La Tattica oltre lo spettacolo


Non ho mai avuto grande stima dell’allenatore Mourinho tatticamente. Ho sempre pensato che fosse il numero uno per personalità, carisma e furbizia nella comunicazione, anche se non condivido quasi mai i suoi atteggiamenti in campo, ma nella partita con il Barcellona penso abbia fatto la cosa più giusta tatticamente. La strategia di aspettare l’avversario, di giocare con una punta in meno e poi negli ultimi 20’rischiare il tutto per tutto con più attaccanti, l’ho condivisa completamente. Oltretutto non è che abbiano solamente aspettato nella propria metà campo il Barca, ma quando hanno fatto, a sprazzi, il pressing alto li hanno messi in difficoltà. Il primo tempo è stato veramente noioso come lo sono le partite in cui la posta in palio è così alta. Anche all’estero in certi casi si gioca per il risultato e non per lo spettacolo. Se poi incontri una squadra come quella di Guardiola che ha tutte le caratteristiche tecnico-tattiche e fisiche nella massima espressione, sarebbe da pazzi giocarsela sullo stesso piano senza avere le stesse armi. Quindi, secondo me, senza l’espulsione di Pepe (vista a velocità normale giustissima) ci sarebbe stato un risultato diverso e magari eclatante. Mi ha fatto ricordare tutte le partite che ho impostato contro squadre più forti della mia e il mezzo tattico era solo quello. Gli anni più importanti per la mia crescita come allenatore tatticamente, sono stati quelli in cui avevo squadre costruite per la salvezza in un campionato difficile come quello di serie A italiano. Quante volte mi sono trovato con il dovere scegliere se giocarmela, perché tanto non avevo niente da perdere o impostare la gara per limitare l’avversario più forte per poi sperare in qualche contropiede vincente..Molte volte. Ho, comunque, sempre scelto il bene della squadra e non la mia VANITA’, anche se poi sarei stato criticato e tacciato come DIFENSIVISTA. Mi spiego meglio. Era facile giocarsela e rischiare di prendere molti gol ma avere il consenso dei MEDIA perché avevi fatto la partita a viso aperto. Non è vero che se perdi 5a 0 è uguale che 1 a 0, anche se in classifica sono sempre 0 punti. L’aspetto psicologico, oltre che tattico, è importantissimo nel calcio. Se prendi 5 gol e te la giochi, perdi facilmente la condizione di SOLIDITA’. Il sentirsi compatti e forti sotto il profilo tattico danno sicurezza e convinzione. In uno dei primi articoli che ho scritto avevo raccontato di un mio vecchio allenatore che mi diceva:”secondo te fa più male uno schiaffo o un pugno?”la risposta era scontata, un pugno naturalmente, ”ecco noi dobbiamo essere come un pugno solidi e compatti”. Questa filosofia mi ha accompagnato sempre e la sensazione primaria che devo avere è che la mia squadra deve essere come UN PUGNO.

Gigi Cagni

33 Responses to La Tattica oltre lo spettacolo

  1. giorgio pivotti ha detto:

    Il Portogallo batte la Rep. Ceca con un gol evitabile, molto evitabile segnato da Ronaldo a causa della zona.
    Evidentemente Gebre Selassie come Chiellini non conosce la regola difensiva del controllo visivo attivo per assumere la corretta presa di posizione sull’attaccante di riferimento, C.Ronaldo, da attuare praticando la Difesa Elastica che mette al primo posto della scala dei valori durante la fase difensiva e specialmente dentro l’area di rigore la marcatura a uomo, moderna e flessibile, con l’avversario da seguire con attenzione da vicino tra lui e la porta senza lasciarsi incantare dalla palla in arrivo.
    Continuiamo a giocare a zona, lasciamo perdere di marcare l’uomo, cerchiamo solo la linea, il fuorigioco, l’attacco alla palla, al suo portatore, la posizione rispetto ai compagni, tutte emanazioni tattiche che costituiscono e distinguono la zona, poi non lamentiamoci se si prendono gol evitabili come questo di Ronaldo o l’altro segnato dalla Spagna alla Croazia con Iniesta e Navas lasciati andare oltre la linea con la difesa croata rimasta immobile per farli cadere inutilmente in fuorigioco.
    Selassie come Chiellini si fa attrarre dalla palla, segue lo sviluppo del gioco sulla fascia mentre avrebbe dovuto tenere d’occhio C. Ronaldo mediante movimento laterale della testa repentino e continuato per stringere, per ridurre lo spazio, per controllare l’avanzata da dietro le sue spalle di Ronaldo in modo da non farsi anticipare così banalmente se invece della palla avesse curato anche e soprattutto in via preventiva la sua marcatura.
    Con la Difesa Elastica né C.Ronaldo, né Navas avrebbero segnati questi due gol evitabili decisivi, importanti, se li sarebbero solo sognati perché seguiti e controllati, in una parola marcati. DIFENDERE vuol dire marcare e non cercare di fermare virtualmente l’uomo con la linea e il fuorigioco sistematico o con l’attacco alla palla, principi fondamentali della zona; fortunatamente e finalmente ci sono segnali incoraggianti di cambiamento nella scelta della tattica difensiva verso la rivalutazione del concetto di marcatura a uomo in senso moderno ed elastico per affrontare meglio, più in sicurezza la fase difensiva nel calcio di oggi, gli allenatori stanno capendo che il gioco non vale la candela, la zona ha ormai fatto il suo tempo.

  2. giorgio pivotti ha detto:

