Non perdiamo l’occasione

30 settembre 2013

serie-a-anteprima-600x398-933370Condizione psico-fisica, qualità tecniche e sistema di gioco adatto alle caratteristiche dei giocatori.
Non c’è nessun segreto in quello che sta accadendo ai vertici della classifica di serie A.
Guarda caso tutte le prime 4 hanno “la fase difensiva” migliore.
Certo, la fase difensiva, perché i tecnici hanno fatto capire agli attaccanti che devono essere i primi difensori per aggredire l’avversario più alto e rimanere più corti e compatti.
Poi anche le qualità dei singoli difensori (sicuramente anche allenati nello specifico) hanno avuto la loro parte.
Guarda caso 3 fanno il 3-5-2 o il 4-3-3 e la quarta, il Napoli, cambia spesso modulo da c.c. in sù mantenendo sempre i 4 dietro anche se, sono curioso, voglio vedere cosa farà Benitez contro le grandi.
Ma tutte e 4 hanno attaccanti che rientrano, si sacrificano e coprono tutta la linea d’attacco.
Adesso si parlerà di trasformazione del calcio e si discuterà dell’importanza della fase difensiva.
Basta con le mode in riferimento all’andamento dei campionati.
Parliamo di calcio in modo serio, diamo la dimensione giusta agli avvenimenti.
Guarda caso in tutti i paesi Europei il modulo è quasi sempre lo stesso e gli stadi sono pieni e il pubblico si diverte.
Siamo solo noi che diamo i numeri pensando di far crescere l’interesse e, invece, creiamo solo confusione non soltanto negli spettatori ma anche negli allenatori giovani.
L’anno scorso, allo Spezia, ho cambiato la posizione in campo ad un giocatore (perché l’allenatore avversario, che stava perdendo, aveva messo un giocatore fra le linee), così un suo compagno si è avvicinato alla panchina e mi ha chiesto: “che modulo giochiamo?” Ho risposto: “ secondo te è determinante visto che ho cambiato solo la posizione di uno di voi?”
Secondo me quello che sta accadendo è solo la conseguenza di avere allenatori esperti che sanno cosa vuol dire equilibrio e sacrificio, oltre ad avere la serenità della conoscenza di saper mettere i giocatori nella loro posizione naturale senza invenzioni.
I moduli essenziali sono tre, che possono avere qualche variazione, ma sono sempre tre.
Non fatevi fuorviare dai numeri mediatici e modaioli, creeranno confusione in voi ma, soprattutto, nei vostri giocatori.
Spero che le squadre in vetta non snaturino i loro principi anche in caso di situazioni negative, abbiamo bisogno di razionalità e semplicità e, forse, torneremo a divertirci e a crescere anche senza una marea di top players.

Gigi Cagni


MOMENTI INDIMENTICABILI

5 marzo 2011

Prendo lo spunto da quello che mi ha scritto Christian sul blog per raccontare una delle mie più belle giornate da allenatore.
Ero stato ingaggiato dal Piacenza in serie C1 nel 1990, dopo avere fatto un anno in C2 nella Centese. Avrei avuto la possibilità di andare in B sia con il Monza che con il Como ma, NON AVENDO IL PATENTINO DI PRIMA CATEGORIA, mi sembrò giusto e corretto andare nella categoria giusta per la mia qualifica. L’altra cosa importantissima fu che venni contattato dal direttore sportivo Giampiero Marchetti, ex giocatore di Atalanta e Juve, bresciano come me, con cui ebbi immediatamente la sensazione che si parlasse lo stesso linguaggio calcistico. La cosa venne avvalorata quando, in seguito, conobbi sia il vice presidente Rag. Quartini che il presidente ing.Garilli. Uomini di una generazione fatta di lavoro e onestà intellettuale, con dei principi basilari per permettere all’allenatore di dare l meglio di sé. Era chiaro che volevano VINCERE, ma sapevano anche che perché accadesse dovevano darmi tutti gli strumenti per farlo. Carta bianca, prima di tutto, ma anche la responsabilità del dovere raggiungere l’obiettivo con i mezzi da me scelti e il tempo GIUSTO per poterlo raggiungere. Quindi iniziai dalla C1 con un organico molto forte (Occhipinti, Braghin, Cappellini, Cornacchini, Piovani ecc… alcuni dei più forti ma gli altri erano allo stesso livello).

