Sono veramente deluso da tutto questo continuo discutere di come gestire il famigerato RAZZISMO negli stadi con delle soluzioni che, come al solito, vanno a discapito della maggior parte delle persone che amano il calcio.
Guarda caso le suddette persone entrano allo stadio, magari con la famiglia, si godono la partita, magari in stadi fatiscenti, ma comunque tifano e soffrono per la loro squadra in modo educato e civile, e alla fine si trovano penalizzati e costretti a dovervi rinunciare per colpa di pochi, sempre gli stessi , oltretutto conosciuti.
E’ mai possibile che nel nostro paese si conosca solo, nei casi di difficoltà, la repressione, senza avere la voglia e la pazienza di analizzare a fondo il problema e PROGRAMMARE una volta per tutte la soluzione definitiva con i mezzi idonei per farlo?
Siamo un paese di grande storia e cultura ma abbiamo un difetto, siamo MALEDUCATI.
A questa generazione non è stata insegnata l’educazione, il rispetto sia della proprietà altrui che della persona. I responsabili principali sono senza dubbio la famiglia e la scuola. Perché lo stadio è diventato un porto franco? Perché si permette di andare a viso coperto e a bruciare o sfasciare i seggiolini senza essere puniti ? Chi ha questi comportamenti non meriterebbe nemmeno di stare in una società civile.
Per realizzare una cosa che in altri paesi è normale, ci dobbiamo impegnare tutti a ristabilire un equilibrio che consenta ai veri sportivi di poter godere dello spettacolo calcistico senza paure.
Non si può prescindere, naturalmente, dall’avere strutture consone per la realizzazione di questo scopo, la costruzione di stadi adatti è di assoluta necessità. E’ chiaro che le componenti principali di questo sport non possono sottrarsi alle loro responsabilità iniziando proprio da noi allenatori.
Non è un mio vezzo il piacere di essere chiamato MAESTRO piuttosto che MISTER, il termine la dice tutta di cosa intendo. Già dai settori giovanili, oltre che alla tecnica e alla tattica, dovremmo EDUCARE i giocatori, con l’aiuto dei procuratori (che dovrebbero essere dei TUTOR per loro), al rispetto per gli spettatori che pagano, per le società che li ingaggiano ma, soprattutto, ad essere da esempio per tutti i ragazzi che li vedono come idoli da imitare.
Oggi, tutto è più veloce, compreso l’esordio che li porta al successo senza una preparazione psicologica adeguata, con le conseguenze che poi vediamo e cioè, di comportamenti non consoni al messaggio che dovrebbero trasmettere.
Chi gliele ha mai dette queste cose? Sono investiti dalla notorietà e nessuno gli ha insegnato come affrontarla e gestirla. Lo stesso vale per i dirigenti e i media, il loro messaggio è determinante, essere pacati e consapevoli dell’importanza dell’impatto che hanno sull’opinione pubblica è determinante.
Detto questo, sono ancora più convinto che il RAZZISMO non c’ entri proprio nulla con le intolleranze e gli atti sconsiderati che avvengono negli stadi.
Se non EDUCHIAMO le persone al rispetto delle regole e al rispetto reciproco non ha nessun senso interrompere le partite per pochi individui che fanno dei versi disumani, assolutamente deprecabili, ma che, a mio parere, non hanno più peso di tutte le altre manifestazioni incivili che avvengono ogni giornata in cui ci sono eventi calcistici.
Gigi Cagni
Mister, ritengo che il calcio sia una metafora della vita di tutti i giorni…penso che l’Italia sia un paese un po in declino, non mi riferisco alla crisi economica ma ad una crisi di valori e socialità…si è perso il ragionare un po con il “noi” e si ragiona sempre di più con “l’io”…….e poi se aggiungiamo che il nostro bel paese è agli ultimi posti per cultura sportiva non è difficile capire perchè accadono queste cose……serve un inversione che deve partire dalle famiglie appunto e dalla scuola, bisognerebbe recuperare un po di vecchi metodi forse? Ad esempio molti giovani oggi ritengono che avere la macchina bella e nuova sia fondamentale….non penso debba essere così….