    Cristian, prima di tutto si gioca a calcio per fare gol, gol di qualsiasi genere e ordine di grado quanto a causalità e casualità, poi ogni squadra quando tocca la fase offensiva cercherà di non prenderli mettendo in atto tutti gli accorgimenti, le accortezze tecnico tattiche valide ma spesso non sufficienti per prevenirli come nel caso dei gol imparabili sui quali poco o nulla si può fare per quanto bravo sia il portiere o la difesa. Dalla casistica dei gol imparabili qui già descritta come esempio eclatante estraggo il gol segnato per deviazione involontaria, papera, svista arbitrale o prodezza dell’attaccante per non dire degli altri appartenenti alla stessa categoria.
    Il brutto del calcio per restare in argomento è quando due squadre rinunciano a farsi male chiudendosi in difesa con qualche timido tentativo di contrattacco; uno spettacolo desolante ma per fortuna questi casi sono rari o calcolati per interesse reciproco.
    Per me parlando del gioco che si vede in campo con squadre allenate da Zeman, emerge evidente principalmente il sistema tattico difensivo da lui voluto e predicato che è la zona in forma talvolta anche poco evoluta, ortodossa; poi viene fuori un altro aspetto del suo gioco che riguarda la fase offensiva sulla quale sono d’accordo con lui come mentalità personale nell’affrontare l’avversario che è quella di attaccare senza troppi tatticismi e attendismi per mettere alle corde la difesa anche correndo qualche rischio o pericolo. Di questi quando va male o anche bene Zeman ne corre tanti, troppi a causa della zona pur riconoscendo che di fronte a questo suo gioco spumeggiante fatto di continui capovolgimenti offensivi e difensivi, il pubblico naturalmente si diverte e vede volentieri le sue partite da calcio spettacolo inteso in senso classico non fine a se stesso come può apparire quello del Barcellona.
    In proposito dico solo che se Zeman giocasse non a zona ma con la difesa elastica, quindi marcatura individuale e controllo visivo attivo, che molto probabilmente non conosce, le sue squadre prenderebbero solo gol imparabili e pochissimi quelli evitabili, vincerebbe tante partite senz’altro più di quelle conseguite quest’anno e qualche trofeo in più che gli è sempre sfuggito a causa della zona. Per avvalorare questa mia affermazione bisognerebbe rivedere i gol subiti con la Lazio e la Roma sopratutto ma qui il discorso si fa tecnico e un po’ complicato perché richiederebbe la visione dei relativi video seduti davanti allo schermo.
    E’ evidente che se i difensori sono bravi come pure gli attaccanti qualche gol in meno si subisce e qualche gol in più si fa, rispettivamente; attenzione però e il discorso non vale per gli attaccanti bravi, che un bravo difensore che per me è quello che sa marcare a dovere, può trovarsi a disagio e compromettere le sue qualità se gioca con il sistema della zona causando gol non perché non saprebbe marcare ma per trascurare la marcatura dell’avversario per l’attacco alla palla, la linea, il fuorigioco e tutte le altre prerogative tattiche che caratterizzano questo sistema difensivo.
    Per ultimo, dando per condivisibile il gioco espresso dalle nazionali che hai citato, dire che il Barcellona è unico a mio avviso occorre riferirlo non alla squadra ma a Guardiola, al suo credo, alle circostanze che lo hanno favorito nel realizzare quel tipo di gioco che tutti gli sportivi di calcio hanno ben presente; la domanda è, quando cambierà squadra per allenare nuovamente, Guardiola sarà capace di ripetersi o finirà per dare le dimissioni come ha fatto Luis Enrique?

    • Cristian ha detto:

      Zeman ha affermato più volte che la fase difensiva non la allena…condivisibile o no è fatto così…per lo meno è onesto e coerente…su Guardiola Giorgio, credo che lui sa bene che non potrà proporre lo stesso gioco da un altra parte….e forse è per questo che starà fermo un anno? Per andare un po nel dimenticatoio?

      • giorgio pivotti ha detto:

        Per chiudere il nostro discorso altrimenti monopolizziamo il blog di mister Cagni, anche se ritengo che i nostri scambi di idee possano aver interessato gli utenti, Zeman se ha detto che non allena la fase difensiva non è perché lascia liberi i difensori specialmente quelli bravi, dotati, di fare e di giocare quello che si sentono sfruttando al meglio, al massimo le loro qualità tecnico tattiche ma perché ha adottato un sistema che da quando fa l’allenatore è rimasto immutato nel tempo, non ha subito variazioni, la zona, sulla quale i difensori di adesso basano il loro modo di fare difesa.
        Guardiola deve sfidare se stesso e prendere una squadra al più presto per confermare che il Barcellona da lui allenato non era solo un fatto, episodio isolato bello e irripetibile ma l’inizio di un ciclo per proporre un gioco diverso, spettacolare che con Luis Enrique e la sua Roma non ha funzionato anche, soprattutto a causa della zona.

  3. giorgio pivotti ha detto:

    Cristian, Zeman non ha un calcio suo se non quello corrente caratterizzato dalla zona in fase difensiva sistematica, esasperata ed elementare nello stesso tempo visti i tanti gol evitabili subiti dalle sue squadre cui non sempre, salvo quest’anno, c’è stata compensazione con quelli segnati, quelli che alla fine contano di più per vincere, per fare il salto di categoria e per non subire critiche quando si perde anche se in parte le ha ricevute quando fa perso.
    Zeman gioca all’italiana come fanno tutte le squadre del nostro calcio con un’accentuata predisposizione alla linea e al fuorigioco; c’è stato un tentativo proprio quest’anno di uscire da questi schemi che distinguono il nostro calcio ma, come avrai notato, è malamente fallito con la Roma dove Luis Enrique ha voluto importare il modo di fare calcio del Barcellona con un progetto a medio termine terminato anzitempo visti i risultati ottenuti.
    Tieni presente che anche con la Roma se il credo di Enrique non ha prodotto i suoi effetti, oltre ai giocatori a disposizione non abituati, formati a quel tipo di gioco innovativo, è perché i gol subiti sono stati numericamente superiori a quelli segnati facendo perdere alla squadra giallorossa posizioni importanti di classifica e scontentando i suoi tifosi per il gioco espresso.
    Registro i gol e li valuto nell’ottica che saprai, ebbene ti posso assicurare che l’80% dei gol subiti dalla Roma erano evitabili sia per causa del difensore che si gira sui tiri contro sia soprattutto per effetto della zona voluta da Enrique anche qui abbastanza ingenua e prevedibile con inserimenti spesso da dietro degli attaccanti che lasciati liberi di concludere sono andati a nozze nel realizzare.
    A farne le spese non facendolo giocare ultimamente, uno su tutti, è stato Juan che interpretando, applicando la zona rigorosamente più di una volta si è trovato ad essere la causa prima, con i suoi movimenti di fermata o di alzata, di gol evitabili subiti.
    Quanto a Guardiola ed al settore giovanile del Barcellona c’è da precisare a mio avviso che certamente il vivaio è di alto livello e formato per il ricambio della prima squadra, però il gioco praticato dalle squadre giovanili è la fotocopia di quello espresso dal Barcellona, i giovani copiano i titolari della prima squadra e quando vengono chiamati a fare il salto di qualità sono pronti ad inserirsi, adattarsi al meglio nel gioco voluto da Guardiola che nel Barcellona, molto meno nelle altre squadre spagnole, sappiamo essere basato su una ragnatela di passaggi, di tic-toc se possibile fin dentro la rete e su attacchi decisi al portatore di palla per spezzare sul nascere l’azione offensiva.
    Tutto ciò è stato possibile, per Guardiola è stata una manna avere a disposizione un giocatore come Messi che campione è, che da solo impersona e da lustro a questo tipo di gioco ben coadiuvato, assecondato dai compagni; però neanche la nazionale spagnola vincitrice dell’ultimo mondiale 2010 ha giocato come il Barcellona.
    Da ultimo lo stesso discorso sulla zona, anche il Barcellona la pratica con il benestare di Guardiola subendo gol evitabili, solo che spesso i gol segnati più tanti che pochi, hanno oscurato gli errori commessi in difesa con la linea ed il fuorigioco mancati.

