Venerdì 10 giugno sono andato a Vicenza chiamato dal direttore sportivo Cristallini, su richiesta del Presidente perché voleva conoscermi per valutare la mia candidatura.
E’stato un colloquio fra due persone della stessa generazione e che hanno parlato lo stesso linguaggio.
Mi ha detto subito che aveva incontrato, il giorno precedente, Silvio Baldini, che eravamo gli unici candidati per allenare la squadra e che, entro la domenica, mi avrebbero fatto sapere l’esito della scelta sia in un modo che nell’altro (così è avvenuto, dimostrando correttezza e rispetto delle regole).
Ho fatto questa premessa per introdurre un argomento molto attuale.
Una delle domande che mi ha posto il Presidente è stata: “Si è chiesto come mai sono 2 anni che non allena? Che risposta si è dato?”
Non ho avuto esitazioni perché questa domanda me la sono fatta centinaia di volte.
Ho probabilmente tanti difetti ma non quello di raccontarmi delle balle per giustificare i miei “insuccessi”.
Non l’ho mai fatto nella vita perché ho sempre ritenuto che essere intellettualmente onesti con se stessi, nella valutazione di quelle che sono le proprie azioni, anche se in certi momenti costa a livello psicologico, alla lunga paga e ti permette di crescere e sapere affrontare qualsiasi accadimento senza perdere l’autostima.
Comunque, tornando all’argomento, penso che siano cambiate tante cose in questi due anni.
Il numero di giovani allenatori, sicuramente di qualità e di buona prospettiva, è aumentato in modo preponderante.
Anche l’anno scorso se ne parlava, ed era venuta la moda, del GUARDIOLISMO ma nel campionato appena finito sono state cambiate tante panchine in A come non mai.
Quest’anno la cosa si sta ripetendo e mi piacerebbe sapere dai presidenti o da chi ne fa le veci i parametri delle scelte.
Lungi da me il fare questo discorso per invidia o per altri motivi se non per il fatto che la cosa, oltre che a riguardarmi, mi intriga per capire il motivo per cui nella società calcistica attuale non conti più il curriculum.
Sono per la modernità e per il progresso ma sono, anche, per la costruzione del proprio futuro passando attraverso le esperienze necessarie per raggiungere le competenze necessarie per affrontare qualsiasi difficoltà ti si presenti.
Mi hanno sempre detto di fare i GRADINI uno alla volta perché a ogni gradino consolidi quello precedente e se, all’inizio, cadi non sei tanto alto da farti male.
Se, invece, hai la frenesia di farne due alla volta e ti succede qualche cosa, cadi da molto più alto, ti fai più male e fai più fatica a rialzarti.
Così ho fatto e devo dire che mi è servito molto perché mi permette di avere, oggi, la sicurezza nell’affrontare qualsiasi situazione sia in campo che fuori.
E’una riflessione che faccio ad alta voce e mi rivolgo a tutti questi giovani allenatori.
Questo è un mestiere difficile, dove non c’è niente di scontato.
Non si finisce mai di imparare e la differenza tra le categorie è immensa, soprattutto dalla B alla A.
La preparazione della partita è la cosa più facile mentre la GESTIONE sia del gruppo che di tutto l’ambiente esterno (dirigenti, media e pubblico) è piena di insidie.
Per affrontare l’organizzazione del campionato nel modo più adeguato e costruire qualche cosa di solido e duraturo, devi avere tutte le conoscenze specifiche per risolvere tutti i problemi, non solo tecnici, che QUOTIDIANAMENTE ti si presentano.
Mi permetto di dare un consiglio a tutti questi giovani allenatori che vedremo nei nostri prossimi campionati: ”Ponderate bene le vostre scelte andando in Società che vi diano garanzie di credere in voi e quindi di difendervi nei momenti critici”.
Purtroppo ho il sospetto che i motivi per cui, molti Presidenti, affideranno le loro squadre ad allenatori meno esperti sarà solo perché costano meno e accettano qualsiasi organico gli venga messo a disposizione.
La speranza, invece, è che questa tendenza sia figlia di mentalità progressista e convinzioni solide di progetti lungimiranti (l’ho scritta di getto ma nel rileggerla mi sembra un po’ ironica, mah!)
In bocca al lupo.
Gigi Cagni