Subentrare in panchina

29 dicembre 2009

Una delle cose più difficili del nostro lavoro è quando vieni chiamato a sostituire un tuo collega a campionato iniziato. La prima cosa,ed è la più importante,è che devi avere la massima conoscenza di chi andrai ad allenare e,soprattutto, la massima convinzione di riuscire ad ottenere l’obiettivo che ti viene richiesto. Accettare una proposta di lavoro solo perché non ce la fai più a rimanere a casa e quindi accetti tutto pur di lavorare,è l’errore più grosso che si possa fare. Lasciatevelo dire da chi l’ha vissuto in prima persona quando, ho accettato di andare a Catanzaro, qualche anno fa. Anche se sono andato con tutta la mia passione e l’entusiasmo possibile e ho cercato di portare la mia esperienza e professionalità, non avevo la conoscenza delle qualità della squadra ma, soprattutto, del tipo di società e ambiente che andavo ad affrontare. Devo poi aggiungere,e questa cosa mi è servita tantissimo, che per la prima volta nella mia carriera, ho scelto i soldi. Prima di incontrare un dirigente della società, non essendo istintivamente convinto della scelta, mi sono detto “SE MI DANNO QUESTI SOLDI(vi posso assicurare per 9 mesi tanti)VADO”, ma già mentre me lo dicevo avevo delle sensazioni strane. Comunque me li hanno dati e guarda caso non ha funzionato. L’ingaggio è importante perché è la distinzione della tua qualità e professionalità ed è L’UNICA DIFESA che hai del posto di lavoro(anche se sembra serva a poco visto gli esoneri di quest’anno,poi i presidenti si lamentano perchè devono pagare due allenatori ma io non ho mai messo la pistola alla tempia di nessun presidente per farlo firmare)ma ,guarda caso,l’unica volta che ho scelto il denaro,è andata male. Non è un caso,aveva ragione un mio vecchio presidente: ALLA LUNGA LE SPECULAZIONI NON PAGANO. Come non pagano la poca professionalità,la mancanza di sacrifici,la non dedizione al lavoro e il rispetto sia di chi ti paga che per la professione che svolgi. Fatta questa premessa vi porto la mia esperienza di quando sono subentrato,e devo dire che ha sempre funzionato, anche a Catanzaro, perché quando sono arrivato li ho tenuti a galla, poi quando mi sono DIMESSO rinunciando a molti soldi,in 3 anni sono passati dalla B ai dilettanti. L’impatto iniziale deve essere soft perché, chiaramente,arrivi in un ambiente depresso. Nel più breve tempo possibile devi capire quali sono i problemi più importanti premettendo, naturalmente, di essere a conoscenza del valore tecnico della squadra, necessariamente già visionata e valutata. Devi portare la CONVINZIONE che ha le possibilità di raggiungere l’obiettivo. Nel primo periodo devi stravolgere poco tatticamente, a meno che, come mi è successo a Salerno,la squadra subisca tanti gol e quindi si deve cercare di equilibrarla nella fase difensiva per dare più serenità e sicurezza, così diventa determinante l’aspetto psicologico più di quello tattico. Di conseguenza ogni fattore che possa avere un impatto negativo sulla convinzione e la consapevolezza di riuscire ad arrivare all’obiettivo, deve essere debellato dalla loro mente(per esempio proibire di guardare la classifica). Il leader inizialmente sei tu, hai, l’unico aspetto a tuo favore del primo periodo, TUTTA la squadra che ti segue perché si sentono tutti titolari e quindi danno il cento per cento, e questo fattore va sfruttato. Fatte le considerazioni generali poi bisogna operare e qui subentra la tua esperienza nella preparazione degli allenamenti delle prime settimane. Di solito una squadra STRESSATA PSICOLOGICAMENTE va fatta divertire, senza perdere di vista lo scopo tattico e fisico della preparazione della gara, si devono usare i mezzi più idonei per raggiungere i due scopi(è chiaro che devi conoscere il tipo di lavoro che faceva il tuo predecessore e non farli uguali).La mia linea è molto simile se non uguale di quando ho la squadra dall’inizio e cioè, quando vinco e sto andando bene CARICO, quando ho il periodo no, SCARICO. Anche questa cosa va comunque valutata volta per volta, quelle che sono le mie considerazioni attuali si riferiscono ai comportamenti effettuati in generale. Non ultimo, responsabilizzare e fare rendere al meglio i giocatori più rappresentativi ed esperti, sono loro che sul campo devono portare tutta la loro personalità non solo tecnica. Devo dire che, per come è il calcio moderno, la prima valutazione pratica che faccio, è vedere quali sono le condizioni fisiche dei giocatori. Non puoi raggiungere nessuno scopo tecnico-tattico, nel nostro campionato, senza avere la massima resa fisica di ogni elemento. La sensazione di TONICITA’già nello spogliatoio, come dico spesso “voglio SENTIRE LE VIBRAZIONI DEI MUSCOLI”,è alla base per riuscire ad attuare tutte le strategie che si ritengono necessarie per ottenere le prestazioni utili per il risultato. Da qui in avanti non devi fare altro che fare l’allenatore per quelle che sono le tue conoscenze ed esperienze cercando di non sbagliare il meno possibile, in riferimento alle strategie delle gare e del campionato(la valutazione del calendario è un fattore importante)e, alla fine, avere un po’ di effetto C..,anche se nel libro di Calabresi che sto leggendo -LA FORTUNA NON ESISTE-, si dice il perfetto contrario.

