Nella tana del Chelsea


E’ proprio un periodo strano, ovunque vada, in giro per l’Italia,sono apprezzato nell’ambito calcistico sia come tecnico che come uomo da chi viene a contatto con me,siano essi addetti ai lavori o appassionati, eppure non riesco a trovare una collocazione.
Comincio a pormi la domanda: “Dove ho sbagliato? 20 anni di carriera, 3 campionati vinti, salvezze difficilissime in A,Coppa Uefa con L’Empoli, tutto questo non è servito a niente?
Per fortuna il mio spirito combattivo mi fa poi rasserenare e accettare quello che è il momento particolare di tutti gli ambienti lavorativi in Italia.
La meritocrazia ritornerà in tutti gli ambiti perché senza quella non si può crescere.
C’è un unico mezzo per reagire, ed è CONTINUARE AD ACCRESCERE LE PROPRIE ESPERIENZE E CONOSCENZE. Per questo motivo, 3 settimane fa, sono andato a Londra a trovare Ancelotti e a vedere i suoi allenamenti.
Innanzitutto devi muoverti con lo spirito giusto
e pensare che vai in una situazione organizzativa e ambientale totalmente diversa da quella che si trova nella maggior parte delle nostre società, purtroppo.
Sono arrivato al centro sportivo del Chelsea con la metropolitana ed il treno, dal centro di Londra in un’ora (per dire che le lunghe
distanze si coprono in breve tempo quando le comunicazioni ed i servizi funzionano).
Mi sono trovato in uno splendido ambiente, nel silenzio ovattato della campagna londinese, in un centro sportivo composto da due grandi palazzine,distanti tra loro circa 300m; in una ci sono tutte le strutture necessarie alla prima squadra e nell’altra quelle del settore giovanile (compresi gli alloggi per i ragazzi che vengono da fuori). Di fronte a questi edifici ci sono tutti i campi di allenamento. La prima cosa che mi ha colpito è che non c’erano né tifosi né,tantomeno,giornalisti.
Carlo mi ha poi detto che non è come da noi, lì non ci sono quotidiani sportivi e nemmeno
trasmissioni televisive che trattano argomenti tecniciè più facile che i media……….cerchino gossip sui calciatori.
Comunque la cosa che mi interessava di più era vedere l’ organizzazione di una società all’avanguardia nel panorama del calcio Europeo e, probabilmente, mondiale.
Siamo saliti al secondo piano dove ci sono tutti gli uffici che fanno parte dell’organizzazione tecnica del suo staff. Con lui collaborano circa 10 persone comprendenti tecnici che, in uno degli uffici,con l’ausilio di computer,preparano tutti i dvd che serviranno alle esigenze di Carlo.
In un altro ufficio dotato anch’ esso di computer, ci sono altri collaboratori che elaborano tutti i dati di ogni singolo giocatore durante gli allenamenti e le partite, attraverso collegamenti Gps indossati dai giocatori stessi.
In fondo al corridoio c’è l’ufficio del BOSS e cioè quello di Carlo, con scrivania, salottino per le riunioni e, naturalmente,televisore con tutti gli strumenti per visionare i dettagli.
Fa parte del suo staff anche il Dott. De Michelis, psicologo di fama mondiale che ha elaborato uno strumento per misurare il grado di sopportazione dello stress.(avrei dovuto farlo  io, probabilmente avrei fatto saltare la macchina).
Ad ogni fine allenamento Ancelotti e tutti i suoi collaboratori si riuniscono e analizzano tutti i dati dell’allenamento precedente, ne discutono, e organizzano quello del giorno dopo.
Al piano terreno ci sono: la palestra,la piscina,una vasca con tapis roulant (attrezzature che posseggono loro e poche altre squadre in Europa)per il recupero infortunati,
la sala massaggi (immensa) con uno staff composto da un medico e 4 massaggiatori. Ed infine, gli spogliatoi che danno direttamente sui campi di allenamento.
Durante Quella settimana avevano tre gare e quindi gli allenamenti erano abbastanza blandi, comprendenti possesso palla e partitine a tema, tutto comunque, fatto a buone intensità e sempre con lo spirito giusto.
Quel periodo mi ha riconciliato con la passione e fatto ritrovare l’entusiasmo per il mio lavoro. Tornato in Italia per l’ ennesima volta mi sono chiesto perché qui non si possa arrivare ad avere stadi e strutture adeguate come in Inghilterra.
Potenzialmente non siamo secondi a nessuno, ma ultimamente abbiamo perso molto in cultura sportiva e organizzazione. Io mi sento un giovane studente in cerca di nuove esperienze nel campo che amo, non so dove mi porterà la voglia di crescere e di imparare, ma ho la consapevolezza che questo mio spirito mi abbia reso ciò che sono e non vedo l’ ora di mettere tutto questo ancora a disposizione di giocatori intenzionati a migliorarsi giorno dopo giorno.