Le promozioni erano solo due e il campionato era molto difficile. Puntai, per prima cosa, sull’aspetto fisico, sempre per il principio che, per me, se un giocatore è nella migliore condizione psico-fisica, rende al massimo in quella tecnico tattica.
Quindi CULO MOSTRUOSO in ritiro. 4 settimane in Val Seriana, erano distrutti, ma io soddisfatto perché avevo capito di avere un gruppo che sapeva sopportare grossi sacrifici (alla terza settimana, sentiti gli umori, dissi che chi voleva poteva andare a casa per 2 giorni o fare venire le mogli o le fidanzate a trovarli in ritiro. Dopo una breve riunione venne il capitano e mi informò che TUTTI volevano rimanere perché credevano a quello che gli avevo detto e cioè che da quel sacrificio si potevano costruire le vittorie. Da lì capii di avere un gruppo vincente).
Impostai il campionato sulla fase difensiva perché c’è un principio che vale tuttora, e varrà sempre, e cioè se devi vincere a tutti i costi e hai appena iniziato la tua avventura in quel club, devi dare delle certezze di RISULTATO per far accrescere ai giocatori la fiducia nei propri mezzi, ed è statistico che vince chi subisce meno gol. Oltretutto avevo visto di possedere una squadra con delle qualità offensive che mi davano la serenità e che prima o dopo il gol noi lo avremmo fatto. Così fu e quindi, l’anno dopo in B, iniziai la mia costruzione non soltanto del risultato, anche se era determinante la salvezza mai raggiunta dal Piacenza negli anni precedenti, ma anche di dare il gioco che, secondo me, poteva dare risultato e piacere per noi e per chi ci seguiva. Non fu facile, ci salvammo alla fine per le qualità della squadra sia tecniche che professionali e morali (non è mai l’allenatore che vince ma i giocatori, l’allenatore deve essere bravo a farli rendere al massimo).
E da qui iniziò il GODIMENTO. Quasi la stessa squadra per il terzo anno, integrandola con elementi di sicuro affidamento sia tecnico che psico-fisico per le mie esigenze, per il mio AMATO 4-3-3. Ero ossessivo in ogni allenamento, pretendevo sempre il massimo sotto tutti gli aspetti, ero passionale perché LORO mi accendevano questa passione. Gli schemi che vi ho illustrato nel blog erano la base del nostro gioco sia difensivo che offensivo (ho sempre avuto il capo cannoniere del campionato, anche se mi avevano messo l’etichetta di difensivista) e si realizzava sempre meglio perché, con il loro aiuto, veniva modificato in ogni allenamento o partita.
Nelle gare ufficiali ero sempre in piedi e non sempre avevo espressioni da Lord Inglese, ma mi conoscevano e sopportavano perché sapevano che qualsiasi cosa dicessi era per il bene della squadra. Ero ossessivo per il gioco offensivo, li avevo convinti, con i fatti naturalmente, che quegli schemi erano efficaci sempre e contro chiunque. In tutti gli allenamenti c’erano sempre partitine a 1 tocco o tre tocchi massimo.

Volevo la pressione costante sull’avversario e cross, cross e ancora cross, costruiti sulla base dei nostri schemi (dico nostri perché le varianti si erano aggiunte volta per volta con il loro apporto, e poi provate e riprovate finchè non eravamo certi che fossero producenti ).
Credevano in me e io in loro.
Veniamo ora al fatto di cui ho accennato all’inizio e che mi ha dato lo spunto per raccontarvi un po’ delle mie esperienze all’inizio della mia avventura calcistica.
Cesena – Piacenza, campo splendido, clima giusto, squadra avversaria forte ma che prediligeva il gioco. Iniziata la partita ho capito subito che sarebbe stata la giornata ideale. Lo avevo già intuito nello spogliatoio (questa è una sensazione che sento molte volte e che spiego con una frase significativa ”SENTO I MUSCOLI” è proprio una sensazione fisica di TONICITA’ che avverto nello spogliatoio quando rientrano dal riscaldamento pregara )
Non ho parlato per tutta la partita, giocavano a memoria, gli schemi venivano come se fossimo in allenamento senza avversario. Nelle due fasi erano perfetti sia tatticamente che tecnicamente, corti e uniti sempre, mai una sbavatura e gli errori non si vedevano perché c’era immediatamente un compagno che sopperiva e non li rendeva evidenti.

