dell’allenamento
  2. la riduzione dell’indolenzimento muscolare, se praticata dopo l’allenamento o la gara
  3. una sensazione di un accresciuto benessere e rilassamento
  4. un incremento della forza esplosiva del muscolo e della mobilità articolare.

Nel corso degli ultimi dieci anni sono state pubblicate numerose ricerche sull’argomento che hanno analizzato i punti di cui sopra. Ultima in ordine di tempo ed assai completa riguarda 2388 atleti agonisti distribuiti tra Australia, Norvegia e Stati Uniti  e specialisti dell’atletica, del ciclismo del calcio e del nuoto.

I risultati sono stati pubblicati nell’agosto 2008 e si possono tradurre in alcune osservazioni pratiche:

  1. Gli esercizi di stretching prima dell’allenamento o della competizione non hanno alcuna efficacia preventiva sul rischio d’infortunio.
  2. Gli esercizi svolti dopo l’allenamento non riducono il dolore da affaticamento sia che vengano effettuati subito dopo l’allenamento che nei giorni successivi.
  3. Gli esercizi effettuati prima della gara non migliorano la prestazione.
  4. Solo su periodi lunghi possono portare ad un miglioramento dell’estensibilità muscolare.
  5. Questa condizione è più utile in alcune discipline come la ginnastica artistica, la danza, i tuffi, mentre è meno determinante nel calcio nel basket o nella pallavolo.
  6. Nessuno è in grado di dire quale sia lo stato di flessibilità più congeniale alle diverse discipline.
  7. Lo stretching non è una componente indispensabile nella fase di riscaldamento, tuttavia può essere, individualmente, un utile componente aggiuntiva.

Gli esercizi di allungamento statico effettuati dopo un intenso  lavoro muscolare (partita o allenamento) non facilitano il drenaggio muscolare a causa del tipo di compressione che innescano localmente. La muscolatura immediatamente dopo essere stata sottoposta a tensioni violente e ripetute può presentare delle microlesioni diffuse. Se si eseguono esercizi di allungamento statico è possibile provocare un aumento delle piccole interruzioni del tessuto muscolare causando una contrazione riflessa di difesa, il contrario di quanto si vuole ottenere.

Trattandosi di un blog l’argomento è esposto in modo estremamente sintetico e semplice, sono suggerimenti per una riflessione più ampia e documentata, maggiori notizie e riferimenti bibliografici si possono reperire su “Aspetti neuromuscolari della prestazione nel gioco del calcio” vedi  in Bacheca.

Alberto Ambrosio