Buon calcio a tutti!

28 febbraio 2013

mister-cagni-1_10687Il Mister vi ringrazia per le manifestazioni di stima che avete avuto nei suoi confronti, in questo momento si sta occupando della nuova squadra. Vi risponderà appena possibile. Buon calcio a tutti!

Lo Staff del Blog


In bocca al Lupo a Mister Cagni per questa nuova avventura allo Spezia!

25 febbraio 2013

Lo Staff del Blog


INCONTRI RAVVICINATI

18 febbraio 2013

ANTONIO CONTE

ANTONIO CONTE

Annosa discussione riguardo al fatto che, in certi momenti del campionato, si accavallano gare che non ti permettono di recuperare le energie, soprattutto nervose.
Lo si sa sin dall’inizio: è il prezzo che devi pagare per tutto il denaro che le televisioni sborsano per il calcio.
Riuscire a giocare tre gare in una settimana senza subire un calo di prestazione è sicuramente la cosa più difficile da programmare, soprattutto se credi che il miglior sistema energetico da sviluppare è “la forza” in tutte le sue espressioni.
Lo so per esperienza perché è sempre stata la mia ricerca sin dall’inizio della mia carriera da professionista.
Avendo provato da giocatore, con Sonetti, quanto fosse redditizio sviluppare questo sistema come primario sia in preparazione che durante il campionato, quando ho iniziato a fare l’allenatore ho scelto questa strada per impostare tutta la programmazione atletica.
Nel 1990, a Coverciano, ero forse l’unico che adottava questo tipo di metodo perché tutti, o quasi, credevano fosse determinante, o primaria, la “potenza aerobica”.
Ci sono voluti 5 anni di sperimentazioni per trovare il mix giusto.
Anch’io nei primi anni, dopo il sostegno invernale, avevo una crisi di prestazioni fisiche negative, e di conseguenza di risultati. Superato questo periodo era tutto in discesa (i campionati si vincono o si perdono nelle ultime 10 gare).
Credo che il calcio moderno non ha solo come base dei risultati, la parte tattica ma, essenziale, è anche riuscire ad esprimerla a ritmi elevati.
Chi riesce a trovare l’equilibrio giusto nello sviluppo dei sistemi energetici, in riferimento agli impegni del calendario, ha il vantaggio di avere continuità nelle prestazioni.
Tutti sanno che la continuità è la base dei buoni risultati di classifica, ma è anche la più difficile da raggiungere.
Quello che sta accadendo alla Juve, in misura ridotta naturalmente, l’ho provata all’inizio della mia carriera.
Però mi ha permesso di vincere 3 campionati in 6 anni (poi anche salvezze insperate), ma mi ha fatto soffrire e avere periodi di insicurezze enormi.
Il vantaggio è stato, oltre ad avere un preparatore di qualità, quello di aver provato personalmente il vantaggio di questi sistemi.
Mi permetto quindi di dire a Conte che deve avere l’umiltà di usare queste esperienze negative per la sua crescita futura senza accanirsi, forse giustamente, contro i calendari “televisivi” (che ti permettono, comunque, di costruire organici competitivi).
Il suo prossimo obiettivo non deve essere solo lo sviluppo delle conoscenze tattiche ma, parallelamente, il metodo giusto di supporto atletico in questi periodi particolari.
E’ raggiungibile se si rimane sereni e vogliosi di nuove sperimentazioni, sopportandone i periodi negativi.
Finisco con un riferimento che è strettamente legato all’argomento, se non determinante.
Tutto può avere una risposta soddisfacente solo se i giocatori hanno una cultura di comportamenti adatti a sopportare questi sforzi ravvicinati.
Mi chiedo” Come mai Barzagli non sbaglia una partita a livello fisico?”… Chiedetevelo anche voi, compagni di squadra!!!!!!

Gigi Cagni


LA CONVINZIONE NELLA SCELTA

6 febbraio 2013

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Penso di essere stato uno dei pochi che, pubblicamente, ha criticato all’inizio del campionato la scelta dell’Inter su Stramaccioni.
Una critica non certamente all’allenatore Stramaccioni, che sicuramente ha delle qualità, ma all’azzardo della società di
prendere una decisione che poteva sembrare coraggiosa ma, secondo me, poco razionale e fatta di “pancia”.
Ho detto anche che se si è convinti di una scelta bisogna, però, sostenerla sino alla fine.
E qui mi permetto di giudicare questo momento della squadra milanese con l’occhio dell’allenatore esperto.
Nei momenti di difficoltà, che comunque sono fisiologici in un campionato difficile come il nostro, i dirigenti con in primis il Presidente, DEVONO in modo inequivocabile, sostenere l’operato dell’allenatore senza tentennamenti, facendogli sentire il loro appoggio incondizionato.
Sempre che si abbia veramente fiducia perché i giocatori questo lo sentono.
Oltretutto in un ambiente mediatico come il nostro in cui è di moda fare il toto allenatore nei momenti di risultati negativi.
A questo proposito vi racconto un episodio accadutomi il primo anno di Empoli.
Avevo preso la squadra in A a gennaio, dopo Somma, con il destino già segnato: quasi retrocessione matematica.
Nelle prime due gare (Juve a Torino e Parma in casa) 0 punti, però la squadra dava segnali positivi.
Comunque già si ipotizzava il ritorno dell’allenatore precedente, che pare ci mettesse del suo con qualche telefonata non proprio senza interessi con alcuni giocatori legati a lui.
Avevamo la doppia trasferta Cagliari e Lecce.
Nella prima gara, sconfitta clamorosa.
Nella programmazione della doppia trasferta c’era il trasferimento immediato a Lecce per un mini ritiro.
Il giorno dopo il nostro arrivo, faccio una riunione tecnica in cui avevo programmato uno sfogo di quelli che o svegliano il gruppo o lo uccidono definitivamente.
Sto per iniziare, quando si apre la porta e entra il direttore sportivo, Pino Vitale, che mi chiede se può dire due parole lui prima di me.
Dopo avere acconsentito, si è messo di fronte a tutti, guardandoli negli occhi, e ha detto con voce decisa e sincera:”Giovanotti, questo signore starà con noi fino alla fine anche se retrocederemo perché noi ci fidiamo di lui”, ed è uscito.
Io ho detto tutto quello che pensavo ma con ancor più convinzione ed enfasi.
Abbiamo vinto a Lecce e da lì è iniziata la nostra scalata verso la salvezza ottenuta con una giornata di anticipo.
Quando, all’inizio del campionato, dissi che “forse”il salto dalla primavera alla prima squadra (Inter e non una di fascia bassa) era un po’ azzardato, qualcuno mi ha detto che qualche dirigente si è offeso ed alcuni blogger mi hanno scritto che “forse”ero un po’ invidioso.
Amo tanto questo mestiere che tutto quello che faccio e dico vuole rappresentare, esclusivamente, un apporto alla sua crescita.
Mi hanno insegnato, fortunatamente, che i risultati si ottengono se l’ultima cosa a cui devi pensare è il tuo tornaconto, praticando uno sport di squadra.
E’ un principio che mi ha accompagnato per tutta la mia carriera professionale e che mi ha sempre dato grosse soddisfazioni.

