Le mie regole nell’1 contro 1


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Facciamo che riassumo quello che ho scritto fino ad ora sui difensori e la fase difensiva visto che, in Italia, si va sempre peggio.

Facciamo che simulo, come altre volte, di prendere una squadra e di insegnare i miei principi.

Senza riparlare della condizione fisica (determinate in tutti i ruoli ma in quello del difensore ancor di più per quello che dirò), la prima cosa che faccio è portare OGNI giocatore (sì, anche gli attaccanti, in modo diverso naturalmente) a capire l’importanza di avere sicurezza e serenità nell’uno contro uno che ti porta, di conseguenza, a non indietreggiare e a temporeggiare quel tanto che basta.

Apro una piccola parentesi, siccome mi danno del difensivista perché parlo di fase difensiva spesso, non capiscono, e non si accorgono, che io mi difendo a 30 metri dalla mia porta e in area ci finisco solo se la bravura dell’avversario mi costringe a farlo.

Non voglio vedere la mia linea difensiva, mai in linea, che indietreggia.

Superata la metà campo l’avversario con la palla deve essere aggredito.

La conseguenza è che recupero la palla a 30-40 m dalla mia porta, così, non solo ci saranno meno pericoli, ma sarò anche più vicino alla porta avversaria.

Non posso vedere due cose nei nostri campionati, di tutte le categorie: la prima, che i difensori indietreggiano fino a portare gli avversari in area prima di intervenire e, la seconda, che su ogni cross su azione o da palla inattiva, ci sono avversari soli in area.

Detto questo è chiaro che le prime doti del buon difensore e del c.c difensivo siano quelle di: rapidità, attenzione, carica agonistica “difensiva” (si distingue perché devi avere la convinzione assoluta che l’avversario non ti dribblerà e che il contrasto sarai tu a vincerlo, il contrasto infatti prima si vince con il cervello e poi con il corpo) e la conoscenza della “tecnica” specifica di come si affronta l’avversario.

Non sto a specificare la posizione del corpo, sempre su un fianco e mai diritta e con il “compasso stretto”, quando ci si prepara alla marcatura perché varia a seconda del ruolo, ma mi soffermo su cosa bisogna fare quando si deve contrastare.

La prima cosa, come ho detto prima, è essere concentrati e cattivi guardando “la palla”, mentre si fa questo ci si deve avvicinare al più presto all’avversario e fermarsi con compasso stretto e corpo leggermente curvo per dare più forza all’azione ma, soprattutto, per non essere sbilanciati se toccati duro.

Fatto questo, quando decidi di “entrare” il peso del corpo deve andare tutto sull’arto che fa il contrasto e , cosa determinante, non calciare ma rimanere fermo con il “piatto” e spostare il peso del corpo sia sul piede ma anche verso l’avversario mantenendolo di fronte.

Questo, naturalmente, è il contrasto frontale per eccellenza e lo so che ci sono quelli scivolati e di lato ma, secondo me, se ci si muove bene non ci si deve trovare in situazioni di emergenza e, se accade, preferisco che il giocatore corra verso la porta in diagonale per poi contrastare di fronte che fare scivolate pericolose (o, naturalmente, avere un compagno a protezione dello spazio).

Voi direte che in area lo spazio è ristretto.

Vero ed è il motivo per cui se insegni al meglio l’uno contro uno, vedrai che difendi più lontano dalla tua porta e i difensori saranno più sereni nell’errore perché non si troveranno mai sbilanciati e potranno sempre recuperare l’errore e, in area usando lo stesso principio, difficilmente verranno dribblati.

Nel 69 ho fatto il torneo di Viareggio con il Milan, in prestito dal Brescia, finita la semifinale vinta, Nereo Rocco, presente all’incontro, nello spogliatoio mi disse: Ciò mòna ti tè sé un bravo difensor ma tè meti troppo el culo per tera” da quel giorno non ho fatto più scivolate.

Un difensore per terra che non ha preso la palla non serve più quindi, altro insegnamento, bisogna ragionare e andare per “percentuali”.