La cosa fondamentale sarebbe ricuperare i VALORI il resto diventerebbe una conseguenza logica,ma per recuperarli bisogna INSEGNARLI,questo è il vero problema perchè è diventato difficile trovare CHI…
Ciao Gigi, grande spunto..
Uno con i tuoi valori e con la tua preparazione andrebbe benissimo alla Juventus in questo momento: solo una mano esperta forse potrebbe risollevare quella squadra dagli abissi!
Il tuo articolo, anche se pubblicato prima che avvenisse, è il riassunto del Derby: si è vista tantissima maleducazione (Snajder, Materazzi, ecc..), arroganza ma soprattutto aggressività (non quella sana, sportiva, ma quella gratuita e stupida).
Arriveranno da altri campionati che dicono essere ricchi di fair play, ma noi abbiam bisogno di gente umile e ricca d’animo!
FORZA GIGI!
Sono convinto che si tornerà a toni più giusti,non so quando,ma accadrà.La maggior parte della gente è esasperata da questo calcio parlato più che giocato.
innanzitutto entro in punta di piedi in un sito che forse in pochi conoscono ma che dovrebbero tutti conoscere, ma fose la lealtà e la coerenza nel mondo del calcio sono aggettivi sconosciuti…
PER GERMANO:
Ora non facciamo vittimismo gratuito, io sono tifoso atalantino da sempre e ti ricordo che sia da parte nostra che da parte vostra ci sono sfottò…cosi come fra tante altre tifoserie…fa parte del calcio.
x luca :naturalmente era ironica la mia battuta ,pensa che da cinque anni non vedo l’ora di fare un bel derby e sentirmi insultare da voi “odiati cugini orobici”.era solo per dire che a volte si strumentalizza un fatto per fini pseudo politici ,quindi cautela e fosforo prima di pontificare sentenze.
x gigi bella la foto del tuo gol a cugini!!cosa ne pensi delle rondinelle ?torneranno a spiccare il volo
in serie a?
Certi derby erano veramente belli,sopratutto l’atmosfera e si parlava solo di calcio.penso che nei play off ci arriverà sicuro e speriamo di rifare quei derby,in A naturalmente.
vorrei sapere perche’ da sempre i tifosi della talanta chiamano noi bresciani”suni”(maiali) e santoro non ha mai fatto una trasmissione sul razzismo dei bergamaschi verso i bresciani….
La goliardia e gli sfottò senza scontri fisici,penso siano cose su cui si può sorridere.
La famiglia, la scuola, la televisione sono spesso chiamati in causa quali componenti fondamentali, direttamente coinvolti per denunciare in prima battuta quanto la loro carenza o latitanza abbia concorso a creare, a favorire quello che si sente e si vede nella realtà rapportata al binomio sport-società.
Tutti concordano nel fare la diagnosi salvo però subito dopo passare in via esclusiva a parlare, analizzare, approfondire, prendere posizione di giudizio e di merito su questi fenomeni e manifestazioni di vario colore in cui ognuno dice giustamente la sua.
La domanda è, è preferibile, più proficuo affrontare i problemi, le storture, le contraddizioni esistenti nello sport e di riflesso nella società attraverso il dibattito, il confronto d’idee da parte di tutti, in primis calciatori, addetti ai lavori e tifosi, per cercare soluzioni e risposte adeguate alla situazione corrente, in atto, oppure demandare, dare importanza solo alla funzione educativa delle istituzioni che a quanto si constata non sembrano in grado di dare risultati soddisfacenti?
Alle volte si può essere educati ma nello sport come nella vita spesso ci si lascia trascinare e condizionare dalle situazioni, dal contingente e non siamo più quelli di prima, diversi da come ci hanno conosciuti o presentati giocando o commentando una partita di calcio, vivendo in un determinato ambiente.
Senza voler esprimere giudizi o entrare nel merito della decisione arbitrale, ma per restare in argomento, prendiamo l’esempio di Sneijder, non mi sarei aspettato da lui, da come l’avevo visto giocare prima di venire all’Inter, un comportamento simile che ha portato alla sua espulsione per aver mandato a quel paese l’arbitro con una frase “colorita” in perfetto italiano assai comune ai nostri giocatori e con un applauso prolungato, addirittura più lungo e diretto rispetto ai nostri, che fatto da un olandese non può che meravigliare.