Unico problema fu che De Vitis (uno dei più forti centravanti che abbia allenato) non inquadrava la porta. Vi posso dire che la cosa non mi interessava, giocavano troppo bene e il risultato era relativo in quel momento, GODEVO TROPPO, seconde me anche se non avessimo vinto sapevo che quella sarebbe stata la partita che mi avrebbe dato ancora più certezze per quello che era il mio credo calcistico. Per la cronaca vincemmo 1 a 0 con gol di Papais, con un tiro da 25m a pochi minuti dalla fine. Vi posso assicurare che una gara di quel tipo ti può sollevare da ogni delusione che questo lavoro ti può dare.

Ancora oggi, quando rivedo qualche giocatore di quei tempi, lo ringrazio per avermi permesso di esprimere le mie convinzioni al meglio. Non si può non amare questo mestiere.

Gigi Cagni


Il 4-4-2

14 gennaio 2010

Partendo sempre dal presupposto che possa costruire la squadra come voglio, parlerò dei movimenti che pretendo e delle tipologie di giocatori adatti a mettere in atto il mio 4-4-2. In questo sistema, come nel precedente e in tutti i prossimi, vale l’importanza di avere nell’asse centrale giocatori esperti, bravi tecnicamente e di personalità. A differenza del 4-3-3, il portiere deve avere maggiormente sviluppate qualità di visione e lettura del gioco, sommate a quelle di tecnica individuale, simili a quelle del difensore centrale e, se poi è anche bravo nell’uno contro uno in area, è il massimo. Ho fatto questa precisazione perché in questo sistema voglio la squadra più corta possibile e aggressiva, sempre per non avere buchi in mezzo al campo, quindi esposta al lancio dell’avversario in profondità (ecco il motivo per cui, comunque, pretendo la diagonale fra i due centrali).
Per la linea difensiva valgono le caratteristiche del 4-3-3 con una piccola differenza che riguarda il terzino dx (lo so che si chiama quarto basso, ma non mi viene di chiamarlo così), e cioè che deve assomigliare un po’ di più a quello sx nella fase offensiva.
Dei centrali del c.c. uno deve essere il regista (se ha tutte e due i piedi meglio, altrimenti voglio l’ala più veloce sul suo piede migliore per il lancio incrociato)ma anche un buon incontrista perché non deve mai lasciare la sua zona né con sovrapposizioni esterne né con inserimenti perché ci sono già altri che devono fare queste cose, il tiro deve far parte del suo bagaglio tecnico.
L’altro, deve essere molto bravo tatticamente e come incontrista, se bravo di testa meglio (anche in mezzo al campo è bene avere un giocatore forte nel gioco aereo )dotato di grande carica agonistica e di resistenza.
Le due ali (o esterni alti, come è brutto questo gergo), hanno il compito, nella maggior parte dei casi, di crossare (primo palo, secondo o palla indietro forte), quindi tecnicamente preparati a farli in questo modo, molto veloci e resistenti, bravi tatticamente e, almeno uno dei due, con un dribbling fantasioso per ottenere la superiorità numerica sull’esterno.Ci sono miei colleghi che li invertono (il mancino a dx e il destro a sx) in modo da fargli fare il dribbling all’interno per l’uno due o il tiro invece del cross. Sono entrambi redditizi, dipende da come uno interpreta la fase offensiva negli ultimi 25m.
Delle due punte, che devono agire nella parte centrale della zona d’attacco, una deve essere molto forte di testa, forte nel coprire la palla, con buona tecnica e tiro. L’altra, non alta, con caratteristiche totalmente diverse e cioè, non necessariamente forte di testa ma rapida, veloce con dribbling importante e tiro. E’ chiaro che tutti e due devono avere quelle caratteristiche naturali di intuizione e senso del gol ( fig.1)(Vi ricordo che cliccando sullo schema si ha una visualizzazione migliore).