    • Cristian ha detto:

      Se i gol fatti compensano quelli subiti va bene è la natura del calcio, si gioca per fare gol….se tutte e due le squadre giocano per non prenderlo che partita si vede?

      Su Zeman non mi trovi molto d’accordo, non si può e non si deve parlare di fase difensiva con lui, o si parla di attaccco oppure è inutile fare analisi, se i difensori sono bravi qualche gol in meno lo prende, volevo mettere in risalto questo aspetto, se avevo sbagliato a notarlo o no…perchè ogni squadra che lui allena se non arriva prima viene criticato? Ha ottenuto molte promozioni e molte salvezze giocando sempre allo stesso modo…valorizzando molti giovani, tantissimi, portando tanta gente allo stadio che ha sempre assistito a belle partite e ritornava a casa soddisfatta per aver visto qualcosa…è arrivato secondo e terzo con la Lazio, con la Roma quarto e Capello l’anno dopo quinto con la stessa squadra…per vincere lo scudetto hanno dovuto spendere soldi che ancora stanno cercando…..

      Il Barcellona è unico, Guardiola ha ottimizzato un lavoro che arriva da anni di organizzazione….la Spagna ha comunque giocato bene all’Europeo 4 anni fa e anche al Mondiale….credo solo il Cile e l’Olanda a tratti abbiano offerto un buon calcio.

  4. Cristian ha detto:

    Ho scelto questo topic per una riflessione, dove per l’attenzione ai gol subito che ha sempre manifestato Giorgio, andrò a fargli una domanda.
    Mister Cagni sarà molto preso con il Vicenza, spero Mister che tutto andrà per il meglio per lei e che possa presto tornare a discutere di calcio con tutti noi con molta serenità.
    Ieri sera al campo sportivo si discuteva delle promozioni in A di Torino e Pescara, ma a dire il vero, considerata la vicinanza, dei play off del Varese….io da Sampdoriano non mi auguravo ciò che le altre persone dicevano in prospettiva pro-Varese :-)….poi si è fatto un’analisi della squadra di Zeman e del solito gioco da lui proposto, che non cambia mai. Abbiamo anche constatato però, che ha subito meno gol del solito, è risaputo che il tecnico boemo non allena la fase difensiva ma la fa attraverso la corsa, il pressing e con le abilità di ogni giocatore nell’1c1 difensivo; Zeman utilizza tutto il tempo a disposizione per allenare la fase offensiva.
    La domanda per Giorgio, non è riferita ai gol subiti che sono comunque tanti rispetto alle squadre (ma lo sono altrettanto quelli fatti), ma è riferita ai meno gol subiti rispetto ad altre squadre da lui allenate in passato….Giorgio non ritieni che la qualità del difensore, le sue abilità di base, la capacità di concentrarsi contino molto e spesso di più di tutte le indicazioni che l’allenatore può dare? I difensori del Pescara sono anche molto giovani…

    • giorgio pivotti ha detto:

      Cristian ti rispondo subito con un flash prima di scendere un po’ in particolare nell’analisi del mio punto di vista sul modo di giocare, sul credo di mister Zeman per venire incontro alla tua domanda; con il Vicenza in casa all’andata il Pescara meritava di perdere e lo dico obiettivamente, non sono tifoso della squadra biancorossa, come molti hanno giudicato la partita ed il risultato troppo stretto di parità 1 1, peraltro con un gol di Soddimo evitabile perché sul suo tiro a rete Martinelli non ha fatto regolare opposizione fisica girandosi alla palla in arrivo.
      Detto questo per inciso, quanto al gioco di Zeman che non cambia mai è da riferirsi alla fase difensiva che si manifesta sempre secondo il suo credo calcistico basato sulla zona sistematica e anche un po’ ortodossa poco evoluta non certo sulla marcatura individuale. Se ha subito meno gol del solito ma sempre tanti e li vai a guardare quasi tutti dipendenti da errori tattici commessi in applicazione della zona e delle sue notorie applicazioni tattiche, per Zeman soprattutto linea e fuorigioco, è perché, come è avvenuto quest’anno con la Juventus, il centrocampo ma in particolare il reparto attaccante ha spesso annullato sul nascere le offensive avversarie con rapidi capovolgimenti di fronte o ripartenze che giocatori come Insigne, Immobile e Verrati per citare quelli in più in evidenza ma in generale tutta la squadra, con le loro capacità, qualità di dribbling, di controllo palla, d’interdizione, di visione del gioco, di impegno agonistico hanno saputo fare sollevando di molto il carico difensivo del Pescara e conseguentemente facendo correre meno rischi a questo reparto subendo meno pericoli, meno gol.
      Con giocatori del genere se una squadra segna più gol di quelli presi, ma questa situazione statistica è da considerarsi quasi un’eccezione perché la normalità non sempre presenta questo dislivello accentuato e costante tra gol fatti e subiti, le pecche, gli errori tattici e mi riferisco alla zona, passano in secondo piano, ci si dimentica o non vengono rilevati come ho già avuto occasione di sottolineare.
      Non solo Zeman ma ogni bravo allenatore dovrebbe riservare tanto del tempo per curare la fase offensiva che riesce meglio e concretamente se hai nella rosa giocatori, attaccanti validi, di qualità che sanno fare la differenza come si è visto nel Pescara che nei momenti di sbandamento avvenuti in difesa ha dimostrato tutta la sua fragilità, ingenuità e superficialità nel fermare gli avversari con la zona prendendo nella stessa partita più di un gol evitabile causato dal mancato rispetto del controllo visivo attivo correlato alla difesa elastica.
      Se Zeman non allena la fase difensiva è ritengo perché la sua zona è ormai cristallizzata e talmente consolidata che non ha bisogno di correttivi o perfezionamenti se non quello a mio avviso radicale di cambiare sistema passando alla marcatura a uomo moderna; per un fautore della zona della prima ora come lo è Zeman, credo che ciò difficilmente possa accadere.
      Le qualità che tu attribuisci ai difensori affinché sappiano svolgere egregiamente i loro compiti sono indiscutibili, ci vogliono ma non bastano da sole, non per questo si può pensare o credere che le indicazioni, i consigli tattici dell’allenatore su come svolgere, affrontare la fase difensiva, per me Zona o Difesa elastica, siano meno importanti anzi queste loro qualità e capacità hanno la finalità, la caratteristica di esaltare il sistema difensivo adottato nel bene o nel male ovvero nei gol evitabili subiti o meno.