 

Gigi Cagni

31 Responses to Nella tana del Chelsea

  1. giorgio pivotti ha detto:

    Ribadisco il concetto alla luce di quanto visto anche ieri sera nella partita della Roma che ha perso contro il Shakhtar dicendo che il nostro calcio è troppo falloso; con questo termine metto dentro di tutto dalle gomitate alle manate, dagli spintoni ai calci gratuiti, dalle trattenute ai placcaggi, dalle entrate intenzionali di prima non sulla palla al gioco pesante, dalle minacce verbali all’atto vendicativo passando alle vie di fatto, ecc.ecc. Tutto questo avviene, si vede normalmente da noi nelle partite delle nostre squadre e quindi tra i loro protagonisti e per certi versi anche nei confronti degli arbitri che, va detto, sono in parte complici di questa situazione insostenibile per sperare di cambiare il calcio essendo troppo tolleranti, permissivi nell’applicare il regolamento, lasciano correre quasi coprendo tali atteggiamenti che meriterebbero una sfilza di cartellini più rossi che gialli.
    Quindi sono per me i giocatori, non tutti per la verità, che con il loro nervosismo spinto e la loro fallosità gratuita rappresentano il problema principale del nostro calcio quanto a spettacolo e calo di pubblico sempre meno presente negli stadi. Poi quando si va a giocare all’estero questi tipo di comportamento, di reazioni inconsulte emergono in tutta la loro evidenza, si pagano caramente come si è visto con la Roma che oltre alla sconfitta ha portato a casa anche la beffa per il gioco pesante, talvolta anche cattivo nelle reazioni. Gli arbitri in Europa sanno come giochiamo e giustamente non ci perdonano niente alla prima occasione irregolare, intenzionale e pericolosa commessa sull’avversario con la conseguenza maggiore che l’immagine del nostro calcio ne risente tanto e negativamente.
    A Montella interessava vedere come i suoi giocatori avrebbero replicato al ritorno contro lo Shakhtar, ha avuto a suo dire delle buone indicazioni ma anche se arrivato da poco, a mio parere, la responsabilità di quanto è accaduto in campo per cartellini, ammonizioni, espulsioni, gioco scorretto è in buona parte sua; il mio pensiero è che solo l’allenatore, gli allenatori se vogliono contribuire a cambiare il calcio sotto il profilo comportamentale e mi riferisco soprattutto a quanto sopra denunciato, hanno la capacità, il potere e le soluzioni per farlo prima con le raccomandazioni che devono avere effetto immediato e poi prendendo dei provvedimenti nei confronti dei giocatori recidivi, fallosi, in sostanza mettendoli in panchina o al limite non convocandoli.
    Se ad un allenatore non piace questo spettacolo, questo modo di giocare che ci differenzia rispetto al calcio europeo e gli arbitri ne sono la prova provata, aldilà dei condizionamenti vari è lui che deve intervenire per smuovere la situazione, per cercare di dare un volto diverso alla sua squadra dal punto di vista comportamentale allineandosi a quello del calcio europeo. Altrimenti le cose rimarranno come sono.

    • Cristian ha detto:

      Sono d’accordo la Roma ha fatto una figuraccia…in tutti i sensi….risultato, gioco e falli.

      • giorgio pivotti ha detto:

        Per restare in argomento hai guardato nelle partite di oggi in serie A il comportamento in campo dei giocatori dove si è visto di tutto ammonizioni, cartellini, falli di vario genere anche cattivi, reazioni con gli avversari e con l’allenatore? Ma all’estero nei campionati di pari livello lo spettacolo in campo è lo stesso che da noi oppure li siamo su un’altra dimensione, un altro mondo perché se cosi fosse la domanda da porsi è come mai sia possibile continuare a giocare in questo modo, con questa tensione in campo e fuori che finisce per penalizzare anche il lavoro degli arbitri messi obiettivamente in difficoltà non per colpa loro nel condurre la partita, basti guardare i primi piani del loro viso per capire in quale clima talvolta sono costretti ad operare, a decidere. Quanto influisce tale comportamento dei calciatori nell’impedire di fare decollare il miglioramento, il livellamento del nostro calcio con quello delle altre maggiori nazioni europee?

