Il campo ha l’ultima parola

4 gennaio 2012

Parto sempre da spunti che mi date voi che seguite il mio blog con assiduità. In questi giorni è uscito un termine, PERIODIZZAZIONE, usato da un noto allenatore in riferimento alla TATTICA. E’ da molto tempo che ho voglia di chiedervi, giovani allenatori o assidui lettori, perché è cambiato così tanto il linguaggio calcistico. Lo dico senza ironia o presunzione, lo vorrei sapere veramente. Perché non si chiamano più terzini, ali o stopper i quarti bassi o alti e i centrali? Qual è il motivo per cui si è cambiato? Secondo me tutto nasce da qui, il fatto per cui chi non parla in questo modo risulta antico o, meglio, non moderno. Che bisogno c’era di cambiare i termini per insegnare cose semplici e DA SEMPRE APPLICATE allo stesso modo? Mi sorge un dubbio: non è che si vuole buttare fumo negli occhi per vendere un prodotto NORMALE rendendolo eccezionale nascondendo le proprie incapacità? Devo dire che è più di un dubbio. Il risultato è che io, che alleno la prima squadra, devo insegnare la posizione corretta ai difensori, come si fa un contrasto, il cross agli esterni ecc…. Però se vado a uno stage ad ascoltare chi parla di calcio, i termini forbiti li sanno tutti. La televisione ha sicuramente contribuito a che i VENDITORI DI FUMO avessero spazi per alimentare più la teorizzazione, con un linguaggio che facesse stupore, che la pratica. Nel 90 ho fatto il corso di Prima Categoria a Coverciano, importantissimo se sfruttato nel modo giusto, su 30 allievi all’esame sono arrivato, mi pare, ventottesimo. Sono l’unico che ha allenato per 21 anni. Con questo non voglio dire che chi conosce i termini appropriati e conosce al meglio la teoria non sappia fare l’allenatore ma, allo stesso modo, non è che uno che non li usa sia obsoleto o addirittura non capace di fare un calcio brillante e spettacolare. Secondo me, nell’ultimo decennio, è stata la SPETTACOLARIZZAZIONE degli eventi a portare la confusione. Come sempre è difficile riuscire a scindere il bene dal male. Però mi immagino un allenatore che entra in uno spogliatoio, soprattutto di giovani, e parla con questi termini. Secondo me all’inizio stupisce (in confidenza l’ho usato anche io questo “trucchetto” proprio con l’intento di fare pensare che fossi molto preparato) ma poi crea confusione sopratutto se, alla fine, non sai rendere PRATICO E REDDITIZIO quello che dici. Per curiosità personale sono andato a vedere da dove nascesse il termine PERIODIZZAZIONE nello sport. Viene usato nel 78, per la prima volta, da un allenatore di atletica russo (Matveiev) per significare la capacità di distribuire carichi di lavoro in periodi lunghi programmando il risultato finale. Poi è stato ripreso nell’81 da Teodorescu (laureato in Scienza dello Sport) che, usando molti diari di atleti o preparatori, ha teorizzato la METODOLOGIA dei giochi sportivi, compreso il calcio naturalmente. È bellissimo informarsi e conoscere un linguaggio appropriato per gli argomenti che si vogliono trattare ma se questo serve solo per FAR CREDERE di avere delle conoscenze che poi non si riescono a trasmettere e a fare applicare, diventa tutto inutile. Comunque il termine da cui è partito lo spunto per questo post non esiste applicato alla tattica calcistica o, meglio, non esiste nella sua letteratura. Non fatevi abbindolare da chi spaccia il calcio per una scienza, teorizzandone i metodi senza dimostrare sul campo la loro validità. Ascoltate, informatevi ma sperimentate sul campo e applicate le cose che siete capaci di dimostrare, allora sarete credibili.

Gigi Cagni