      • Cristian ha detto:

        Da quello che si è visto negli anni, il calcio di Zeman è riproducibile quasi ovunque….o per lo meno prendendo dei giocatori indicati…alcuni non è necessario tutti…mentre il calcio modello Barcellona se non arriva da lontano, dal lavoro del settore giovanile non è possibile riproporlo….questa l’idea che mi sono fatto…in pratica Zeman ovunque va fa giocare le squadre con il suo credo….non penso che Guardiola potrà fare lo stesso.

  5. giorgio pivotti ha detto:

    Cristian, cosa ne pensi della difesa della Roma, possibile che Luis Enrique da tutti visto come un innovatore, non si renda conto che i guai della Roma dipendono dai tanti gol evitabili subiti a causa della difesa a zona che fa praticare ed interpretare ai suoi difensori con le sue applicazioni tattiche soprattutto il ricorso alla linea e ad fuorigioco in maniera superficiale ed elementare, per niente fruttuosa?
    Possibile non capisca o valuti la necessita di utilizzare un sistema difensivo che abbia al centro dello scopo da perseguire la marcatura individuale, a uomo in senso moderno, elastico, con il supporto del controllo visivo attivo, in una parola giocando con la Difesa Elastica a posto della Zona?
    Non c’era Juan a far scattare malamente il fuorigioco come avvenuto spesso quest’anno ma chi lo ha sostituito, Heinze, non è stato certamente da meno; quel che sorprende, anche se sono abituato a sentirli, sono i commenti degli addetti ai lavori che parlano di disattenzione o distrazione mai degli effetti negativi derivanti dalla zona.
    Sul primo gol Muriel va in rete inserendosi oltre la linea difensiva con il difensore centrale giallorosso, Heinze, che si alza per un improbabile fuorigioco, lo lascia sfilare ingenuamente davanti aprendogli la strada del vantaggio.
    Sul secondo gol Di Michele viene a trovarsi completamente libero e segna da distanza ravvicinata con la difesa più a caccia della palla che preoccupata di marcarlo.
    Sul terzo gol Muriel tira da lontano Stekelenburg avrà la sua responsabilità ma la colpa maggiore è di Kjaer che sulla palla in arrivo si gira completamente invece di fare regolare opposizione fisica frontale attiva quando bastava solo spizzare la palla perché andasse fuori.
    Sul quarto gol c’è poco da dire, è imparabile perché su calcio di rigore.

  6. giorgio pivotti ha detto:

    Se posso dire la mia, la disamina di Valentino sulla tattica oltre lo spettacolo che in larga parte condivido, merita alcune riflessioni di commento e una domanda finale fondamentale parlando di calcio giocato.

    Riflessioni di commento:
    Dicendo tertium non dator, tradotto “non ci sono altre possibilità eccetto queste due, atteggiamento offensivo o difensivo”, e subito dopo giustamente che bisogna tener conto di come gioca l’avversario che si ha di fronte, la netta distinzione tra questo duplice atteggiamento se concettualmente è un elemento certo ma esiste anche quella che una volta si chiamava “melina”, il non gioco per far passare il tempo in attesa del fischio finale, nel corso della stessa partita si mescola e si confonde alle volte tanto da annullarsi.

    Fatte le debite proporzioni quanto a velocità di gioco, di ritmo e di circolazione della palla, più forte nel calcio moderno, il Brasile degli anni cinquanta, sessanta e anche settanta impressionava per quel possesso palla, quel palleggio, quella ragnatela di passaggi ed estrosità che tanto assomiglia a quella del Barcellona di adesso il cui gioco sembra essere la sua naturale evoluzione, proseguimento con in più una aggressività maggiore di derivazione dal calcio totale olandese di cui Cruiyff è stato protagonista, e con un sistema nuovo, la Zona, di cui dirò più sotto che ha stravolto i classici canoni difensivi,
    cercando di fermare l’attaccante senza marcarlo; per il resto sostanzialmente niente di nuovo, il Barcellona deve fare più passaggi se vuole mantenere il possesso palla e quindi tenere a bada l’avversario cercando poi alla prima occasione di andare a rete con un monotonia, sequela di scambi ravvicinati e perpetui che non sempre può soddisfare lo spettatore il quale rimanendo con il fiato sospeso vorrebbe vedere la conclusione dell’azione anche prima, in effetti alle volte si esagera.

    Personalmente sono sempre stato per il calcio spettacolo seppur rischiando ma sempre all’attacco non scriteriato, supportato dalla foga agonistica di non mollare mai, di non far calcoli tattici ma di concludere la partita possibilmente senza dare respiro all’avversario pur senza infierire.

    Una volta giocatori sul tipo di Sivori, fisicamente non dotati, piuttosto mingherlini ma di grande talento, brillavano di luce propria, personificavano la Classe in assoluto, ora non è più cosi, le mutate condizioni di gioco del calcio moderno richiedono giocatori di classe, creatività e fantasia ma anche, per esprimere al meglio queste loro qualità o doti, una prestanza fisica adeguata, superiore a quella del passato se non vogliono essere tagliati fuori sul piano del contrasto e della corsa veloce; il talento per emergere oggi nel calcio ha bisogno anche di fisicità.

    Calcio ipertattico, dal fallo alla filosofia di come oggi si difende, leggi Zona, e puntare al risultato con il minimo sforzo senza dar spettacolo preoccupandosi più della difesa, difensivismo e senz’altro meno dell’attacco, esponendosi a rischi per quanto calcolati possano essere, tutto ciò è una delle pecche del nostro calcio che impedisce di sfornare nuovi campioni e giocatori di media alta levatura se ci confrontiamo con l’ambiente calcistico europeo.

    La domanda:
    Qual’è stata l’azione riformatrice, lo spirito di rinnovamento portato da Sacchi, la sua filosofia di gioco?
    Il gioco a Zona in fase difensiva con la linea, l’attacco alla palla, il fuorigioco, la posizione, la non marcatura individuale, la copertura della spazio e tutte le altre variabili tattiche insite in questo sistema difensivo ed effetti conseguenti come la ripartenza, la transizione, l’ha inventata, introdotta lui o già altri in Europa l’avevano pensata e la stavano applicando?
    Saputa di chi è la primogenitura di questo nuovo modo di fare difesa, a puro titolo informativo e culturale, preciso subito che la Zona di cui non sono un sostenitore fin dalla prima ora, secondo me ha finito per gettare cattiva luce sul calcio moderno soprattutto in termini di tattica, dove la marcatura individuale, rivedendola ed aggiornandola rispetto a quella a uomo del passato, personalmente ho proposto al suo posto la Difesa Elastica, è stata sostituita da meccanismi di comportamento difensivo astrusi, da antigol, da antispettacolo specialmente da noi, nel nostro calcio divenuto esasperato anche sotto questo aspetto. Difendere vuol dire, è sinonimo di marcare non di alzare il braccio per chiamare il fuorigioco.