Devo precisare che per  tutte le cose tattiche offensive che richiedo,  lascio comunque un 20% alla fantasia dei singoli, perché la schematicità offensiva ossessiva ha rovinato la crescita di molti talenti. I principi delle due fasi sono uguali al 4-3-3, la differenza sta nell’esecuzione data dalla disposizione in campo dei giocatori.
Ipotizzando di giocare contro un altro 4-4-2 come ho fatto la volta precedente, le due punte devono aggredire i due centrali facendo la diagonale interna quando è il compagno che fa pressione,  mentre gli altri fanno le diagonali in riferimento alla posizione della palla( fig.2). Le due punte devono fare la fase difensiva fino alla metà campo poi ci devono pensare gli altri.
Se si incontra una compagine che ha il C.M.M., una delle due punte deve marcarlo lasciando libero uno dei due centrali, quello meno bravo nel costruire. Quando gioco così, contro lo stesso sistema, dico sempre che è determinante vincere i duelli, visto che è molto probabile che si formeranno delle coppie contrapposte in mezzo al campo e sulle fasce.
La pressione oltre la metà campo la voglio sempre( fig.3), mentre il pressing solo sulle fasce laterali QUANDO L’ AVVERSARIO ‘E  DI SPALLE  ALLA MIA PORTA( fig.4) (penso che sappiate la differenza fra pressione e pressing), con la solita diagonale più o meno marcata da parte degli altri giocatori.
In questo sistema suddivido le zone del campo in modo diverso in riferimento alle fasi e, quindi, i giocatori avranno dei compiti diversi, lo capirete meglio con i disegni( fig.5) e (fig.6).
Sempre e comunque, in area vale il principio che:  l’avversario va marcato A UOMO E LA PALLA è IL TERZO PUNTO DI RIFERIMENTO, CHE BISOGNA RIMANERE IN PIEDI E FARE PERDERE SPAZIO E TEMPO ALL’AVVERSARIO ANDANDOGLI PIU’ VICINO POSSIBILE CON LA POSIZIONE DEL CORPO GIUSTA.
Per quanto riguarda il fuorigioco c’è una differenza con il 4-3-3 per la mancanza del c.m.m e quindi può essere fatto ma solo con palla coperta o sul pressing laterale.
Per quanto riguarda la fase offensiva voglio sempre il possesso palla da dietro per poi fare lo schema più adatto in riferimento a quello che fa l’avversario o alla situazione che si viene a creare più favorevole alle nostre caratteristiche (per esempio se non riescono a marcare la seconda punta che si mette in mezzo alle linee, gli schemi saranno più rivolti a fare arrivare la palla a lui o sul centravanti con lui a sostegno).
Sulle fasce laterali per il cross ci devono andare solo i 4 esterni e cioè i due di dx e i due di sx con le sovrapposizioni, così non ci si scopre mai perche se va uno l’altro si ferma.
Come vi ho detto l’altra volta la mia finalizzazione più ricercata è il cross e alla conclusione ci devono andare le due punte, una sul primo e l’altra o in mezzo o sul secondo, più l’altro esterno o sul secondo o in mezzo incrociando con la seconda punta.
Gli altri a semicerchio per la respinta(fig.7). Ultima cosa per quanto riguarda il lancio da dietro per la spizzicata, se la palla arriva dal centro, sono le ali che tagliano e l’altra punta fa il sostegno per il tiro o il passaggio filtrante, se invece  arriva dall’esterno un’ala fa il taglio e la seconda punta fa l’altro, mentre l’altra ala, che si trova dove è partita la palla, fa il sostegno (fig.8).
Come già detto il tutto è molto riduttivo ma penso che i disegni bastino a rendere un’idea, il resto lo faranno le vostre domande.