        • Cristian ha detto:

          Non le ho ancora viste…..mi sto rilassando con un buon film…..ma posso immaginare……..troppa tensione e nervosismo…..spettacolo poverissimo, livello tecnico scadente….probabilmente certa gente è arrivata lì ma non lo merita, o protetta da qualcuno…non so….ma io userei metodi e regole ferree…..taglio di stipendio, multe…fuori rosa ecc ecc…..all’estero c’è anche più cultura sportiva…..in tutte le componenti….il calcio italiano molto scadente….credo che vincere il mondiale nel 2006 ha allungato il periodo per riprendersi…..ci siamo cullati su un’alloro mediocre….non ho un ricordo entusiasmante di quella vittoria…..è stato uno specchietto per le allodole…..nell’82 ad esempio c’era Collovati nel 2006 Materazzi….cioè un abisso!! Ci rendiamo conto??

  2. Rudi ha detto:

    Grazie Mister perchè leggendo il suo articolo e il commento di molti ospiti mi rendo conto che si può e si deve fare qualcosa per cambiare, è ora di finirla con questa mentalità della vittoria a tutti i costi, penso che bisogna cercare di cambiare , sui campi si vedono squadre giovanili esprimere un calcio votato solo a vincere senza passare per il bel gioco che invece ritengo fondamentale per vincere e continuare a farlo ! Poi rileggendo quanto scritto mi rendo conto che probabilmente non accadrà mai , i dirigenti pretenderanno sempre la vittoria e molti allenatori accamperanno sempre scuse ( episodi arbitri assenze ) e la cosa mi rattrista e mi incupisce sarà perchè questo sport lo sento dentro ma nello stesso tempo, proprio per questo, mi viene voglia di mollare tutto !! Grazie perchè leggere le sue impressioni mi fà tornare la voglia.

    • giorgio pivotti ha detto:

      Sono d’accordo con tutte le considerazione qui espresse, in primis dal mister, di un calcio migliore per cercare di voltare pagina affinché questo sport tanto seguito da appassionati e addetti ai lavori non abbia a perdere punti in termini di attaccamento anche se un po’ di sfiducia serpeggia dai commenti.
      Si sono rilevate più di una causa strutturale e mentale che andrebbero cambiate per sforzarsi di venire fuori da questo nostro calcio tanto criticato giustamente; per me una delle causa, se non la principale per i suoi effetti che produrrebbe se venisse risolta, di cui mi sembra poco o nulla si è discusso, riguarda il comportamento dei giocatori in campo.
      Lasciamo stare il discorso della vittoria che in misura diversa è sempre sentita dalle squadre che scendono in campo, conseguita con un gioco più o meno divertente cosa che dipende a mio modo di vedere soprattutto dall’allenatore e dai suoi credo calcistici, quindi in buona parte per responsabilità loro, personalmente sono per la vittoria supportata da un gioco divertente dove la dinamica diventa la componente primaria ed essenziale del gioco che mal si concilia con la Zona di cui non sono un assertore. Quello che invece vorrei sottolineare, su cui puntare il dito, è l’atteggiamento in campo dei calciatori che vedo e seguo nelle partite di serie A e B e che presumo sia abbastanza simile a quello riscontrabile in altre partite di categorie inferiori come forse qualcuno mi può confermare.
      Mi riferisco al gioco pesante, spesso cattivo nelle entrate dei calciatori, sull’uomo e non sulla palla anche se poi dicono il contrario smentiti però dalla moviola, soprattutto sulle reazioni a livello interpersonali e nei confronti dell’arbitro, accentuate, prolungate, incontrollate che fanno danno e provocano conseguenze sul terreno di gioco e sugli stessi spettatori anche per questo sempre meno presenti sugli spalti, domandandomi come mai tutto questo accada da noi e non da altre parti, anzi quando arrivano da noi giocatori da fuori ben presto si adeguano, anch’essi assimilano gli stessi comportanti dei nostri mandando a quel paese chi non gli è “simpatico”, atteggiamento che, presumo, mai prima, all’estero dove giocano avrebbero mai assunto.
      E’ questione di cultura, di educazione, di rapportarsi con gli altri in una situazione di gioco che rimane pur sempre di sport anche se dietro ci sono grandi interessi economici che sembrano però lasciare il segno in termini negativi sul Calcio senz’altro più da noi che in altri paesi.
      La mia impressione, convinzione è che occorre prima di tutto educare ad un comportamento corretto e sportivo la classe calciatori modificando, cancellando ogni loro intemperanza arrogante, gratuita e comunque non ammissibile nel modo con cui si manifesta da noi, venendo spesso alle mani e considerando l’arbitro quasi fosse un terzo, un intruso di cui non si da peso, non si fa caso e di cui s’incomincia ad avere timore e rispetto solo quando finalmente si decide a tirare fuori i cartellini gialli o rossi.
      In sostanza anche dalle reazioni e dall’intenzionalità di falli dei giocatori si vede la differenza tra il nostro calcio e quello europeo e se non si parte dalla soluzione di questo importante problema di costume tutto il resto cui anche qui si è fatto riferimento, può risultare marginale o secondario.
      Ad ogni modo la bellezza del calcio resta sempre, il suo gioco lascia di per se ben sperare anche nei cambiamenti.