Gigi Cagni


Intervistato dal sito “Blogosfere”

29 dicembre 2009

Qui di seguito riportiamo l’intervista integrale dal sito Blogosfere.it  (“Intervista di Silvio De Rossi – Blogosfere”)

“Con il mister che in passato ha allenato (tra le altre) Parma, Empoli, Sampdoria, Piacenza e Genoa abbiamo discusso di questi dodici mesi dominati senza alcun dubbio dal Barcellona. “Una squadra fantastica – ha spiegato a Blogosfere Sport e Motori Il merito è di Guardiola, un allenatore fantastico”. Il mister ha avuto modo di conoscerlo: “Sono andato da lui tre giorni e mi ha fatto un’impressione pazzesca. Ha qualità importanti, umane e tecniche, è uno che sa cosa vuole. Ho visto i suoi allenamenti e posso dire che con lui tutti devono dare il massimo sempre. Ha imparato molto in Italia, soprattutto sul profilo tattico, ma questo Barcellona è farina del suo sacco”. Poi svela: “Capisci che vive per il calcio da come ne parla. Gesticola, ti tocca. E’ come se volesse farti sentire la sua passione continuamente. Lo fa anche sul campo d’allenamento con i giocatori. Sa gestire alla grande campioni come Ibrahimovic, Messi e Henry. E’ veramente un grande”.

Ma perché Guardiola fa grandi cose, mentre Ferrara e Leonardo dimostrano tanta inesperienza? “In Italia generalizziamo – spiega Cagni – Dobbiamo imparare a leggere le situazioni nel modo giusto. Guardiola prima di allenare il Barcellona ha guidato per due anni la seconda squadra. Ha avuto modo di fare esperienza. E comunque in tutti i campi c’è sempre un’eccezione. L’esperienza è fondamentale in questo mestiere”.Guardiola ha vinto tutto: “Successi meritati. Io ho visto la finale di Champions con il Manchester Utd a Roma. Mi ha impressionato per le scelte fatte prima del match e durante. Ferguson ha tentato in tutti i modi di rimettere in piedi la partita, ma lui ha saputo replicare alla grande. E’ lì che ho capito che dovevo incontrarlo”.

In Italia non giochiamo a calcio come il Barcellona…
“Assolutamente no, bisognerebbe cambiare la mentalità dei tifosi – spiega – Qui si deve vincere. Non interessa a nessuno giocare bene. Guardiamo cosa è successo in campionato in questa prima parte. Hanno già cambiato dieci allenatori. Nessuno può programmare. Nessuno può attuare un progetto. Bisogna vincere. Se perdi alla seconda giornata sei in discussione. Assurdo. E poi siamo vecchi. Ci vuole una mentalità più aperta, ma anche stadi nuovi, strutture moderne. E i giovani? Meriterebbero più spazio, ma anche dei settori giovanili migliori”.