Gigi Cagni


4-3-3 : Composizione e movimenti

6 gennaio 2010

Composizione

E’ arrivato il momento di entrare nello specifico. Dopo tanti articoli introduttivi a livello generale della sfera calcio, inizierò a parlare di moduli visti dal mio modo di interpretarli. Siccome voglio proporli al meglio di quello che sono le mie idee facciamo che io possa avere a disposizione le migliori scelte di ogni elemento della squadra per il modulo descritto. Quindi ipotizziamo io possa fare il mercato e riuscire a ottenere quello che desidero. Il primo modulo, il mio preferito e quello che mi ha dato più soddisfazioni e successi, è il 4-3-3. Nella costruzione iniziale voglio avere l’asse centrale, e cioè: il portiere, il centrale dif., il c.m.m e il centravanti, composto da giocatori non soltanto di valore tecnico–tattico, ma di personalità e esperienza. Attorno a questo asse si costruisce tutto il resto. Il portiere deve essere alto (come dico io, guardandolo da 40m in mezzo al campo“DEVE COPRIRE LA PORTA”)sapere leggere la partita, calciare con tutti e due i piedi, comandare ed essere in grado di fare la parata partita. Dei due centrali uno deve essere rapido e veloce e l’altro alto e forte di testa, uno dei due deve essere il leader della difesa. Dei due terzini (scusatemi ma io uso ancora i termini antichi, l’importante è capirsi) quello più difensore deve essere quello di destra anche se deve avere delle qualità tecniche di impostazione e sapere crossare,ma deve essere prima di tutto un buon difensore, agile, veloce e sufficiente di testa. Quello sinistro anche se non eccessivamente bravo come difensore deve avere le qualità del fluidificante sx e cioè: velocità, resistenza, senso tattico ma, soprattutto il cross (poi vi dirò come li voglio).

 I tre c.c. sono quelli che danno l’equilibrio alla squadra con il loro senso tattico e la loro dinamicità, oltre alla forza fisica, perché operano nella porzione del campo più strategica dove devi vincere i duelli per riuscire a dominare la zona. Il C.M.M è il giocatore che deve mantenere gli equilibri, impostare il gioco e quindi avere le geometrie in testa, anche se non troppo rapido deve essere svelto nell’intuizione delle due fasi e comandare i compagni e, la cosa più importante, essere quello a cui potere dare la palla nei momenti di difficoltà. Se fisicamente ben messo e forte nei contrasti, meglio. Gli altri due c.c. devono avere caratteristiche diverse e cioè, quello di dx oltre che bravo tecnicamente,veloce e resistente deve avere l’intelligenza dell’inserimento e il cross oltre al tiro. E’ chiaro che deve avere anche le qualità tattiche della fase difensiva. Quello di sx deve essere mancino, forte fisicamente, resistente, molto bravo tatticamente e forte nel contrasto. Deve avere anche buona velocità e rapidità. Ora le tre punte. Quella centrale forte fisicamente,forte di testa ma soprattutto brava tecnicamente e tatticamente. Veloce e rapida è il massimo. L’ala destra deve essere veloce, resistente, dribbling e cross di qualità e tatticamente intelligente. A sinistra una punta esterna di piede dx ma capace di crossare di sx, rapida e veloce con tiro e senso del gol, dribbling fantasioso, non necessariamente resistente e tatticamente diligente anche se deve attenersi in generale alla fase difensiva nei modi richiesti da me.

Movimenti

Fig. 1

E adesso facciamoli giocare. La distanza fra i difensori centrali e il centravanti deve essere sempre uguale, non voglio vedere buchi in mezzo al campo. I primi difensori sono le punte e i primi attaccanti sono i difensori. Nella fase difensiva il centravanti si deve preoccupare dei due centrali avversari temporeggiando in mezzo e cercando di portare uno dei due in possesso palla, verso l’esterno, mentre le ali devono occuparsi dei terzini avversari con una diagonale interna, nel momento in cui la palla va sull’esterno aggredirli e costringerli a calciare sulla fascia SENZA FARSI DRIBBLARE ALL’INTERNO ( fig.1). Voglio questo fatto al meglio perché prima recuperiamo la palla meglio è, quindi se lo facciamo il più alto possibile siamo più vicini alla porta avversaria e, soprattutto, più lontani dalla nostra (farlo capire alle punte è veramente un’impresa, di solito non comprendono che così facendo corrono meno e hanno più possibilità di fare gol).