      • Cristian ha detto:

        Le partite inglesi o spagnole fanno registrare un numero inferiore di ammonizioni…nelle coppe europee si nota lo stesso dato…..in Champions ci sono i top club, ma il dato è differente rispetto al nostro campionato anche in Coppa Uefa (mi piace chiamarla così) che è credibile per misurare il livello generale del calcio europeo…..e noi italiani siamo fuori completamente……

        Alla fine è questione di cultura sportiva, nell’ avere bene presente la cultura della sconfitta, della lealtà, del gioco, se miglioriamo il gioco credo che molte attenzioni si sposterebbero su quest’aspetto, senza avere voglia di perdere tempo a protestare ad esempio perchè bisogna andare avanti a giocare…..l’anno scorso tutti hanno decantato (parlo dei giornalisti) le vittorie dell’Inter (ok..non c’è problema non faccio il tifoso), cioè che per vincere bisogna giocare come ha fatto Mourinho…..per quei giocatori era l’unico modo…..ma si sono dimenticati che nella stagione precedente il Barcellona aveva vinto tutto…la differenza?? Che L’Inter ha vinto; Il Barcellona ha vinto e ha fatto divertire da pazzi…..secondo me è più probabile che rivinca il Barcellona che L’Inter…ma non è questione di club….è di gioco…..ha più probabilità di rivincere chi ha un gioco, uno stile…..

        • gigi ha detto:

          Sicuramente chi costruisce su basi di gioco e mentalità non legata solo al risultato,dura di più.

        • giorgio pivotti ha detto:

          Fa piacere leggere che un’impressione visiva sulla pesantezza in termini di fallosità del nostro calcio trovi conferma dalla statistica che hai opportunamente presentato per esserne al corrente come interessato anche a questi tipo di dati che, come hai convenuto, riflettono il livello del calcio europeo dove noi, ma non mi aspettavo tanto, occupiamo l’ultimo posto.
          Detto questo è senz’altro vero che migliorando il gioco di conseguenza si verrebbero a risolvere, a ridurre le tante problematiche che girano attorno al mondo del calcio non ultima quella di riportare negli stadi grandi e piccoli, famiglie comprese, il che non è poco.
          Per migliorare il gioco cosa bisogna fare? E’ questa la domanda da porsi, che mi sono posto alla quale ho cercato di dare nel post precedente la mia risposta addebitando la responsabilità della caduta del nostro calcio in primis ai calciatori, meglio a quei calciatori che, svincolati da ogni remora di istruzione comportamentale e di conduzione a livello tecnico e dirigenziale, si sentono liberi d’interpretare il calcio a 360 gradi senza il rispetto delle regole e della buona educazione in campo durante il gioco agendo con atti e gesti che con lo sport del calcio non hanno niente a che vedere.
          Prima ci si deve sforzare ad elevare qualitativamente l’atteggiamento, la condotta di gioco dei calciatori, compito in buona parte spettante agli allenatori che vivono a contatto giornaliero con il loro giocatori al pari dei professori in una scuola superiore, poi i risultati si avranno con il miglioramento anche spettacolare e di divertimento del calcio giocato, con effetti positivi in termini di riavvicinamento del pubblico a questo sport e di una diversa mentalità di formazione delle nuove generazioni che del calcio vogliono fare la loro passione di divertimento e di attività professionale.
          E’ su questo aspetto della tematica in questione ripresa da Rudi che occorre soffermarci perché ognuno possa dire la sua in termini valutativi, critici e costruttivi; poi se vogliamo parlare di Inter e Barcellona dello scorso anno giusta la differenza tra le due squadre data dal divertimento della seconda che è mancato alla prima ma andava aggiunto sempre per restare in argomento e ai calcoli che rispetto al Barcellona la fallosità dell’Inter dello scorso anno presumo sia stata superiore almeno dalle partite che ho potuto vedere sempre che Cristian lo possa confermare.