Intendo dire che l’educazione puoi averla acquisita da scuola, famiglia e televisione ma anche perderla o modificarla in peggio se non sai rimanere te stesso fino in fondo senza sbavature, influenze esterne, cali di tensione, di stile.
L’educazione non si finisce mai di apprenderla a sufficienza, va alimentata continuamente denunciando i fatti ed approfondendo i dibattiti.
Emblematica la foto con il pallone, è stato sfilacciato, consumato dai calciatori giocando o rovinato da chi gira attorno al mondo del calcio?
Il pallone è in quello stato proprio per far capire come il nostro calcio di oggi sia Malato.
ma se poi Mourinho dice che non esiste epellere per una cosa così come si fa a insegnare il rispetto.
Mister,
l’espulsione a rigor di Regolamento ci sta tutta ma nel Campionato italiano non esiste uniformità di giudizio. Tutto qua! Il regolamento non può prestarsi a diverse interpretazioni ed a diverse attuazioni.
Quello che si deve riuscire a comprendere è che il regolamento è interpretato da UOMINI e se il regolamento stesso è interpretativo è normale che gli arbitri non hanno ne la stessa personalità e nemmeno la stessa esperienza e sensibilità.E’strano però che nessuno parla degli atteggiamenti di protesta continui e plateali di allenatori e giocatori.
Mister,
su questo mi trova perfettamente d’accordo. Lei ha vissuto il calcio a grandi livelli e conoscerà meglio di noi le regole da rispettare nella stesura delle distinte di gara. Quello che mi chiedo è cosa ci faccia tutta quella gente a ridosso della panchina. e’ possibile che siano tutti dirigenti o persone deputate a stazionare a bordo campo?
A mio parere ci sono 2 errori storici: il primo è che negli stadi manca l’educazione e viene erroneamente tollerato qualsiasi tipo di insulto, il secondo è che nei media e nell’opinione pubblica da sempre manca obiettività di giudizio sull’argomento. E’ davvero triste constatare che se si insulta un giocatore di colore il giorno dopo avviene un pandemonio mediatico, mentre se si copre d’insulti un giocatore bianco, o comunque non riconducibile a nessuna “categoria” solitamente vittima di razzismo, nessuno dice nulla. Mettiamoci d’accordo: o ufficializziamo che gli stadi sono zone franche dove non esiste il reato d’ingiuria, oppure dobbiamo sospendere le partite e dare le multe per tutti gli insulti, non solo per quelli a sfondo razzista. Io sono abbonato allo stadio da 20 anni, ed ho visto giocatori distrutti e ricoperti d’insulti che il giorno dopo non hanno avuto neanche la consolazione di una voce a loro difesa, mentre giocatori di colore anche solo velatamente fischiati hanno suscitato vespai di polemiche. Perchè? Perchè allo stadio è considerato normale compiere il reato d’ingiuria, “basta che non sia a ingiuria a sfondo razzista” ?
Ribadisco il concetto primario SENZA EDUCAZIOINE non puoi risolvere il problema,non certamente con la sola repressione.
Sottoscrivo in pieno le parole di Federicopd. E’ dal 1973 che vado allao stadio (non ancora 10 anni) e da sempre lo stadio è zona franca per tutto. Purtroppo così alleviamo anche i ragazzini cvhe ci vanno ancora sognanti (?!) e subito si vedono buttati nella fossa dei Leoni ed assimilano pessimi comportamenti. A volte sembra di andare in guerra: la guerra dei Mentecatti. Io ci porto dal 2003 i miei figli e non mi paice che imparino che questi conmportamenti sono normali e tollerati.
Salve a Mister Cagni e a tutti i frequentatori del blog volevo ribadire i vari concetti espressi da tutti che condivido in pieno ma nello stesso tempo volevo esprimerne uno mio che riguarda più la soluzione che il problema : Secondo me è ora che questa gente incivile venga lasciata fuori dagli stadi, come è ora che le società,professionistiche ma sopratutto dilettantistiche, prendano dure prese di posizione con quei giocatori maleducati e genitori di ragazzini che insultano durante la partita tutto e tutti, chi non si attiene alle regole deve essere allontanato; ma forse troppo spesso si pensa al risultato o al vil denaro senza passare per la formazione del giocatore . Noi allenatori dobbiamo batterci per questo per riuscire a dare una coscienza a questo gioco bellissimo e non solo per il risultato o per l’ingaggio.