Senza questa qualità, il difensore e il c.c., non potranno rendere al meglio in tutto il resto perché daranno sempre un vantaggio all’avversario.

Questo è il primo e determinante insegnamento da dare, poi viene tutto il resto riguardante la “tattica difensiva” e quindi il posizionamento della squadra, compreso gli attaccanti e la marcatura in area sui cross e le palle inattive.

Gigi Cagni

24 Responses to Le mie regole nell’1 contro 1

  1. Marco ha detto:

    Buonasera Mister Cagni, Lei dice cose che, purtroppo, non insegna piu’ nessuno ai difensori. Questo passaggio del suo articolo e’ importantissimo: “…devi avere la convinzione assoluta che l’avversario non ti dribblerà e che il contrasto sarai tu a vincerlo, il contrasto infatti prima si vince con il cervello e poi con il corpo”. Nell’uno contro uno, oltre che la corretta postura e’ importantissimo avere una concentrazione altissima e la convinzione (ai limiti della spavalderia!!) che l’avversario non deve superarti per nessun motivo. Quando subentra anche il più piccolo timore di non farcela poi si sbaglia la postura, la larghezza delle gambe, si perde equilibrio ed esplosività.
    La paura porta a commettere errori grossolani, quindi, un bravo istruttore, deve sapere anche lavorare mentalmente sui difensori. Cosa ne pensa di questo aspetto Mister? Con stima. Marco

  2. Fabrizio ha detto:

    Lei ha perfettamente ragione mister. Il problema è che certi concetti di base non li insegnano più nemmeno alle scuole calcio. A mio figlio di 11 anni gliel’ho dovuto spiegare io, per esempio, che si difende cercando di tenere l’attaccante avversario in fascia. Il concetto base di coprire bene le zone da cui si può tirare in porta non viene spiegato. Nota a margine. Il suo allenatore per molti anni è stato nel settore giovanile dl Paris Saint Germain….. mah!

    • gigi ha detto:

      Non è detto che perché è una squadra di alto livello, ora, ci siano allenatori bravi a insegnare. Mi sembra che a livello Europeo non è che ci siano molti bravi allenatori nei settori giovanili perché, a livello difensivo, se ne vedono di tutti i colori in tutti i campionati. La differenza, però, è che negli altri paesi non gli interessa molto se prendono gol perché hanno un concetto diverso dal nostro riguardo al “risultato”.

      • Fabrizio ha detto:

        Sicuramente la cultura sportiva in generale è decisamente diversa negli altri paesi europei. Ed è sicuramente vero che anche nelle scuole calcio il driver principale è il risultato. Lo vogliono i dirigenti perché così migliorano l’appeal della società e magari piazzano qualche cartellino lucrandoci su; lo vogliono ahimè anche molti genitori che sperano di trovarsi un campione in casa che porti tanti soldi…. Purtroppo questo fa cadere il presupposto di una scuola, scuola appunto, calcio: cioè di un luogo dove vado per imparare a giocare e imparare a giocare vuol dire imparare le basi cioè usare nei limiti del possibile due piedi imparare a passare il pallone di interno e di esterno, imparare a contrastare e così via…. Poi ci lamentiamo che il livello scade…. Guarda caso la Germania per uscire dalla crisi in cui era caduta alcunia anni fa è partita dai vivai….

    • Calogero UEFA B ha detto:

      Fabrizio l’attaccante avversario,sempre se si trova nella zona laterale del campo,e mandarlo verso l’esterno e non all’interno ci siamo,ma se si trova in zona centrale,devi decidere in un attimo di portarlo nella zona più densa,dove hai il/i compagni per cercare di rubargli palla più facilmente,poi non e questione di saper allenare bene,perché alle volte malgrado conosci delle cose,con il poco tempo specialmente nei settori giovanili,con 2 allenamenti a settimana,devi cercare specie nell’età di tuo figlio,farlo divertire,e nel mentre insegnargli la marcatura senza troppo stressarlo,

  3. Cristian ha detto:

    A proposito di difesa in area, che ne pensa della proposta di Bacconi di schierare una linea di difensori sulla linea dell’area piccola e una seconda linea all’altezza del dischetto del rigore sulle punizioni laterali? In modo che i difensori attacchino la palla uscendo frontalmente e non indietreggiando come quando prendono l’aerea grande come riferimento nel posizionamento.