  7. Marcello ha detto:

    Al di là della oartita spettacolare che Barcellona e Manchester hanno saputo offrirci mi piacerebbe sottolineare alcune cose più di carattere umano che hanno dimostrato e confermato che anche nel calcio dei grandi, nel calcio che conta ci possono essere gesti positivi che possono essere indicati a tutti come esempio.
    Il primo riguarda la scelta di Abidal. Guardiola ha lasciato fuori Puyol e ha fatto posto ad Abidal. Non voglio entrare nel merito della condizione fisica o della preparaione. Mi piace solo pensare al lato romantico/sentimentale di questa scelta…
    Il secondo fatto è relativo all’entrata in campo di Puyol a 10 minuti dalla fine: quanti campioni si lamentano di trattamenti simili? Lui è entrato, tutto il pubblico ha appolaudito. Il capitano in quel momento era Xavi, se non sbaglio. Questo non ci ha pensato un attimo e ha consegnato immediatamente la fascia a Puyol…
    Il terzo fatto riguarda Puyol: lui era il capitano, a lui spettava alzare la coppa. E invece? Invece lascia la fascia ad Abidal e fa in modo che sia lui ad alzarla…
    Il quarto fatto riguarda Guardiola: che fosse un Signore, una persona UMILE penso fosse assai noto, però colpisce sempre come siano piacevoli i gesti semplici: alcuni giorni dopo la finale leggo su un sito che il Pep dopo la finale ha telefonato a Mazzone per condividere questa gioia con lui…
    Sono tutti gesti che si commentano da soli…

    • Cristian ha detto:

      Non sapevo della telefonata a Mazzone…..bel gesto! Credo che la vittoria del Barca, ma anche l’ennesima finale giocata dal Manchester ,ci dovrebbero far riflettere su cosa vuol dire programmare…..da noi ogni anno sono di più le rivoluzioni…che necessità c’è di stravolgere tutto anche se la stagione non è andata come si sperava? Non è meglio analizzare a mente fredda e porre rimedio a ciò che non ha funzionato? E ancora, si parla di giovani, ma ancora non vedo progetti importanti da parte dei club, speriamo nel lavoro di Baggio, Rivera, Sacchi e Viscidi nel dare un preciso indirizzo……..d’altronde siamo tutti a decantare il Barcellona, ma in pochi vogliono capire il lavoro che c’è dietro, la battuta è sempre la stessa “eh ci credo con i giocatori che hanno….” fin che in Italia si continua a “giustificare” i successi del Barca in questo modo non si imparerà mai niente……..si faceva lo stesso negli anni’90 con l’Ajax…..a quanto pare in Spagna e più precisamente in Catalunya hanno imparato molto bene dagli olandesi……cura del settore giovanile in modo quasi maniacale, tecnica, stile di gioco ben preciso……da noi si fanno fare i rinvii lunghi ai pulcini invece di partire con palla da dietro e far giocare i bambini…….e i genitori sono i primi a “rompere le palle” se disgraziatamente si prende un gol per un passaggio sbagliato di un difensore verso un centrocampista…….questione di mentalità, ma ancora di più di cultura sportiva e permettetemi anche generale……lei Mister che ne pensa di questa mia considerazione?

    • gigi ha detto:

      Come ho già scritto quando ho parlato di essere andato a Barcellona a vedere gli allenamenti,vi posso assicurare che lui è così.Tutto quello che fa lo fa con passione e amore. non è mai finto.E’ un UOMO vero.

      • Cristian ha detto:

        Se lo dice lei ci fidiamo.

        Mentre crede che sarà mai possibile in Italia migliorare lo stile di gioco partendo dai bambini? Ha mai seguito ripetutamente delle partite a livello di pulcini o esordienti? Giusto per rendersi conto del clima che a volte di crea attorno a queste gare……per i mesi di marzo, aprile, maggio e giugno sto sostituendo un amico con una squadra di pulcini all’ultimo anno, che per ragioni lavorative, non ha più potuto seguire……..speravo che a distanza di anni le cose fossero cambiate, ma invece le ho trovate peggiorate……credo che solo qualche anno di esperienza in più allenando i più grandi fino alla prima squadra, mi stanno aiutando con la pazienza….come dice lei, se si vuole migliorare bisogna lottare dal di dentro…..ma servono esempi e linee guida che arrivino dall’alto….

        • gigi ha detto:

          Bisogna insistere non bisogna far prevalere la logica del RISULTATO .

          • valentino ha detto:

            Càpito per la prima volta su questo blog (a proposito, complimenti!) e mi scuso se mi inserisco a metà di una discussione vecchia di qualche mese, però l’argomento mi stuzzica. Ho letto anche gli altri post e le discussioni, ma forse mi sono perso qualche dettaglio chiave, perché mi pare di intravvedere una contraddizione in ciò che lei dice qui e altrove.

            Da un lato lei dice: non bisogna far prevalere la logica del risultato. Dall’altro fa, sostanzialmente, l’elogio della prudenza tattica, o meglio della solidità. Ora, è ovvio che in tutto serve equilibrio, ma in linea di principio una squadra può avere un atteggiamento offensivo o uno difensivo. Tertium non datur. Dato un certo atteggiamento, ci possono essere molte sfumature e stili di gioco diversi: un gioco molto offensivo è compatibile sia con un possesso palla esasperato (il tiqui-taca del Barcellona e della nazionale spagnola), sia con il “palla lunga e pedalare”. Infine, c’è pur sempre un avversario e tanto l’atteggiamento quanto lo stile di gioco potranno variare in funzione della sua forza. A volte persino durante una stessa partita. Quindi non c’è dubbio, la questione è complessa, ma semplificando si torna al punto di partenza: o si gioca con un atteggiamento offensivo, o con uno difensivo.