          • Cristian ha detto:

            No, non posso confermare il dato di fallosità così nello specifico per inter e Barcellona….i dati ralativi alle coppe gli ho letti…..sono d’accordo nell’affermare che il miglioramento del gioco darebbe risultati su molti aspetti e influenzerebbe in modo positivo l’ambiente…..per quanto riguarda il campo poi, devo dire che alcuni giocatori sono restii a ricercare il gioco perchè ritengono che per vincere le partite non bisogna rischiare…..è questione di mentalità……bisogna intraprendere un percorso preciso dai giovani….i giovani si possono plasmare…..il problema poi diventano i genitori che iniziano magari a ragionare come i giocatori che dicevo prima……è un percorso che andrebbe affrontato con decisione, attenzione ed entusiasmo….

    • gigi ha detto:

      Quelli che continueranno ad avere quel tipo di mentalità non avranno vita lunga,non puoi costruire niente solo sul risultato senza delle basi di cultura calcistica e di passione.

  3. Nuario ha detto:

    Caro Mister,
    non si possono avere attrezzature sportive evolute se, prima, non si evolve l’ “attrezzatura mentale”.. Siamo un Paese che si abbandona alla mediocrità, che vivacchia, che educa al pressapochismo ed alla cultura delle scorciatoie.. Il risultato logico è un’insipienza di fondo che infetta la società in tutte le sue manifestazioni, compresa quella calcistica.

    • Marcello ha detto:

      Non sono molto s’accordo con il pensiero espresso. Innanzitutto dobbiamo fare chiarezza su cosa si intende per cultura sportiva: dal mio punto di vista vuol dire educazione allo sport ed alle sue regole, accettare che nello sport si può vincere e si può perdere, che non sono accettati trucchi o scorciatoie per arrivare ai risultati. Insomma un insieme di valori considerati sani che, onostante i soldi e tutto quello che di non positivo gira intorno al calcio e allo sport in genere, ci ricordano che si tratta di divertimento. ALtra cosa sono le attrezzature tecniche per arrivare a determinati risultati. Il Mister qui parla di una squadra finanziata da uno segli uomini più ricchi del mondo, che può comperarsi il meglio e costruire il meglio. Se torniamo in Italia non credo che le squadre di prima fascia siano meno o peggio attrezzate del Chelsea. Io ho visto solo Milanello da fuori e non mi sembra poi così male. Per Appiano Gentile, Mou aveva predisposto una ristrutturazione generale delle strutture, Capello a Trigoria fece lo stesso, si sente spesso leggere di quanto fatto dall’Udinese. Credo che il problema non sia su chi ha le attrezzature migliori, ma su chi ha gli uomini migliori per insegnare un tipo di calcio che sia sano e sia da esempio per chi guarda a questo mondo e vuole arrivare.

      • Cristian ha detto:

        Se consideriamo le strutture materiali in se ok qualcosa c’è anche in Italia….ma credo che il Mister attraverso il racconto di Chelsea intende guardare oltre, alla cultura appunto sportiva e non solo e il modo in cui lo sport viene vissuto e in più tutto ciò che il cittadino ha disposizione…….fa male dirlo lo so, ma in Italia siamo indietro, abbiamo un patrimonio artistico e culturale invidiabile e non sappiamo a volte neanche dell’esistenza, a Londra come a Berlino ad esempio si hanno a disposizione mezzi pubblici eccezionali che non serve nemmeno avere l’auto…non avere l’auto per un italiano?? Ma scherzi?? E’ uno status….magari il suv vivendo al centro di Roma o Milano o Napoli……rientro nella sfera calcio….hai citato l’Udinese, credo che sia la squadra con mentalità internazionale numero uno in Italia e non intendo perchè ha calciatori provenienti da tutto il mondo, ma perchè per scelta societaria a Udine si deve giocare bene al calcio…..sono sicuro che se mai esistesse un portiere con un rinvio magico che riuscirebbe a fare gol, molti accetterebbero di giocare solo a difendere…..ho esagerato lo so ma credo che sono riuscito a spiegarmi.

