e-mail scritta qualche giorno fa da Stefano Borgonovo, inoltrata al Mister da Alessandro Bastrini

28 giugno 2013

e-mail di Stefano Borgonovo per il mister Gigi Cagni


Ciao Stefano dal tuo “Capitano”

28 giugno 2013
Stefano Borgonovo

Stefano Borgonovo

Erano giorni che mi dicevo: “adesso vado a trovare Stefano perché è da un pò che non lo sento, appena torno a Brescia ci vado”.

Purtroppo non ho fatto in tempo. Ieri sera, per una sfortunata situazione, non è riuscito nell’ultima impresa della sua tribolata esistenza.

Caro Stefano, come ho scritto sul blog in un post di qualche anno fa, dopo avere saputo della tua malattia ed averti ritrovato, ho ricevuto da te preziosi insegnamenti di come si affrontano i veri problemi.

Tu e tutta la tua famiglia, soprattutto tua moglie Chantal, avete dimostrato che con la forza di volontà e l’amore per la vita, si possono superare gli ostacoli più grandi.

Il tuo coraggio e la tua voglia di essere utile anche in una situazione di estrema difficoltà, hanno consentito di migliorare la condizione di chi soffriva per la tua stessa terribile malattia e di fare passi avanti nella ricerca attraverso la tua Fondazione.

Ti voglio ricordare mentre corri ad abbracciarmi dopo aver segnato un gol e per gli “scherzi” che ti divertivi a farmi.

Ciao dal tuo “Capitano”.

Gigi Cagni


Cavalli di razza

12 febbraio 2010
IL MIO AMICO STEFANO BORGONOVO
di Fabio Cagni www.fantafobal.it

Pochi istanti mi sono bastati il giorno in cui ho messo piede nella stanza di Stefano, per mettere da parte ogni timore di poter avvertire qualunque sentimento di compassione. Pochi istanti per capire che ci sono diversi modi per prendere una grave malattia e che, quello adottato da Stefano, era senz’ altro il migliore: prenderla per il culo.
Mi avvicino al lettino accompagnato da mio padre – suo capitano alla Sambenedettese – con un minimo di imbarazzo, dovuto al fatto che ho di fronte un grande giocatore. Dopo averci sorriso e abbracciato con gli occhi, Stefano scava dentro al pozzo senza fondo della sua memoria e pesca aneddoti esilaranti. Racconta di quando Berlusconi gli volle parlare per portarlo al Milan e appena  lui lo vide arrivare con un pittoresco cappello da cowboy gli disse: “Presidente è venuto a cavallo?” O quando ci dice di quel suo compagno delle giovanili a cui venne chiesto di portare due foto in sede, e questo si presentò con un’ immagine di un suo tuffo dal pontile. Stefano é energia pura, mi coinvolge nelle sue storie raccontate con pungente ironia, tanto da farmi dubitare sul perché anziché fare il calciatore non abbia fatto il comico. In effetti, la risposta è che ha vissuto le due carriere in parallelo, stando ai racconti di spogliatoio che sforna in continuazione. Narra di scherzi a personaggi verso i quali chiunque sarebbe stato ben attento a non pestare i piedi. Nei suoi aneddoti calcistici passa con disinvoltura da Marco Van Basten A Gigi Cagni, giocatori molto simili tecnicamente con cui ha avuto la fortuna di giocare.
Ma Borgonovo è anche saldamente attaccato al presente, è un opinionista attivo ed atipico, in quanto a differenza di molti suoi colleghi sa di cosa parla, ed è attivo anche nella lotta a quella malattia che gli impedisce di andare a Zelig. Mi Pare infatti evidente che se uno riesce a fare ridere paralizzato su un lettino, comunicando attraverso l’ausilio di un lettore ottico, significa che lo spirito da cui  governato è sproporzionato rispetto al corpo che lo ospita.
Per questo, quando me ne vado da casa sua mi sento bene, sento che un amico con la sua aurea di positività mi ha dato qualcosa in grado di caricarmi. Osservando Stefano e mio padre, così vicini, più vicini forse di quanto non fossero da compagni di squadra, ho pensato al fatto che esistano cavalli di razza, sono cavalli rari. Sono quelli che qualunque cosa succeda, non vanno giù ma continuano a correre.
Corrono veloce, corrono, corrono..Dove cazzo vadano non l’ ho ancora capito, ma nel dubbio ho deciso di seguirli.

Fabiuz


Un Amico: Stefano Borgonovo

2 novembre 2009
[preso da: Fondazione Borgonovo] “Saltava l’avversario con il suo dribbling stretto e pratico ricco di stile per andare poi al tiro.
Era uno spettacolo vederlo. Aveva esordito a 18 anni in serie A con la maglia del Como, due anni dopo la società lariana lo mandò a “farsi le ossa” alla Samb in serie B. Centravanti classico realizzo’ nel suo unico torneo in rossoblu 13 gol.
Tornò al Como in Serie A e da lì alla Fiorentina in coppia con Roberto Baggio poi al Milan in Champions Leaugue, Udinese e Pescara sempre nel massimo campionato. Quando indossò la maglia del Milan Azeglio Vicini lo convocò con la nazionale A.”