            Va da sé che, in linea di massima, con il primo si tenderà a giocare in modo più aperto e spettacolare che con il secondo. E’ su questo punto che si innesta la questione della cultura sportiva, tanto di una società quanto della sua tifoseria. Penso proprio all’esempio spagnolo, Barcellona in particolare. Ha ragione lei, la quasi perfezione del gioco di Guardiola (che poi la perfezione, a ben vedere, diventa quasi noiosa, ma questo è un altro discorso…) non dipende solo dalla qualità tecnica di Messi & C., ma soprattutto da una filosofia di gioco assimilata negli anni, sia a livello di singolo calciatore (dalle giovanili alla prima squadra), sia di società. Nel caso del Barça,questa filosofia ha un nome e un cognome: Johann Cruyff. Prima come giocatore, poi come allenatore, poi come consigliere della società, ha lasciato un’impronta indelebile: il nesso Bracellona-Olanda è forte. Non a caso Guardiola è stato un suo giocatore, assimilando per anni una filosofia di gioco offensiva, che premia il talento rispetto al fisico, che punta al dominio del campo, che abbina lo spettacolo al risultato. Ma per puntare allo spettacolo, il risultato bisogna… rischiarlo. Non è vero che giocando aperti e all’attacco si perde 5-0 invece che 1-0. Si perde 5-3 o 5-4, e stiamo pur certi che, perdere per perdere, è meglio vedere una squadra che rischia e che segna.

            Chiaro: se il Chievo gioca contro il Barcellona e non si chiude, ne prende quindici. Ma la dovuta prudenza del debole contro il forte, se vale per la singola squadra, non può valere come filosofia generale. Gloriarsi delle vittorie costruite su difesa e contropiede ha senso solo nel caso di una provinciale contro una grande, ma se tutto il nostro calcio esprime un gioco difensivo e ipertattico vuol dire che, globalmente, esprimiamo un calcio provinciale. Delle due, l’una: o noi produciamo giocatori in media meno dotati tecnicamente della media, quindi non possiamo produrre un calcio che abbia l’ambizione di dominare le partite e dare spettacolo (e ci tocca perciò giocare per non perdere: difesa e contropiede), oppure il nostro sistema calcio è modellato su una filosofia che privilegia il risultato su tutto e che sacrifica le ambizioni di bel gioco (con un impatto negativo anche sulla selezione dei giovani talenti). Siccome non è una questione di DNA (i brasiliani non nascono tutti fuoriclasse!) ma culturale, credo che sia vera la seconda ipotesi.Credo che avesse ragione Sacchi (anche se ai tempi lo consideravo un esaltato fondamentalista) nella sua foga riformatrice del calcio italiano.

            Se in Europa, nonostante le nostre vittorie, siamo il simbolo dell’anticalcio è anche per questo. Devo confessare la mia ammirazione per un Real Madrid che manda via Capello nonostante le vittorie (due scudetti su due, a dieci anni di distanza!), perché troppo difensivista. e per i suoi tifosi, che pretendono lo spettacolo oltre alle vittorie (e si lamentano quando Mourinho gioca col “doble pivote”). Un sintomo di questa differenza culturale: da noi appena un difensore coi piedi buoni rischia subito di finire a centrocampo (Vargas, Mesto, Criscito, Santon, per dire i primi che mi vengono in mente, ma penso anche, per esempio a Desailly) e un buon centrocampista finisce in attacco. Invece di spostare i buoni indietro per fare spazio agli ottimi davanti, in Italia si fa il contrario.

            Cosa c’era di più solido della Juve di Capello, con Emerson-Viera nel mezzo? Eppure… emozioni pochine. Risultato garantito, nessuna “vanità”, le uniche concessioni allo spettacolo venivano dal talento naturale di certi giocatori, non certo dal gioco corale. Sarà un caso che dell’Olanda di Cruyff o del Brasile di Zico, squadre perdenti, si ricordino tutti con enorme ammirazione? Invece siamo sinceri: cosa ci resterà negli occhi, oltre alla semifinale coi tedeschi (bella ma non memorabile), del nostro mondiale del 2006?

            Tutto questo per dire che la metafora del pugno mi convince solo fino a un certo punto. Capisco che le generalizzaizoni sono difficili: qual è il confine oltre il quale la ricerca della solidità diventa meschino difensivismo? Oppure, oltre il quale l’ambizione del bel gioco diventa presunzione scriteriata? E’ evidente che non c’è una risposta precisa. Le situazioni sono molto variegate e complesse. Però, una “cultura” è proprio questo, una bussola che indirizza approssimativamente (attraverso l’approvazione o la disapprovazione sociale) i comportamenti: ebbene, se ci si vuole svincolare dalla dittatura del risultato bisogna correre il rischio della presunzione scriteriata.

            Il Barcellona di Cruyff era presuntuosissimo: ne prese quattro dal solidissimo Milan di Capello. Eppure il gioco espresso da quel “dream team” resta nella memoria, quello del Milan capelliano molto meno. Il calcio di Sacchi (molto meno vincente di Capello) quello sì, è storia: quello di Capello è statistica. Guardiola è il figlio legittimo di quel “dream team”.
            E comunque, a ben vedere, tanta attenzione al risultato alla fine non è che garantisca tutti questi.. risultati. Nel dopoguerra noi abbiamo vinto due mondiali e un europeo, la Spagna un mondiale e due europei. Il Brasile ci batte 5-2!
            Questo dovrebbe farci meditare…

            • Cristian ha detto:

              Sulla logica del risultato stavamo discutendo di bambini e settore giovanile…….concordo che Cruijff centra tanto con il Barcellona di oggi……mi piace il passaggio sul fatto che l’espressione del gioco sia un aspetto culturale……concordo che nella memoria della gente perdurano di più le grandi sconfitte giocando grande calcio che le vittorie giocando un calcio noioso…io stesso ricordo con più piacere la Nazionale del 1990 che quella del 2006…..Mister Cagni conosce il calcio a 360 gradi, sa proporre alla squadra entrambe le fasi di gioco…..L’Empoli del piazzamento Uefa prevedeva un 4-2-1-3 con Almiron-Vannucchi-Tavano-Buscè-Riganò…..non male….

            • gigi ha detto:

              Sei stato un pò lungo ma,essendo la prima volta,va bene.Il Barcellona è il sunto di quello che tutti gli allenatori vorrebbero,compreso il sottoscritto.Il problema stà nel fatto che si deve fare il mestiere dell’allenatore nel contesto in cui si opera.Se sei in Italia sai che quello che conta è il risultato altrimenti rischi.Sai quante volte ho pensato voglio divertirmi e voglio fare divertire i miei giocatori.Poi ci sono così tanti interessi intorno che sei costretto a entrare nella logica del RISULTATO.Comunque anche io sono riuscito ad abinare gioco e risultati.Lo si può fare ovunque anche in Italia ma se vai nell’ambiente giusto che ti dà il tempo ma,sopratutto,i giocatori adatti.Nel Piacenza mi sono divertito molto ma prima ho dovuto VINCERE e poi dopo il terzo anno di risultati importanti ho iniziato anche a divertirmi e a fare divertire e a fare il calcio che abinava equilibrio tattico e gioco offensivo.Quello che tu hai letto è il percorso in 20 anni che mi ha permesso di fare tutto questo.