        • gigi ha detto:

          Quello che stupisce sempre,e a me succede da moltissimi anni perchè sono più vecchio,è perchè non si riescono a fare certe cose senza capire il motivo per cui non si realizzino, visto che ne abbiamo tutte le potenzialità.Questi sono i veri misteri italiani.

    • gigi ha detto:

      Ma,come sempre visto che abbiamo toccato il fondo,non possiamo fare altro che risalire,credici accadrà.

  4. Marcello ha detto:

    Carissimo Mister, alcune delle cose che credo lei voglia trasmetterci attraverso il suo articolo sono state dibattute all’interno di questo blog molte volte. Quello che traspare in maniera lampante e che deve essere ben chiaro è che oggi esistono ancora professionisti che non si sentono arrivati, che anche a 60 anni hanno il coraggio e la voglia di osservare il modo per vedere quello che intorno a loro accade, di rimettere in discussione i propri principi confrontandosi con altre culture e altre logiche. Questo accrescimento personale è solo però un passaggio. La vera domanda che ci si deve porre secondo me è questa: adesso che ho visto altre culture, adesso che sono cresciuto e ho visto esempi positivi e metodi diversi come posso fare per cambiare le cose che in Italia, nel mio mondo, non vanno bene? Quali possibilità ho io? I cambiamenti e le rivoluzioni partono sempre dal basso ma in alto ci devono essere esempi positivi di persone che vivono quello in cui credono. Lei ha visto il Chelsea, finanziato da uno degli uomini più ricchi del mondo, ha assistito a quanto veniva fatto dalla prima squadra. Io le pongo una domanda: il settore giovanile del Chelsea com’è strutturato? Che esempio traggono i ragazzi, i collaboratori da quanto viene fatto in prima squadra? La prima squadra è il punto di arrivo, è la cima ma dietro i ragazzi sono seguiti sia dal punto di vista professionale che umano? O si guarda solo all’aspetto tecnico? Quindi l’esempio positivo in alto per le persone che guardano.
    In Inghilterra la cultura sportiva è un livello decisamente più elevato rispetto al resto del mondo: lei che conosce Ancelotti gli chieda se là una volta che ha parcheggiato in divieto di sosta e prende una multa si innesca lo stesso circo mediatico che si è scatenato in Italia per Eto’. Oppure chieda se gente come Lampard o Terry si permettono scenate al vigile come quelle fatte dal camerunense. Anche qui esempio negativo dall’alto verso chi guarda dal basso. Perchè in Italia non si vogliono stadi privati? Perchè i comuni perdono soldi, non interessa a nessuno se possono fare del bene, l’importante è il soldo e il proprio orticello. Io credo che ci siano motivazioni extr calcistiche: in Italia le curve diventano il luogo di propaganda per messaggi che nulla hanno a che fare con il calcio e con lo sport. Attraverso il controllo delle curve si vogliono far passare messaggi spesso negativi. E i pochi che fanno casino e urlano riescono sempre a sopraffare una minoranza silenziosa e rispettosa. Lei dice di essere arrivato in treno al campo di allenamento: anche qui si evidenzia un legame tra i vari aspetti di una società: i trasporti, la puntualità, le esigenze di arrivare in un punto determintao della città. Lì si è avuto il coraggio di demolire stadi, anche storicamente famosi, per enderli attuali e in linea con le esigenze di un pubblico diverso da quello di vent’anni fa. …

    • Cristian ha detto:

      In Italia oggi giorno i calciatori dei grandi club sono delle star….in Inghilterra al massimo degli idoli…..

    • gigi ha detto:

      Non volevo innescare un discorso socio-politico ma è inevitabile entrarci.Noi possiamo,come dico sempre,fare la nostra parte nei ruoli e i luoghi dove operiamo.Credo che comunque sia importante.Per quanto riguarda sia il settore giovanile del Chelsea che del Barcellona sono molto simili,non come strutture ma come cultura,a quello che ho visto fare a Favini sia nel Como che nell’Atalanta e cioè prima l’uomo e poi il calciatore.