Parlarne è già un succeso,adesso ognuno per il ruolo che ha, deve agire per riuscire a fare cambiare la tendenza.Non molliamo niente e combattiamo per fare riemergere i valori più importanti.
Mi permetto intervenire e ti ringrazio dell’amicizia. Il calcio a detta di molti che ne sanno più di me, esprime in sintesi gli umori di questa società: atti di vero amore verso le persone più sfortunate per esempio i terremotati, ammalati vedi SLA,ecc., dall’altra parte episodi che rimandano a tempi bui con simboli terribili tipo svastiche. Il “dialogo”, la “cortesia”,il buon “vicinato”, dovrebbero caratterizzare la nostra vita. Il rispetto quindi è l’unica alternativa che è molto diverso dalla tolleranza: rispetto significa accettare, apprezzare, stimare, mettere su un piano di uguaglianza l’altro. Avere i propri confini, ma più di confini parlerei di regole e poi ci si incontra per fare festa! Da alcuni anni si è affermato sul piano politico e sociale il leghismo che ha avvelenato i pozzi della convivenza civile, i risultati si vedono anche nel calcio. Il reportage andato in onda circa un mese fa in una trasmissione non ricordo se Ballaro’ o Annozero, in un comune della bassa bresciana dimostra che è una situazione devastante. Ben vengano le persone come te che introducendo una la riflessione sul calcio che a prima vista sembrerebbe distante dai problemi, fanno in realtà riflettere sulle condizioni in cui viviamo. Un grande abbraccio. Grazie
Un abbraccio a te sopratutto se sei il mio vecchio compagno dell’OM.
Salve mister, le scrivo dopo aver letto appunto il suo ultimo articolo e le faccio una domanda. Non crede che una vita di valori veri, come il grande Favini insegna ancora oggi all’Atalanta, non sarebbe più facile da insegnare se nel mondo ci fosse una vera fede in Dio attraverso la lettura della Bibbia e la preghiera?
Ora non so che opinione abbia lei su Dio ma qui non mi riferisco al cattolicesimo.
Perchè i valori oltre che sugli spalti non ci sono più neanche in mezzo al campo o sulle panchine o nelle sedi dei club. E questo non c’è mai stato ne ora ne 30 anni fa e forse anzi sicuramente c’era più rispetto prima ma anche prima le persone andavano allo stadio con comportamenti che non erano del razzismo ma della violenza fuori dallo stadio si non può negarlo. Evidentemente c’è una falla oggi e c’era una falla allora, perchè i giovani di oggi come dice giustamente lei non hanno valori ma di quale età sono i genitori,i professori,gli allenatori,i preparatori atletici,i responsabili del settore giovanile,direttori sportivi,i procuratori,i presidenti che sono quelli che dovrebbero dare l’esempio? Tutta gente della generazione passata mister che evidentemente non sono stati in grado di trasmettere correttamente i valori giusti,come dice anche lei in parte nella lettera, con questo non voglio difendere i giovani di oggi credo che le colpe vadano ad ambedue le generazioni e che ognuno si assuma le proprie colpe e che secondo me se una persona vive secondo i valori veri di Dio sicuramente avrà il risultato della persona ideale a cui pensa anche lei mister. E nel calcio questo c’è poco ora e c’è molto poco anche adesso e parlo soprattutto da i protagonisti del calcio,cioè dai presidenti fino ad arrivare ai custodi dello stadio. Le scrivo queste cose perchè le vivo anch’io mister. Spero che abbia la possibilità di leggere questa lettera e spero di avere un’opinione su quanto ho scritto.
Lo scopo finale è di riuscire a fare riemergere i valori che riporterebbero il calcio nei giusti binari civili e sociali.I modi possono essere diversi ma se l’obbiettivo è questo vanno tutti bene,l’importante è impegnarsi con convinzione conforme al proprio ruolo.