  8. giorgio pivotti ha detto:

    Il Barcellona sarà indubbiamente una grande squadra di campione e fantasisti, però neanche in telecronaca diretta qualcuno ha puntato il dito osservando come il suo gioco fitto di passaggi a ragnatela sia stato favorito anche nella finale vinta col Manchester, dal fatto che dopo aver passato palla al compagno il trasmettitore sia che si tratti di Messi o di altro venga lasciato colpevolmente libero, smarcato, pronto a ricevere il passaggio di ritorno spesso corto, senza pressione, per poi dare la palla a seguire o per avviare un’azione individuale di dribbling come fa in questi casi Messi prendendo in contropiede gli avversari che sbagliano andare in due o in tre sul portatore di palla o su chi sta per riceverla. Anche qui il potere attrattivo della palla supera ogni ragionevole tattica di pressione e marcamento preventivo dell’avversario da attuarsi con il CONTROLLO VISIVO ATTIVO che, è bene ricordare, vale in ogni parte del campo durante la fase difensiva e non solo nella propria area di rigore per cercare di evitare il gol. Il Manchester o il Real Madrid sono grandi squadre, se avessero adottato questa tattica di gioco, per la verità il Real Madrid nella partita di ritorno l’ha parzialmente attuata mettendo in difficoltà i blaugrana, per il Barcellona le cose avrebbero potuto assumere una piega diversa; non so se questa mia convinzione sia condivisibile senza tirar fuori come spesso si dice in questi casi ma è tutto da dimostrare, che contro i palleggiatori, i dribblatori e i dotati di possesso palla poco o nulla si può fare anche ricorrendo ad una marcatura stretta, preciso, non rigida.

    • Cristian ha detto:

      Credo che in parte si può essere d’accordo……serve essere mentalmente forti, uniti….e collaborativi…..e poi cercare di non sprecare la palla quando la si ha…secondo me l’Arsenal è stata la migliore nell’affrontare il Barcellona.

    • gigi ha detto:

      Il problema sarebbe risolto come dite voi se dovete fare una partita di contenimento.Se dovete anche vincere,come è in una finale,nel momento in cui tu attacchi sei obbligato a lasciare spazi e LI’loro sono micidiali.In una partita secca difficilmente sono battibili.

      • giorgio pivotti ha detto:

        Forse non mi sono spiegato bene, la mia analisi non è riferita alla fase di attacco contro il Barcellona dell’avversario che dovendo vincere in una finale qualche spazio libero lo può concedere ma a quella difensiva, di non possesso palla dell’avversario, nello specifico il Manchester, che non ha saputo chiudere subito gli spazi, stringere e chiudere su chi ha dato palla per impedirgli di riceverla e di tessere la ragnatela dei passaggi. Sotto questo aspetto Fergusson ha le sue responsabilità come pure lo stesso Mourinho nella partita d’andata contro i blaugrana.

        • gigi ha detto:

          Secondo me l’unico errore di Fergusson è stato quello dei due c.c.contro i tre avversari e in più dei due uno era Gigs.La marcatura è impossibile se giochi contro un centravanti che non è un centravanti oltretutto un fenomeno sia tecnicamente che nel TROVARSI gli spazi.Ti posso assicurare che marcare questi giocatori che al massimo fanno 3 tocchi è dura.

  9. RC65 ha detto:

    Cagni; sono completamente d’accordo con lei

  10. elledielle ha detto:

    questo è quello che penso degli errori di mou

    Mou, porquè?

  11. Marcello ha detto:

    Caro Mister,
    non sono completamente d’accordo con lei. Lo sono quando definisce chi è Mou: sicuramente è il numero uno nella gestione della sua immagine, sa gestire le pressioni, le sa buttare addosso ad altri, sa gestire i mezzi di comunicazione. Insomma secondo me in tutto quello che non è tattica è il numero uno. Per quanto riguarda invece l’aspetto tattico credo non sia meglio di tanti altri allenatori che NON avendo le squadre guidate da lui hanno fatto molto meglio. E con ciò non mi voglio limitare solo alle vittorie di scudetti o coppe ma anche ad allenatori che hanno lottato per la salvezza o hanno solo espresso un bel gioco. Le due partite di Champions del clasico non sono altro che la dimostrazione di chi è Mou sotto l’aspetto tattico. Non si può pretendere che cambi il suo metodo di gioco o sappia esprimere qualcosa di diverso per due partite. Definire poi il Real meno forte del Barca mi sembra un po’ forzato. Uno degli aspetti di cui si parlava nell’attesa di questi match era proprio la composizione delle rose. Se guardiamo il centrocampo e l’attacco del Real lo Special One poteva scegliere di giocare in modi diversi, puntando sulla velocità e tecnica di Ronaldo e Kakà, oppure Di Maria e Ozil. Avere una punta centrale come Higuain. Xavi Alonso non credo sia l’ultimo dei centrocampisti… Qui comunque ci sono fior fiore di allenatori che saprebbero meglio di me come schierare il Real. Dall’altra parte scorrendo i nomi delle “seconde linee” non troviamo gente così “famosa”. Sono due concetti diversi di calcio: il Real ha speso centinaia di milioni per vincere comperando campioni o giovani comunque già affermati. Dall’altra c’è il Barca che prende sì dei campioni ma li innesta in un sistema di gioco e devono essere funzionali a quello e si permette di far esordire dei giovani in una semifinale di Champions. Poi certo, come dice il Pep, il Barca ha Messi che è un giocatore fuori dalle regole.
    Poi nella sua disamina afferma che quando il Real ha deciso di giocarsela il Barca è andato in difficoltà quindi vuol dire che averli aspettati è stato sbagliato. L’espulsione di Pepe è stata provocata proprio dal sentirsi impotenti e non preparati. E sono d’accordo con lei che a velocità normale era un’espulsione sacrosanta. E penso che Mou non si possa lamentare più di tanto visti i falli di Adebayor. Adesso c’è una finale da spettacolo Manchester-Barca. vedremo il vecchio Sir Alex Ferguson cosa si inventerà…
    Intanto Carlo ANcelotti domenica ha lo scontro diretto con il Manchester… Grande Carlo!

