Preparazione precampionato

11 luglio 2013

campo calcio
Considerato che, ancora una volta, non ho la possibilità di allenare una squadra da inizio campionato, ho deciso di riportare sul blog, in modo teorico, tutte quelle operazioni di preparazione dell’annata calcistica, sviluppate in 23 anni di attività.
Devo fare una doverosa premessa riguardo alla differenza, significativa, della programmazione in riferimento al fatto che ci si trovi al secondo anno o al primo, nel club di cui si è il responsabile tecnico.
Nel primo caso è tutto più semplice perché, sicuramente, la riconferma è stata fatta prima della fine del campionato precedente e, quindi, grosso modo si sono create le basi per la progettazione dell’annata successiva, della quale non fanno parte solo gli argomenti tecnico tattici (costruzione dell’organico adatto all’obiettivo e quindi mercato in entrata e uscita), ma anche a tutto il progetto comprendente il luogo della preparazione, il settore giovanile e le strutture più adatte per fare funzionare tutto al meglio (compresa la costruzione del proprio staff).
Nel secondo caso le difficoltà più grosse sono: i tempi ristretti per fare tutto quello, che comunque si deve fare, alla pari del caso precedente e, soprattutto, la conoscenza di tutto l’ambiente (dirigenti, giocatori, pubblico e giornalisti).
Essere credibili e convincenti per acquisire la stima di tutti, è la parte iniziale più difficile.
Devo dire che, per esperienza personale, basta essere se stessi senza volere imitare nessuno, alla lunga se sei capace, paga.
Nel periodo di sosta per l’allenatore e il direttore sportivo non esiste vacanza.
Il mercato è sempre aperto e quindi le società (quelle organizzate naturalmente), cercheranno di dare all’allenatore un gruppo di giocatori più omogeneo e idoneo possibile prima della partenza per il ritiro (secondo me il meglio è averne 25/26, di cui 18 di buon livello per categoria e obiettivo da raggiungere, 5 giovani e 3 portieri).
In caso contrario sarà un lavoro molto difficile in preparazione, tenendo presente che con un gruppo di giocatori di numero superiore risulta difficoltosa soprattutto la parte logistica e di organizzazione del lavoro (pensate a come si possa lavorare con 30 o più giocatori, in continua entrata o uscita, in special modo per quanto concerne l’aspetto psicologico e motivazionale).
In preparazione si costruiscono le basi di tutta la stagione, e non solo quelle tecnico-tattiche, ma anche quelle psico-fisiche e, in particolar modo, quelle di compattezza e spirito di gruppo con una mentalità vincente e rispettosa di regole e valori, senza i quali, difficilmente si riuscirebbero a sopportare i momenti di difficoltà.
La scelta del luogo della preparazione è quella più complicata.
La parola “ossigenazione” una volta condizionava la scelta dei luoghi, erroneamente, si pensava che si dovesse andare in alto per ottenere il meglio quando, invece, c’è più ossigeno in basso e quindi sarebbe preferibile stare vicini al livello del mare.
Per quello che sono state le mie esperienze vi posso assicurare che le migliori preparazioni sono avvenute nelle città di appartenenza del club.
Il vantaggi più grossi, oltre ad avere più ossigeno, è che poi non si hanno problemi di riadattamento all’ambiente e che ci sono tutte le strutture adatte per fare il lavoro programmato.
L’unico problema vero è che, dovendo recuperare bene i doppi allenamenti, devi poter riposare al meglio.
Essenziale trovare un albergo dove ci sia l’aria condizionata gestita nel modo più adatto per non subire contraccolpi di cambi di temperature.
Bisogna differenziare, in questo contesto, tutte le grandi squadre che in quel periodo ricevono proposte economiche a cui non si può rinunciare e mi riferisco ad alberghi in luoghi di villeggiatura e a tournè internazionali.
E’ il motivo per cui all’inizio del campionato stentano un po’(speravo sempre di avere i grandi club nelle prime partite del calendario o, durante il periodo delle Coppe).
Per decidere la data di partenza mi confrontavo con il mio preparatore.
Chi mi ha sempre seguito in questo blog sa benissimo che nel primo periodo io do più importanza all’aspetto psico-fisico rispetto a quello tecnico tattico.
Volendo un calcio aggressivo con squadra corta e con continuità di intensità di gioco nelle due fasi, do prevalenza nella prima parte, alla preparazione fisica.
Quindi sapendo che (grazie a sperimentazioni fatte negli anni precedenti), per il nostro modo di lavorare ci vogliono 40 giorni per essere in buone condizioni psico-fisiche, faccio i conti al contrario dalla data della prima gara ufficiale che, di solito, è la Coppa Italia e da lì cerco di iniziare il ritiro.
Se ho la squadra per il primo anno anticipo di 3 giorni l’inizio effettivo della preparazione per fare ai giocatori tutti i test (compresi quelli medici) e prospetto a tutti ( team-manager, medico, massaggiatori e magazzinieri), le mie regole e la mia interpretazione di come si deve svolgere, ognuno per il proprio compito, il lavoro nell’arco dell’anno.
Specifico per i giocatori, prospetto, in modo semi teorico-pratico, tutti i tipi di esercitazioni psico-fisiche e tecnico-tattiche che dovranno eseguire.
L’obiettivo, sempre mirando principalmente nell’allenamento alla “continuità” per sviluppare al meglio l’intensità, è l’eliminazione dei tempi morti.
Quindi: 3 giorni alla lavagna e campo a intensità ridotte.
Sapendo che i principi dell’insegnamento sono: insegnare, dimostrare e correggere, faccio tutto questo prima di iniziare il ritiro.
Termino qui la prima parte di questo argomento, per poi proseguire con la parte in cui parlerò di tutto quello che riguarda la mia gestione del periodo (regole, alimentazione ecc….E campo, naturalmente).
Come sapete bene è meglio sviluppare le cose poco alla volta per essere più comprensivi e meno noiosi anche perché, sono certo, sarà motivo di un dibattito interessante.

Gigi Cagni