Fig. 2

 
Comunque la squadra in riferimento alla palla deve formare sempre un triangolo,o isoscele o rettangolo. Se la palla è in mezzo, il vertice è il centravanti, i lati sono i compagni in diagonale e la base la linea difensiva (tutto quello che dico provate a disegnarlo, io sono un grafomane e metto sempre tutto su carta quello che penso) ( fig.2).

Fig. 3


Invece se la palla è sull’esterno il vertice è l’ala e i lati sono sempre i compagni con la diagonale più marcata verso il lato opposto, la  base sempre i quattro difensori (fig.3). Se non riesco a pressare alto perché l’avversario è molto più forte, comunque le mie punte devono iniziare a farlo non oltre la metà campo.

Fig. 4


 Solo l’ala sx e il centravanti possono fermarsi a metà campo per tenere impegnati tre difensori avversari, gli altri sotto la linea della palla pressare sempre il portatore di palla con i compagni in diagonale( fig.4 ).Quindi, determinante è essere forti nell’uno contro uno. Il contrasto deve essere fatto con tutto il corpo sul peso dell’arto che lo fa, si vince con la concentrazione, la tecnica giusta e la carica agonistica prima che con il corpo. La posizione deve essere sempre a GUSCIO compatta pronta all’impatto, se devo temporeggiare devo portare l’avversario sull’esterno (se sono sulle fasce)altrimenti costringerlo ad andare sul suo piede SBAGLIATO. Non si dovrebbe mai, ma, a maggior ragione, più mi avvicino all’area e meno devo buttarmi a terra. Non voglio scivolate se non sono sicuro di prendere palla/uomo, in area ancor meno. Quando hai il culo per terra sei morto, in piedi puoi sempre ricuperare. Dalla metà campo verso la mia porta, soprattutto negli ultimi 20m non voglio vedere nessuno indietreggiare, il possessore di palla deve essere sempre pressato e se ti dribbla devi correre verso la porta facendo il percorso più breve mentre un compagno ripressa e gli altri fanno la diagonale più o meno marcata in conformità della vicinanza all’area. Non voglio il fuorigioco se non in inferiorità numerica o nelle uscite dall’area dopo una respinta. La linea difensiva deve rimanere “linea” solamente a palla coperta o quando si fa il pressing (solo sulle fasce laterali e comandato dal centrale). E infine nei 16m bisogna GUARDARE L’UOMO e non la palla, specialmente sui cross, la regola è: UOMO-PORTA-PALLA e non viceversa. Termino con la cosa che ripeto continuamente, le partite si vincono vincendo i duelli, stando sempre in piedi e con il COMPASSO STRETTO, devi sapere che quando allarghi le gambe oltre la linea delle anche sei sbilanciato e vulnerabile, la sensazione che devi sempre avere è di TONICITA’ MUSCOLARE e di convinzione agonistica.