    • giorgio pivotti ha detto:

      Sa gestire le pressioni, aggiungo anche sa dare motivazioni sul piano caratteriale e comportamentale nell’impegno agonistico sostenendo e talvolta arrabbiandosi anche con i suoi giocatori oltre che con l’arbitro e i media dando di se un’immagine da istrione. Ma quanti allenatori non ci sono che sanno bene come motivare e spronare i propri uomini da bordo campo durante la partita per spingerli a dare sempre il massimo, uno di questi che si distingue per questa sua partecipazione caratteriale alle fasi del gioco, se posso dire, è proprio mister Cagni che con il suo carisma e la sua capacità ha saputo far crescere e tirar fuori dai propri giocatori il meglio di se stessi senza disporre di una rosa di primo piano.
      Mi sbaglierò per non essere stato sufficientemente attento ma mi è capitato poche volte di vedere Mourinho che dalla panchina, dall’area tecnica si rivolge ai suoi giocatori per dare quei suggerimenti, indicazioni tecniche adoperando le mani, le braccia come si usa fare normalmente per dire ad esempio sta più largo, non perderlo di vista, dai via subito la palla, marcalo stretto, stai calmo non intervenire di prima (ieri sera molti giocatori del Real Madrid hanno rischiato l’espulsione diretta o per somma di ammonizioni), cambiamo modulo mostrando le dita e cosi via.
      Intendo dire che Mourinho quando dirige la squadra in partita sembra più guardare a se stesso, ad esternare le sue reazioni talvolta plateali sui falli non concessi piuttosto che presentarsi come uno allenatore capace di interpretare il gioco, di intervenire laddove si rende necessario con quella gestualità tecnica comune, indispensabile a tanti suoi colleghi ma che in lui sembra essere carente.
      In Inghilterra forse può andare bene cosi perché lì la figura, la funzione dell’allenatore è un po’ quella di spettatore, che assiste alla partita alzandosi solo quando la squadra segna o si è subita un’ingiustizia, non la condivido mi pare un po’ troppo distaccata dal contesto del gioco; da noi certo le cose non vanno nella stessa direzione, ogni allenatore è il dodicesimo uomo in campo.

  12. giorgio pivotti ha detto:

    Mourinho nella partita d’andata contro il Barcellona ha sbagliato tattica di gioco se poi a questo si aggiunge l’espulsione di Pepe l’errore diventa anche beffa. La conferma di questa valutazione già espressa, a parte il mio convincimento contro ogni forma di catenaccio e di ripiego nella propria metà campo seppur con avversari superiori, è venuta stasera nelle partita di ritorno con Mourinho che dall’albergo ha cambiato volto tattico alla sua squadra approcciando ed impostando il gioco con una mentalità diversa, aggressiva senza nessun timore reverenziale verso i blaugrana che non sono facili da battere ma metterli in difficoltà si, questo è possibile, e lo si è visto chiaramente in più di una occasione stasera.
    Quindi pur non approvando anch’io le manfrine, le sceneggiate di Mourinho per non dire certe sue scelte di gioco, non sono d’accordo nel dire che contro il Barcellona all’andata ha usato la tattica più giusta che avrebbe ripagato il Real Madrid, anche se non ci fosse stata l’espulsione, segnando negli ultimi minuti della partita e giocandosi tutto nel ritorno.
    Bisognava invertire tattica, giocare all’andata come questa sera e al ritorno come all’andata osando per cercare di andare in finale.
    Un’annotazione tecnica vorrei fare infine che ritengo importante sulla quale mi piacerebbe sentire le opinioni di altri a proposito della difficoltà o incapacità di fermare, impedire ai giocatori blaugrana i loro passaggi stretti, gli scambi, le combinazioni uno-due, il dai e vai che sembrano irresistibili e in realtà lo sono veramente se non si affrontano in una certa maniera, in questo modo.
    I blaugrana durante il possesso e giro palla, infatti, andrebbero seguiti ognuno con il proprio avversario assegnato e non andare in due o tre sul portatore lasciando libero, a poca distante il suo compagno che smarcatosi è pronto a ricevere il passaggio e cosi di seguito. In questi casi la ragnatela di passaggi non solo con il Barcellona può essere interrotta senza voler sempre attaccare, aggredire la palla, il suo portatore un po’ come avviene con la marcatura individuale, ad personam supportata dal controllo visivo attivo.

    • Domenico ha detto:

      Ammetto che avevo pensato anche io ad una marcatura individuale stile calcio a 5 per rendergli la vita difficile ai mostri blaugrana. Però, ho pensato anche che, se uno tra Messi, Villa,Iniesta…per citarne alcuni, saltasse il proprio diretto marcatore, qualche altro giocatore dovrebbe staccarsi dalla propria marcatura ed uscire sul portatore, lasciando quindi libero il suo diretto avversario, innescando cosi un sistema che porta a far saltare tutte le marcature.Non so se sono stato chiaro.

      • gigi ha detto:

        Vedi basta seguire il principio di avere sempre un’uomo in più dietro.E’chiaro che TUTTA la squadra deve partecipare alla fase difensiva che ha dei principi fondamentali che ho già descritto negli articoli dei sistemi di gioco.

  13. Nuario ha detto:

    Caro Mister Cagni,
    la sua disamina mi trova perfettamente d’accordo. Lungi dal voler enfatizzare l’esasperazione della tattica difensivista (che è una filosofia non una necessità…), credo che accettare di “subire” il maggior tasso tecnico del Barca sia un gran segno di umiltà. Pretendere di poter giocare alla pari con la squadra più forte di tutti i tempi (a mio modestissimo parere)è un suicidio oltre che un oltraggio all’oggettività delle cose. Nessuno ha in squadra centrocampisti come Xavi ed Iniesta, nessuno riesce a gestire così bene il palleggio, nessuno riesce a sfruttare i triangoli mobili che si creano in campo. Devi decidere di far tenere loro palla, senza pressarli alti e senza farti portare fuori zona. Possono soffrire le ripartenze più che le transizioni, quindi bisogna recuperare palla nella propria metà campo e ribaltare velocemente l’azione.

  14. giorgio pivotti ha detto:

    Non sono favorevole alle tattiche studiate a tavolino per prendere meno gol anche se sulla carta sono inferiore all’avversario. A maggior ragione se il divario tra le due squadre non è poi cosi grande come in Real Madrid Vs Barcellona 0 2, vedremo stasera se sarà ancora così, dove ad un certo punto si è visto Ronaldo gesticolare con le braccia per far avanzare la squadra, il centrocampo perché si sentiva inutile, preso in giro andando a vuoto; riferito a Ronaldo fare l’allenatore in campo a Mourinho non va bene, si è sentito declassato, ha quindi invitato il suo giocatore a smetterla, ad attenersi alle sue direttive per non essere prevaricato, almeno cosi ho interpretato la lettura dell’episodio se consideriamo e guardiamo i suoi atteggiamenti caratteriali dentro e fuori il campo.

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