Buonasera Mister, condivido le sue ruflessioni e prendo spunto per scriverle il mio pensiero.
Abito in provincia di Verona ho 31 è da 9 anni che alleno nel settore giovanile, prima dai 14 ai 21 sono stato arbitro di calcio, fino ad arivare a dirigere una dozzina di gare in Eccelenza. Ai ragazzi che alleno la prima cosa che cerco d’insegnare è il rispetto delle regole, dell’avversario, delle strutture e dei dirigenti, sono convinto che un allentore a qualsiasi livello è un EDUCATORE. Anche a livelli pofessionistici….se un allenatore si permette di fare un gestaccio alle tifoserie avversarie, come può riproverare un suo giocatore che sputa in faccia ad un suo avversario?
Personalmente trovo ridicolo parlare di razzismo nei confronti ad esempio di Balotelli…grande talento è uguale al Cassano ventenne….talento e testa “matta”….
E’ ridicolo quello che è successo un paio di settimane fà quando Balotelli ha insultato i tifosi del Chievo…e subito sono esplosi processi telegiornalistici sul Razzismo. In quel caso non c’entrava proprio nulla, premetto che io non simpatizzo per il Chievo e i suoi tifosi,i tifosi del Chievo son stati premiati per più di una stagione con il premio fair play, sono del tutto estranei a fenomeni di violenza (fisica – verbale), loro fischiavano semplicemente un avversario fortissimo ma con un carattere straffottente e irritante.
Per conto mio tutto quello che succede intorno al mondo pallonaro è manovrato, come anche lei ha scrito si conosco i personaggi negativi delle tifoserie, come mai quelle persone posso tranquillamente fare quello che gli pare?
Tutto è MANOVRATO dai potenti del calcio….personaggi come Moggi come Galliani come Carraro come i Giornalsiti pronti subito ad innescare la miccia quando qualcuno glielo ordina. Purtroppo sono tristemente convinto che sia qualcuno a manovrare questa situazione sul razzismo e Balotelli, chissà per quale interesse. Ma forse non è stato razzismo anche quello che è successo con CALCIOPOLI…nei confronti di tutti coloro che non hanno voluto essere partecipi della scorpacciata…sicuramente come lei….non è stato razzismo il comportamente dei dirigenti della Lega Calcio della FIGC del Dirigente Moggi Luciano nei confronti di tutti gli apassionati di calcio? Di quei genitori che hanno portato i loro bimbi a vedere la loro prima partita di calcio in uno stadio, magari a vedere i prorpi idoli Juventini per poi scoprire che tutto era falso, che tristezza…questo è razzismo, non quello che accade nei confronti del Sig. Balotelli.
Purtroppo nella nostra società manca l’insegnamento dei valori delle regole del rispetto, tutto parte dalle famiglie, dalla scuola, dai primi educatori sportivi… Ha proprio ragione Mister….noi italiani siamo maleducati, invito tutti ad andare a vedere una partita di calcio di ragazzini e per un tempo osservate i genitori, e capirete che il Mister ha pienamente ragione…..poi l’altro tempo, per tirarvi sù il morale guardate i bambini, che sicuramente correrranno tutti dietro al pallone e non ci sarà ne tecnica ne tattica ma si divertono in modo puro e vero….fin a quando non daranno retta ai loro genitori.
Cordiali saluti
Simone
Se la realtà fotografata nel calcio è quella qui ben descritta e se non sembrano bastare la famiglia, la scuola e aggiungerei la televisione che ha un enorme potere condizionate ed influente per dare una svolta alla situazione in atto, nonostante la preparazione ed i buoni propositi degli allenatori nell’insegnare il rispetto dei valori e dell’educazione, chi deve intervenire e a chi è demandato il compito perché le regole siano rispettate e non ci siano barriere tra spettatori e campo di gioco?
La responsabilità è di tutti,l’importante è che ognuno di noi dia il proprio contributo e auspicare l’effetto domino.Già il fatto che questo piccolo articolo abbia smosso le vostre riflessioni è un successo.
Tutto condivisibile a parte il pensare che ci sia un BURATTINAIO per ogni cosa che succede.Non penso sia così,sono convinto che dipende solo dal fatto che chi ha i nostri valori sia stato troppo silente e che è venuto il momento di dare il nostro contributo per fare cambiare le cose.