Fig. 5


Veniamo alla fase OFFENSIVA, per me la più divertente. Voglio il possesso palla, il mio scopo finale è, principalmente, il cross, fatto sul primo palo, se sono sulla fascia verso il vertice dell’area grande, sul secondo più mi avvicino alla linea di fondo, e sul secondo o indietro forte se sono sulla linea di fondo o dentro l’area. Secondo me i gol si fanno in percentuale (togliendo le palle inattive): per la maggior parte su cross e poi con l’uno-due o con il tiro da fuori (che non ha più nessuno perché hanno paura di essere fischiati). Sulle fasce negli ultimi 20-25m voglio il dribbling senza paura e la finalizzazione veloce che sia il cross, l’1-2 o il tiro senza timore. Quindi massimo 3 tocchi fino ai 30m. I difensori devono fare girare la palla velocemente facendo sempre il sostegno per poi velocizzare con schemi diversi nella verticalizzazione, nella costruzione dello schema la palla nella maggior parte dei casi deve passare dalla punta centrale(ecco perché la voglio forte fisicamente,forte di testa e tecnicamente), con un c.c. che fa il sostegno per poi lanciare sulle fasce. Sul cross il centravanti va sul primo palo,il c.c. della parte opposta sul portiere e l’ala sul secondo o viceversa (fig.5).Vedete non voglio più di tre uomini alla conclusione perché gli altri devono mettersi in semicerchio fuori dall’area per la respinta. 

Fig. 6

Nel caso in cui sia pressato sulla mia linea difensiva si deve lanciare sul centravanti (come detto forte anche di testa)per la spizzicata con gli esterni che tagliano verso la porta( fig.6).Mi piace il possesso palla con cambi di campo, voglio tutti i giocatori a chiedere la palla, non voglio passaggi orizzontali, specialmente in mezzo al campo, il sostegno deve essere più in verticale possibile per non fare intercettare la palla. Nella costruzione del gioco se voglio andare sull’esterno devo passare prima dal centro e il contrario se voglio andare al centro. Con il 4-3-3 puoi contrastare qualsiasi tipo di modulo avversario nelle due fasi ecco perché è il mio preferito. Questa è una spiegazione ridotta e fatta per poi essere sviscerata al meglio attraverso le vostre curiosità, non so se sono stato chiaro ma è difficile esserlo in questo modo, anche perché con i giocatori uso la lavagna per dare il primo insegnamento visivo. In futuro vedremo di  usare altre metodologie per rendere più chiare le spiegazioni.
Ora a voi la parola.

Gigi Cagni


L’evoluzione del libero

16 novembre 2009

Scirea è stato uno dei più grandi in quel ruolo

Il ruolo del LIBERO era di grande importanza quando si giocava a uomo o misto e il pregio che assolutamente doveva avere era l’intuizione di come si sarebbe potuta svolgere l’azione avversaria. La sua posizione doveva essere sempre adatta per poter vedere al meglio la disposizione dei compagni e conforme a quello che era il movimento offensivo della squadra avversaria, quindi doveva possedere come seconda qualità determinante il saper COMANDARE la propria difesa. Correva molto perché doveva andare a chiudere o a raddoppiare anche sulle fasce, visto che lo stopper aveva il compito di seguire il proprio uomo. Il motivo per cui ho amato il 4-3-3 è perché molte volte, se coordinato bene, il centromediano metodista svolgeva quel tipo di lavoro di copertura permettendomi di riuscire a chiudere altri spazi importanti. Vi posso assicurare che comunque è stato divertente e di grande soddisfazione. Nella mia lunga carriera per le mie qualità di intuizione difensiva e di personalità sono riuscito a fermare tante azioni pericolose e ciò mi premiava come per aver segnato un gol. E’ chiaro che giocando con il libero staccato davi più profondità all’avversario quindi dovevi essere bravo ad accorciare o allungare, conforme a quella che poteva essere la strategia per te e per la squadra, da adottare in quel momento. La cosa era molto visibile e quindi di grande responsabilità per chi faceva quel ruolo e anche la differenza tra quelli bravi e quelli meno. Oggi il LIBERO non esiste più o quanto meno il libero che intendo io. Ci sono dei vantaggi palesi nel calcio moderno e cioè, corri meno, riesci a rimanere più corto, fai meglio il fuorigioco e partecipi di più alla fase offensiva. Mi sembra, però, che non ci siano più tanti leaders fra i centrali e difficilmente si vedono giocatori comandare e prendersi delle responsabilità. Mi sembra inoltre che manchino i principi fondamentali della fase difensiva, soprattutto dell’uno contro uno e della posizione sui cross dall’esterno, per mancanza di insegnamento DELLA MARCATURA A UOMO, ma questo è un altro discorso.

Gigi Cagni