La testimonianza di Stefano alla Samb.

“ Del mio trasferimento alla Sambenedettese mi informò mia madre che quando me lo comunicò si mise a piangere perla disperazione. Non sapeva assolutamente dove si trovasse San Benedetto del Tronto ed era preoccupata perché mi allontanavo di molti chilometri da lei. Le dissi che la città si trovava nelle Marche e che non doveva preoccuparsi.

Il fatto strano è che solo poche ore prima il diesse del Como Vitali mi aveva invece informato che ero stato ceduto in prestito al Varese. Comunque seppi solo qualche giorno dopo che quella trattativa era sfumata e che il Como aveva preferito la Samb in quanto lì c’era un ambiente che mi avrebbe formato il carattere, in quella avventura mi accompagnò anche Bobo Maccoppi. L’allenatore era Franco Liguori che venne poi sostituito dal povero Guido Mazzetti.

Il Ballarin me lo ricordavo come un campo tabù per gli avversari con i tifosi che muovevano la rete. Ricordavo che nel campionato precedente ero in panchina con il Como e durante la gara sulla tettoia cadde… una spranga di ferro. Avevo 20 anni e sapevo bene che i tifosi da me si aspettavano molto, il compito era difficile anche considerando che io prendevo la maglia di un certo Giuliano Fiorini che nel campionato precedente aveva realizzato 12 gol arrivando a novembre. L’esordio contro il Lecce fu terribile anche se segnai un gol ma perdemmo per 3 a 1.

Segnai di nuovo a Catania dove pareggiamo 1 a 1. Nelle prime dodici gare di campionato realizzai sei gol. Un buon ruolino per il mio primo vero torneo da attaccante titolare. La squadra però non godeva di una buona classifica e la contestazione era molto forte.

1984-85 BORGONOVO realizza il gol contro il Campobasso

Le vigilie delle partite erano sempre molte cariche di tensione e anche la squadra le avvertiva. Pensai così che qualche scherzo ai miei compagni potesse tirar su il morale, a 20 anni si è giovani e così presi di mira il mio capitano Gigi Cagni, un esempio di professionalità, un tipo molto severo che aveva l’abitudine di chiudersi in uno stanzino al buio poco prima della partita. Vi entrava con gli scarpini ai piedi, calzettoni scesi sulla caviglia e i mutandoni a metà gambe. La domenica che giocammo contro il Cesena misi in atto lo scherzo.
Entrai prima di lui in quello stanzino e mi nascosi sotto il lettino, un attimo dopo arrivò Gigi che si distese al buio emettendo strani suoni, seppi dopo che
 

era un suo modo per caricarsi .In quel momento allargai le braccia e strinsi forte il corpo di Cagni verso il lettino. Lui scattò in piedi e iniziò a gridare parolacce in dialetto bresciano. A stento riuscii a mettermi in salvo mentre lui che aveva gli scarpini chiodati scivolava sul pavimento dello spogliatoio producendo delle scintille. Alla fine mi prese per il collo e mi disse: “ ragazzino se tu oggi non mi fai vincere la partita io vado dalla società e racconto quello che è accaduto perché questo non è un asilo, qui la squadra ha bisogno di gente con le … e poi svegliati abbiamo bisogno dei tuoi gol !”. Parole dure pronunciate con la rabbia di chi sapeva che in campo ci aspettava la partita dell’ultima spiaggia. Affrontammo il Cesena con la rabbia in corpo e vincemmo grazie ad un mio gol.

Quando invece arrivò Mazzetti il suo primo giorno da allenatore per me fu una tragedia. Mi chiamò nel suo spogliatoio e mi disse che già da due anni mi seguiva e mi fece i complimenti ma improvvisamente si girò di scatto e mi colpì violentemente con uno schiaffo in piena faccia. Pensai che fosse un pazzo! Lui spiegò quel gesto motivandolo così :” I gol che hai segnato finora non servono a niente, dobbiamo salvarci e tu ci devi dare una mano, mi raccomando continua a fare gol! “. E di gol ne feci altri , quello al Pescara nel derby che vincemmo per 2 a 0 con gol anche di Bobo Maccoppi. Presi palla dal rilancio di Ranieri e attraversai tutto il campo. Quando il portiere venne in uscita lo infilai con un tiro rasoterra all’angolo opposto. Un bel gol fu quello che misi a segno a Varese e a Campobasso: Contro il Cagliari riuscì a segnare sia nella gara di andata che in quella di ritorno, due gol per due vittorie da quattro punti. L’esperienza che maturai in quel campionato di serie B con la Samb fu importantissima per la mia carriera”.

1984-85 Attrice, Petrangeli, Ruffini, Schio, Maccoppi, Di Leo,BORGONOVO, Ranieri, D'Angelo, Cagni, Manfrin