Tornando a questo travagliato 2009. L’Inter ha dimostrato ancora una volta di essere la più forte?
“E’ la più forte, senza dubbio, ma sinceramente è difficile dire che gioca bene. E’ forte, inoltre si è avvantaggiata ulteriormente grazie all’involuzione di Milan, Juventus e Roma. Una squadra che sta lavorando bene anno dopo anno è la Fiorentina, ma difficilmente arriverà a giocarsi lo scudetto”.

Chi gioca il calcio più bello in Italia?
“Sicuramente il Bari. I galletti giocano a calcio. Poi c’è anche il Genoa, ma non è più una sorpresa. Poche giocano veramente bene, ma come ho già detto, il problema è la mentalità. In Italia è fondamentale distruggere il gioco avversario, poi si punta sulle giocate dei singoli. Infatti l’Inter vince anche quando gioca male perché ha i giocatori più forti. Quelli vincono le partite da soli”.

Qualche parola sul Milan orfano di Kaka’: “Non è una squadra competitiva. Non si può pretendere che uno si inventi allenatore dalla mattina alla sera”. E Leonardo? “Io ancora oggi faccio delle delle stupidaggini, immaginatevi chi non ha mai allenato”.

Problema che ha anche la Juventus…
“Quando stavano bene fisicamente tutto filava liscio. Poi quando sono calati la squadra si è sfaldata. La Juventus soffre quando manca la condizione fisica. Ferrara ha troppe pressioni, deve vincere per forza. Invece a volte va bene anche non perdere”.

Ma Diego è un bidone?
“E’ un grande giocatore, ha grandi qualità. Non mi piace sentire che un giocatore non può giocare con un determinato modulo. Se uno è bravo… è bravo sempre”. E Melo? “Io lo vedo male. c’è qualcosa che non va, perché uno che ha le sue qualità non può sbagliare sette passaggi su dieci. Comunque in questo momento manca l’unione. La Juventus vista con il Catania non aveva solidità. Io ho visto Messi e Ibrahimovic tornare a centrocampo a coprire gli spazi sul 4-0 con il Saragozza. C’è una bella differenza. La Juventus è forte, ma serve pazienza. Non si può pensare che Ferrara possa vincere subito”.

Non abbiamo parlato di Mourinho…
“A me non ha insegnato nulla – spiega Cagni – Per me in Italia ha solo imparato. E’ un fenomeno mediatico, ma perché può farlo. Se uno dei tecnici italiani facesse come lui verrebbe mangiato vivo. L’Italia è fatta così. Comunque ha capito che qui non può vincere la Champions. Si sta preparando la strada per l’addio. Parlando di tecnici mi piace Prandelli. Seguo Ventura. Poi Allegri, che fa giocare davvero bene il suo Cagliari. Poi ci sono Ancelotti, Spalletti e Mancini, tutti ottimi tecnici”.

E poi c’è Pillon, che ha regalato un gol alla squadra avversaria…
“Una bella storia, ma figlia delle nostre colpe. Tutti sappiamo che solo l’arbitro può interrompere il gioco, ma se uno dei nostri resta a terra e la squadra avversaria non si ferma ci arrabbiamo. Non siamo capaci di rispettare le regole perché spesso non le conosciamo. Pillon ha fatto una cosa meravigliosa, ma dovremmo riflettere di più sul nostro modo di vivere le regole del calcio”.

Passiamo ai giocatori. Messi è il più forte?
“Immenso, giocatore sublime. E’ giovane e ha tanta voglia”.

E Cristiano Ronaldo?
“Altro grande fuoriclasse, ma lui e Lionel sono diversi. Impossibile fare un paragone”.

E Balotelli?
“Non so che dire. C’è qualcosa che non va. Mi sta simpatico perché parla bresciano meglio di me – ride – Però non si fa volere bene. Non gli fanno i cori perché è nero, li fanno perché non si fa amare. E’ fortunato ad essere nato in questa generazione. In passato avrebbe avuto grossi problemi alle gambe. Quelli come lui subivano falli pesanti”.

Forse i giovani calciatori si montano la testa subito…
“I giovani vanno capiti e aiutati. A Empoli avevo in prestito un ragazzo che guadagnava 180mila euro l’anno. Non è semplice tenere i piedi per terra. Io alla sua età avevo una 850 di seconda mano…..”.