Gigi Cagni


UN PUNTO D’EQUILIBRIO

2 febbraio 2013

Ho iniziato a fare il professionista nel 1968. Ho esordito in serie A nel 1970 a Cagliari, che quell’anno vinse lo scudetto. Io e gli altri tre giovani convocati ci siamo cambiati solo dopo aver scaricato tutte le valige.
Il rispetto per il giocatore “anziano” arrivava non soltanto dall’educazione dataci nel settore giovanile ma dal sistema socio-culturale di quelle generazioni a cui veniva insegnata l’importanza del valore dell’esperienza di cui erano “depositarie” le persone mature.
Il cartellino era delle società che disponeva di te senza che tu potessi avere voce in capitolo.
A 28 anni mi hanno venduto alla Sambenedettese e il Presidente, visto la mia reticenza al trasferimento, mi disse che se non fossi andato mi avrebbe fatto smettere di giocare.
Quindi andai e fu la mia fortuna, perché ho giocato in B fino a 37 anni.
Per questo ho vissuto tre generazioni di calcio: la precedente alla mia, la mia e quella pre-attuale, molto vicina all’attuale, quando poi ho iniziato a fare l’allenatore. Tutto questo per dire che, essendo stato integralista, condivido quello che ha detto Zeman sulle regole e i comportamenti che si dovrebbero avere ma non condivido i metodi per ottenerli (guarda caso gli si è rivoltato tutto contro).Zdenek Zeman
Non c’è niente da fare, quelli come noi si devono adeguare ai tempi.
Non sto a dire se giusto o sbagliato ma sta di fatto che il sistema oggi è questo e Zeman non lo ha capito.
Funziona solo se fai i risultati.
Dopo la legge Bosman è cambiato tutto e il non averlo compreso è sicuramente un errore.
L’anno scorso ha avuto successo perché la società gli ha dato carta bianca e un gruppo di giovani di grande talento che lui è riuscito a fare esprimere al meglio, senza interferenze di nessun tipo, e senza l’obbligo di vincere.
Per allenare la grande squadra, oggi, la qualità maggiore che devi avere è quella della gestione di campioni che hanno una personalità e una forza contrattuale diversa da quella che può avere un giovane.
Senza farsi travolgere da tutte le componenti che premono sulla gestione, devi essere capace di fare rendere al meglio il gruppo con una democrazia-dittatoriale.
Non è una contraddizione, è l’unico metodo possibile per gestire giocatori che sanno di essere l’unico valore economico di una società di calcio.
Se il rapporto di valore, per la società, fra te e il giocatore è di milioni di euro a vantaggio del giocatore, in situazioni di difficoltà chi ha le conseguenze peggiori?
La cosa avvilente che sta accadendo (secondo me totalmente sbagliata) è che i Presidenti, e i media, danno una percentuale bassa di importanza agli allenatori.
Sono convinti che l’allenatore conti poco e che, quindi, nella scelta non devono perderci troppo tempo.
Questa è una grossa contraddizione, è come se nelle loro aziende, al manager di riferimento dessero una importanza relativa.
Purtroppo il calcio è diventata un’azienda atipica e, guarda caso, non è che stiamo attraversando un grande periodo.
Sarebbe il caso di fermarsi a riflettere.
Non si può essere in balìa di persone che hanno come obiettivo primario i propri interessi.
Bisogna adoperarsi affinché la bilancia trovi il centro d’equilibrio.
Gigi Cagni


MESSAGGIO DALLO STAFF DEL BLOG

2 febbraio 2013

Uno degli scopi di questo blog è creare un dialogo aperto sui temi affrontati, quindi, pur sapendo che la passione non ha confini, chiediamo a chi ci ha abituato a papiri chilometrici di limitare i commenti a poche righe in modo da mantenere una certa uniformità di spazio (e non di pensiero). Confidando nella capacità di sintesi di ognuno di voi, auguriamo buon calcio a tutti!

STAFF BLOG