Non sono molto d’accordo sul fatto che diseducazione e razzismo siano fenomeni da tenere separati. Ce lo dice il fatto che episodi di chiara marca razzista (aggressioni, violenze, verbali e fisiche) riempiono le cronache di questi ultimi mesi. Sfortunatamente certi comportamenti trovano sempre più seguito.
Il nostro mondo sta subendo una fase di cambiamento intensa e di enormi proporzioni. All’allargamento del nostro punto di vista sul mondo (che le tecnologie informatiche consentono) corrisponde, in un movimento uguale e contrario, un riemergere di atteggiamenti e politiche fortemente identitarie e territoriali. La soluzione non sta nel rifiutare il cambiamento ma nel negoziarlo e nell’educare la percezione e la cognizione delle persone.
Marco ha ragione quando dice che si pasano sotto silanzio gli insulti contro i giocatori meridionali. A mio parere anche quello è razzismo, con la sola variante che nel nostro paese è tollerato.
Negli stadi si sentono spesso cori e si è testimoni di accanimenti agghiaccianti. Ma questi comportamenti non vengono stigmatizzati con la giusta proporzione. Quando i tifosi della mia squadra (Inter) cantavano quel coro infame sul fratello di Kaladze, beh per me quello era razzismo, perché razzismo è non solo accanimento verso il diverso, ma anche violenza gratuita.
In altri casi, paradossalmente, si condanna il comportamento dei giocatori, giudicato provocatorio o ostile. Ma si dimentica che, quando si ragiona in questi termini, i calciatori sono persone. Chiunque di noi, se venisse costantemente sottoposto ad insulti, ingiurie come Balotelli, Gattuso o Materazzi reagirebbe scompostamente. Multare un giocatore per un applauso è un segnale diseducativo, perché il tifoso si sentirà libero di reiterare quel comportamento, se ha la percezione di poter influire sul rendimento del giocatore.
Quanto alla necessità che allenatori e procuratori agiscano da educatori nei confronti dei giovani atleti, è un fatto sicuramente positivo, ma è certo che fino a che ci saranno forti interessi economici in gioco sarà difficile portare avanti un discorso sportivo ed etico. Pensate a quello che è succeso ad Acquafresca, che per tre stagioni ad ogni mercato estivo è stato accostato a squadre diverse, mentre aveva espresso il desiderio di rimanere in una società dove era convinto di poter portare a termine un percorso umano e professionale di un certo tipo. Più che pensare al bene ed al desiderio del ragzzo, si erano fatti calcoli di tipo economico. Tutto ciò non è edificante. Certo nel calcio ci sono questioni economiche non indifferenti, ma queste non dovrebbero essere anteposte alle persone.
Arbitro, avversari giocatori ora anche di colore e avversari tifosi, pseudo sportivi, da quando si gioca a calcio sono sempre stati oggetto di critiche, di invettive, di offese dove sfogare rabbia, convinzioni diverse e senso di frustrazione. In certe situazioni ognuno si sente libero di dire e talvolta di agire come meglio crede oltrepassando spesso i limiti della civile convivenza, del rispetto reciproco in nome di presunte ingiustizie subite, di torti ricorrenti pagati.
Quali le ragioni che stanno alla base di questi comportamenti talvolta esplosivi, incresciosi, sopra le righe? Si punta il dito e si chiama in causa prima di tutto la famiglia e la scuola entrambi fonti e soggetti di educazione a livello culturale e sociale che però sembrano non svolgere fino in fondo il loro compito istituzionale con vuoti e superficialità che finiscono per impedire di arginare questi fenomeni di costume in negativo collegati allo sport, al calcio in particolare.
In proposito mi domando spesso quanto la televisione con le sue trasmissioni dai dibattiti accesi, dai toni spesso scorretti e anche maleducati abbia potuto contribuire a far crescere questo clima di non sportività alimentando contrasti e forme di contrapposizione che poi si riflettono e contaminano anche nella realtà le vicende sportive finendo per annullare ogni valore sano ed equilibrato che lo sport dovrebbe far nascere ed inculcare soprattutto nei giovani, in quelli che si avvicinano al calcio. La televisione ha delle responsabilità specifiche in tutto questo oppure si limita a registrare e a parteciparvi?