    • gigi ha detto:

      Visto la qualità dei difensori attuali penso sia meglio dare un punto di riferimento. Detto questo bisogna, anche , insegnare il modo.

      • Cristian ha detto:

        Si riferisce alla marcatura individuale?

        • gigi ha detto:

          Certo.
          Quando i giocatori sono in difficoltà,qualsiasi essa sia, devi sgravarli di responsabilità.
          Quindi se gli dai l’uomo da marcare è più sereno.
          Facendo la zona sulle palle inattive non sai mai di chi è la colpa e ogni giocatore trova la scusa che più gli conviene.
          Questo accade anche quando le cose vanno male, chi si deve prendere le colpe secondo te? I giocatori mai, loro vanno in tv e dai giornalisti solo quando le cose vanno bene.
          Quello che non hanno ancora capito i presidenti è che il leader della squadra, oggi e nel futuro sempre di più, è l’allenatore e quindi, nella scelta iniziale, devono prendere gente di personalità oltre che di cultura calcistica.

          • Cristian ha detto:

            Nel mio piccolo nei dilettanti, sui calci d’angolo, pare che siamo più sicuri disponendoci a zona…troppo tempo nello stabilire chi deve marcare chi. Nei prof è diverso, si conoscono i giocatori e si sa molto sugli avversari.
            Ricordo qualche anno fa invece, che con una squadra di allievi regionali, i ragazzi mi avevano chiesto di marcare a uomo, sempre a riguardo dei calci d’angolo. Comunque concordo che si da troppo per scontato che se uno gioca in difesa, sappia come si marca…invece spesso si vede il contrario.

            • giorgio pivotti ha detto:

              Cristian, “…troppo tempo nello stabilire chi deve marcare chi” questo succede perché giochi a zona la fase difensiva in particolare modo dentro l’area di rigore; marcando a uomo quello che rilevi o lamenti non si verifica mai perché la specificità della marcatura a uomo è quella di stabilire già in partenza, prima dell’inizio della partita, nella fase di studio, preparatoria tecnico tattica su come affrontarsi in campo, l’abbinamento, l’accoppiamento tra difensori ed attaccanti che, come sai, non è detto debba rimanere tale per tutta la partita; il mio discorso in merito non si ferma qui perché potrebbe essere interpretato come una riedizione della vecchia marcatura a uomo il che non è vero, prosegue e si integra con il concetto di elasticità che caratterizza la difesa elastica attraverso l’applicazione del controllo visivo attivo che rappresenta l’elemento innovativo, inedito di questo tipo di marcatura moderna.

            • gigi ha detto:

              Vedi, alla fine, la scelta va fatta con il buon senso. si sceglie quello che i giocatori riescono ad applicare meglio. Per fortuna nel calcio non c’è niente di certo nell’applicazione della tattica.

            • Calogero UEFA B ha detto:

              Giorgio alle volte anche se decidi l’avversario da marcare ad uomo nelle palle inattive,succede spesso che il difensore si preoccupa troppo dell’attaccante dimenticandosi di guardare anche il pallone,specialmente se hai giovani con poca esperienza nella marcatura,e nell’uno contro uno come dice il mister,ci saranno tanti errori di posizioni,diagonali etc,e nella marcatura nei calci da fermo punizioni,angoli,i difensori devono conoscerci veramente bene per evitare certi errori nella marcatura,e domenica dopo domenica anche nella massima serie,si vedono tanti errori in questo senso

  4. Franzts ha detto:

    Chissà se il mister Cagni si è visto i primi venti minuti di Liverpool-Arsenal… Non ho mai visto una fase difensiva così raccapricciante come quella dell’Arsenal, roba che Zeman in confronto è nulla. W il calcio spettacolo e le difese mediocri, povero calcio!

