
Scirea è stato uno dei più grandi in quel ruolo
Il ruolo del LIBERO era di grande importanza quando si giocava a uomo o misto e il pregio che assolutamente doveva avere era l’intuizione di come si sarebbe potuta svolgere l’azione avversaria. La sua posizione doveva essere sempre adatta per poter vedere al meglio la disposizione dei compagni e conforme a quello che era il movimento offensivo della squadra avversaria, quindi doveva possedere come seconda qualità determinante il saper COMANDARE la propria difesa. Correva molto perché doveva andare a chiudere o a raddoppiare anche sulle fasce, visto che lo stopper aveva il compito di seguire il proprio uomo. Il motivo per cui ho amato il 4-3-3 è perché molte volte, se coordinato bene, il centromediano metodista svolgeva quel tipo di lavoro di copertura permettendomi di riuscire a chiudere altri spazi importanti. Vi posso assicurare che comunque è stato divertente e di grande soddisfazione. Nella mia lunga carriera per le mie qualità di intuizione difensiva e di personalità sono riuscito a fermare tante azioni pericolose e ciò mi premiava come per aver segnato un gol. E’ chiaro che giocando con il libero staccato davi più profondità all’avversario quindi dovevi essere bravo ad accorciare o allungare, conforme a quella che poteva essere la strategia per te e per la squadra, da adottare in quel momento. La cosa era molto visibile e quindi di grande responsabilità per chi faceva quel ruolo e anche la differenza tra quelli bravi e quelli meno. Oggi il LIBERO non esiste più o quanto meno il libero che intendo io. Ci sono dei vantaggi palesi nel calcio moderno e cioè, corri meno, riesci a rimanere più corto, fai meglio il fuorigioco e partecipi di più alla fase offensiva. Mi sembra, però, che non ci siano più tanti leaders fra i centrali e difficilmente si vedono giocatori comandare e prendersi delle responsabilità. Mi sembra inoltre che manchino i principi fondamentali della fase difensiva, soprattutto dell’uno contro uno e della posizione sui cross dall’esterno, per mancanza di insegnamento DELLA MARCATURA A UOMO, ma questo è un altro discorso.
Gigi Cagni
Caro Mister Cagni, bisognerebbe, fin dai settori giovanili, insegnare le regole basilari della marcatura a uomo. In Italia (una volta patria delle virtù difensive) si è creata l’erronea convinzione che la marcatura a zona equivalga a non marcare proprio. Buona norma vuole che anche se disposti a zona (bisognerebbe disquisire, poi, se mai esista la zona pura…)negli ultimi 20 metri si marchi ad uomo (vale a dire l’uomo che si ha come riferimento della propria zona di competenza). Un centrale dà la copertura e così via, ma pur sempre marcatura è.
Non hai bisogno di me visto che la pensiamo allo stesso modo,sicuramente sei uno che arriva dalla mia generazione o hai avuto insegnamenti di quel tipo.Continua con queste idee e vedrai che avrai soddisfazioni.Buon Anno
Caro Mister Cagni, generazionalmente siamo un pò distanti. Sono nato circa 30 anni dopo di lei. Adesso, o sono troppo vecchio io o è troppo giovane lei.. Scherzo, ovviamente. Credo che alcuni concetti non abbiano età, sono validi e basta. Io amo il calcio ed il bel calcio come le ho scritto nella MAIL di presentazione che ci siamo scambiati. Un abbraccio.
Caro Nuario stò scoprendo che i valori che io intendo ci sono ancora e in tante persone anche non della mia generazione,solo che queste sono più silenti e rispettose di chi non li ha più.Ciao
Fa piacere sentire, leggere da colleghi giovani come Nuario e non tanto chi come me giocava negli anni cinquanta/sessanta, la stessa condivisione, identità di vedute su alcuni temi che riguardano il calcio giocato attuale.