Caro Mister Cagni,
profonda e condivisibile la sua riflessione. Io amo molto la mia Patria e non mi ritengo per nulla esterofilo, però credo che ci siano valide argomentazioni per ritenere la cultura sportiva della società italiana, spessp, inconsistente e flebile. Lei ha rimarcato, perfettamente, il ruolo altamente educativo-formativo del calcio ( e dello sport in genere, credo si possa dire). Credo che il messaggio pedagogico del calcio sia strabiliante, a condizione che lo si voglia recepire. C’è troppa frenesia nell’assolutizzare il risultato, asservendo, spesso, i nobili principi di lealtà sportiva, a calcoli faziosi ed insolenti. Tutto ciò (oltre alla mia fede neroazzurra) mi porta a stimare e ad adorare Mourinho. Ha rotto il velo di faziosa ipocrisia, ha cercato un confronto schietto e diretto con colleghi, giornalisti, mondo sportivo, molto spesso esagerando nei toni ma contribuendo a rendere più credibile il calcio italiano. Bisogna liberarsi da complessi atavici, bisogna dotarsi di strutture ed organizzazioni più efficienti, bisogna che gli Stadi diventino proprietà delle società, bisogna contribuire, ognuno secondo le proprie prerogative, a diffondere una cultura sportiva che faccia vivere il calcio non come un assillo ma come un momento di aggregazione e di crescita sociale.
Però anche il sig.Mourinho dovrebbe avere un contegno più consono nel confronto delle decisioni arbitrali,non ti pare?
Decisamente. Anche se, a volte, ho la sensazione che nell’allontanamento dei mister dalle proprie panchine si usino due pesi e due misure. Io credo che la sua dote migliore sia ottenere il meglio dalle persone con le quali si rapporta. Con gli arbitri, a mio avviso, vorrebbe utilizzare gli stessi strumenti “psico-pedagogici”. Vorrebbe ottenere il meglio sempre, anche da loro.
Come disse qualcuno il razzismo è cosa troppo sottile per la massa di imbecilli.
Cio’ per dire che spesso l’80% di chi insulta per il colore ella pelle lo fa appunto per stupidità e ignoranza.
Il problema del razzismo e della violenza c’è sempre stato almeno dalla metà degli anni 70 in po’ solo che al giorno d’oggi tutto è piu’ amplificato dalla onnipresenza dei media.
Ricordo da piccolo scene di autentica guerriglia all’interno dello stadio di San Siro durante un derby (era lo stesso giorno della morte di Paparelli)gente che caricava con i caschi e le chiavi inglesi…sangue e botte. Qualche anno dopo ricordo i buuuu ai vari Gullit e Rijkaard che non partivano solo dalla nord. A mio avviso quindi è un problema che in realtà c’è sempre stato con la differenza che ai gorni nostri è piu’ amplificato dai media e forse sentito per i flussi migratori dell’ultimo 20 ennio. Scusate il pistolotto sociologico ma la penso così
Io vorrei che qualcuno mi spiegasse perché chi fa i cori contro giocatori di colore è razzista mentre chi per esempio insulta e discrimina giocatori del Meridione no. Eppure il significato della parola Razzismo non parla solo di colore della pelle. A me sembra che qui in Italia si dia troppo peso alle polemiche distruttive e mai a quelle costruttive.
Sono pienamente d’accordo con lei che l’educazione deve partire dalla famiglia e dalla scuola, quando ero piccolo e venivo ripreso sia agli allenamenti che a scuola avevo il timore dei miei genitori,oggi appena ripresi vengono accompagnati dai genitori che danno ragione sempre ai figli…!!!! Basta vedere i giovani d’oggi..siamo allo sfascio….P.s. io ho 35 anni…!!!!
sono d’accordo con lei sul fatto che il razzismo non c’entri proprio nulla,si tratta solo di qualche sporadico imbecille che purtroppo talvolta viene emulato da qualche gruppo piu’ numeroso,ma alla base c’e’ la totale mancanza di regole comportamentali e di cultura sportiva.un saluto e ancora complimenti.