  5. lorenzo ha detto:

    Intanto mister spero che possa a lungo stare in contatto con noi attraverso questo fantastico blog, per noi tutti questa è una delle poche e valide fonti di crescita professionali. Grazie

  6. Cristian ha detto:

    Mister….che dire….l’Italia come dice lei è in declino non solo nel mondo del calcio….si respira un aria, si vive un atmosfera di mediocrità in ogni settore e addirittura luogo a parte qualche eccezione che conferma comunque questo momento. Sembra quasi che ci sia una voluta ricerca di mediocrità appunto e la “vergogna” quasi a voler fare le cose bene…….se proponi qualcosa per migliorare ti guardano tutti come se arrivassi dallo spazio……..e il qualunquismo e il disfattismo prendono piede…….anche a me capita spesso di ritornare dall’estero, quando ci vado, con una sensazione di sentirmi nel “giusto” e con una voglia di migliorare.

    In questo blog si parla di calcio, però basta vedere che cosa accade in generale per capire che le situazioni negative sono comuni….speriamo di voltare pagina….

  7. Salvatore Ferrandes ha detto:

    Mister, lei ha perfettamente ragione! In Italia negli ultimi anni abbiamo fatto molti passi indietro sotto ogni punto di vista: da quello tecnico-tattico e da quello di vista organizzativo.
    Rispetto agli inglesi siamo indietro anni luce in questo secondo aspetto. Le società hanno stadi di proprietà che gestiscono direttamente, spesso dei veri gioielli. gli stadi stessi sono luoghi di ritrovo anche per famiglie. L’organizzazione la fa da padrone.. e non ci sono 8000 giornalisti intorno come da noi, giornalisti che ora parlano anche di tattiche in tv, spesso non capendo davvero nulla di quello che hanno visto…

    Concordo sulla sua visione della meritocrazia… purtroppo in Italia questa è una cosa vera nei prof e nei dilettanti.. ci sono “colleghi” che ogni anno fanno disastri e puntualmente l’anno successivo siedono su un’altra panchina, magari anche più prestigiosa!!
    E il risultato è sotto gli occhi: il nostro calcio è in uno stato di involuzione pazzesca.
    C’è solo da apprezzare e da ammirare chi come lei è sempre “in giro” ad osservare, con la curiosità che porta solo a migliorare e a migliorarsi!

    Le auguro di tornare presto su una panchina! In bocca al lupo!!!

    • gigi ha detto:

      Crepi il lupo e ti ringrazio per l’apprezzamento ma,non vorrei,essere stato interpretato male.La mia non era una lamentela ,ma sono abituato a vedere e analizzare le cose come le vedo,freddamente facendo constatazioni a voce alta ma sempre con lo spirito di riuscire a dare il mio contributo per cambiarle,senza pignistei.

      • Salvatore Ferrandes ha detto:

        Assolutamente mister!!!
        avevo ben inetrpretato. le lamentele e i paignistei sono decisamente fuori dal suo (e dal mio) carattere!!
        Stamattina si parla di lei in direzione Samp….
        dita incrociate!!!

        • Cristian ha detto:

          Mister…..speriamo, se si decidono a sostituire Di Carlo, di vederla alla Samp…alla mia Samp…….

          • Marco ha detto:

            Come sempre ci è andato un altro……oramai si va avanti solo per conoscenze e non per meriti…..la meritocrazia non esiste più.

  8. Giuseppe Piccinno ha detto:

    Si finisce sempre col chiedersi perchè in Italia non si possa produrre calcio con la modernità ormai diffusa in Europa.
    Io rifletto, tristemente, su un apparente paradosso: il calcio è la cosa che in Italia interessa più di ogni cosa alla maggioranza dei cittadini Comunque, poco ci appassiona di più, niente ci ispira entusiasmo collettivo come il pallone. Eppure c’è un enorme senso di trasandatezza intorno a questo movimento: di che colore sono i prati della serie A? perchè sugli spalti continuano ad ammettersi dei selvaggi? perchè, comunque sia, il problema arbitrale rimane un problema? perchè dovremmo sorbirci uno spettacolo misero su miseri gradoni di cemento sbrecciati? e perchè dovremmo abituarci a vicende psicodrammatiche come quelle juventine, palermitane, romaniste, ecc.?
    La capisco mister: l’eccezionale “normalità” inglese fa proprio invidia…
    Le faccio i miei auguri, intanto.

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