    • gigi ha detto:

      Sono d’accordo con te se il risultato non fosse così importante. In Inghilterra non cambiano 40 allenatori all’anno e i tifosi, quando perdono, non escono dagli stadi per andare a minacciare i giocatori e l’allenatore. Non stanno delle ore alla televisione a discutere di un fuorigioco!!!!!!

  5. robi ha detto:

    Il calcio è cambiato non so se in meglio o in peggio, ma ormai di difensori buoni si contano sulle dita di una mano ( parlo di quelli italiani) Gia la foto che ha messo lei mister la dice lunga sull’effettivo ricambio generazionale che non cè stato. Il problema è tutto qui, non abbiamo insegnato i nostri ragazzi a marcare, o meglio chi insegna è davvero COMPETENTE? Ho paura che se non ci diamo una svegliata, tra dieci anni ci sarà ancora la foto del grande Baresi…

    • gigi ha detto:

      Sto facendo una lotta proprio per fare capire l’importanza dell’insegnamento tecnico individuale nei ruoli. Altrimenti andremo sempre peggio e non si cambieranno 40 allenatori l’anno ma 60.

      • Calogero UEFA B ha detto:

        fin quanto nel nostro campionato un allenatore non ha neanche il tempo di finire il ritiro precampionato che viene messo in discussione,Caro Mister sarà una dura lotta,solo in certi campionati europei si aspetta l’allenatore,che comincia per bene ad analmagare il gruppo,e farlo diventare una squadra, i presidenti pensano che in 20 giorni devi fare miracoli,pure se ti danno delle schiappe,o giocatori che vengono da 18 continenti e che parlano tutti lingue diverse

  6. Cristian ha detto:

    Ottimo articolo! Il comportamento individuale nel difendere viene spesso dimenticato..è vero che si possono fare errori collettivi di tattica, ma il più delle volte sono gli errori individuali a fare la differenza.

    • gigi ha detto:

      Il fatto che tatticamente,si vede molto oggi,in fase difensiva si indietreggia fin dentro l’area è perché hanno paura dell’uno contro uno non sapendolo attuare.Quindi la colpa è di noi allenatori, soprattutto nei settori giovanili.

      • Giovanni ha detto:

        Non sono mai stato giocatore professionista e ho smesso di giocare a 18 anni per motivi vari..
        Ma quando vedo un difensore in serie A che si gira quando l’attaccante lo punta e fa qualche finta mi domando che ci stiano a fare..
        In primavera l’ho visto fare a ragazzi con la fascia di capitano di settori giovanili importanti; subiscono una finta e si girano cercando di anticipare l’attaccante(?), che ovviamente cambia direzione e li lascia con il culo a terra o poco ci manca.

        • gigi ha detto:

          Se ne vedono di tutti i colori e tutti a parlare di rigori dati o non dati o fuorigioco per pochi cm. Siamo alla deriva e nessuno se ne accorge o non si vuole. In questo momento sono veramente pessimista per il futuro, non vedo la volontà di cambiare e ripartire. Spero di sbagliare.

        • giorgio pivotti ha detto:

          Per me il calcio è contagioso come le mode, segue la moda (zona); chi è stato o sono stati coloro che hanno proposto, nell’uno contro uno, di mettersi rivolti verso l’esterno per portare l’avversario da quella parte, ad invito, in modo poi da bruciarlo nello scatto annullando il suo tentativo di dribbling? Arretrare in posizione antero-posteriore, come dire accavallando le gambe facendo passi indietro di accompagnamento, per poi farsi aggirare dal dribblatore dal cambiamento di direzione verso il centro, con il difensore costretto, quando non cade a terra per perdita di equilibrio, a compere una rotazione di oltre 180 in senso antiorario o di 180 gradi se in senso orario senza vedere l’avversario, un po’ a vuoto, significa seguire consigli sbagliati, di moda; l’ho sempre sostenuto, nel dribbling bisogna stare frontali prima di tutto e contemporaneamente tesi, reattivi, concentrati, sguardo sulla palla, per intervenire al posto giusto nel momento giusto.

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