Nel merito mi trovo pienamente d’accordo con Nuario nel muovere critiche, costruttive, al sistema del gioco a zona, una tattica difensiva che, adottata ormai da troppi anni con il mantenimento e la ricostruzione della linea difensiva integrata dal sottostante fuorigioco, ha finito col procurare danni, i gol evitabili, maggiori rispetto alle attese, ai risultati conseguiti, oltre a disimparare a difendere.
Una tattica, specie quella della difesa a zona pura che mal si presta, è inadatta a rispondere alle esigenze del calcio moderno rapido nella corsa, nei movimenti e veloce nella circolazione della palla.
Al riguardo la mia proposta, frutto di anni di osservazione dei gol evitabili, è di mettere da parte, di abbandonare gradualmente la difesa a zona per la nuova Difesa Elastica che basa la sua specificità sull’applicazione del controllo visivo attivo.
Quello che mi fa riflettere è la scarsa avvedutezza, lungimiranza da parte di chi, preposto nelle sedi opportune a condurre i corsi per allenatori di qualsiasi livello, soprattutto nel settore giovanile, non mostra interesse né si attiva nell’indicare, delineare nuovi orizzonti e prospettive per avviare quel cambiamento innovativo del gioco difensivo laddove, al posto della zona, sia prevalente ed indispensabile applicare la marcatura dell’avversario con la corretta presa di posizione tenendo d’occhio nello stesso tempo il portatore di palla mediante movimento laterale della testa per il controllo visivo di entrambi i soggetti, essenziale nel seguire lo sviluppo dell’azione.
Anche un blog sul calcio può svolgere una sua funzione importante, compensativa, in ambito didattico e cognitivo.
Buon Anno 2010.
Caro Giorgio, concordo pienamente con la tua disamina erudita ed accreditata. Io, purtroppo, non ho seguito corsi nè conseguito attestati. La mia esperienza modesta nasce da una collaborazione (in qualità di coadiuvatore tecnico) con la scuola calcio del mio paesino. Collaboro da anni con un tecnico preparato e sono animato da una passione incrollabile per questo fantastico sport. Ciò che riesco a costruire in termini di valutazioni e convinzioni è il risultato di ciò che vedo esclusivamente in campo, soprattutto nelle categorie giovanili (in questi anni ho seguito Giovanissimi e Allievi). E’ importantissimo far capire ai ragazzi come fronteggiare l’uno contro uno, la disposizione del corpo, a percezione continua della palla, ma anche i riferimenti da avere in campo per muoversi nel migliore dei modi (palla, compagno di reparto, avversario). Io sono convinto che molti difensori abbiano difficoltà a marcare la propria zona perchè hanno difficoltà a rapportarsi con l’avversario.. Poi sul fuorigioco sistematico si potrebbe disquisire per ore.. Ormai c’è chi ha la presunzione di volerlo fare anche a palla scoperta..
Di fronte a giovani come Nuario così tanto appassionati di calcio, così preparati e acuti nelle osservazioni che nascono dal campo più ancora senza aver partecipato a corsi per diventare allenatori, c’è da restare meravigliati e contenti nello stesso tempo.
Meravigliato perché questa concordanza di vedute sulla precarietà tattica della difesa a zona proviene da un giovane che opera nel settore giovanile, conoscitore della realtà in cui collabora, contento perché mi sento appagato più da lui per il tanto tempo dedicato al calcio, da calciatore, da allenatore e se posso dire da studioso, che se questa sintonia di valutazione fosse stata espressa da un tecnico di maggior livello.
Siccome lo studio sui gol evitabili e sulla difesa elastica che ho portato avanti in questi anni non lo tengo per me ma l’ho messo a disposizione di tutti, non posso fare a meno di darti l’opportunità di approfondire questi temi calcistici invitando te e quelli della scuola calcio del tuo paese a visitare il mio sito personale http://www.calcioegoal.it dove avrai modo di leggere e vedere quanto da me scritto e pubblicato finora su L’Allenatore dell’Aiac e su Il Notiziario del Settore Tecnico unitamente ai filmati dei gol evitabili da me selezionati e quelli del Mondiale 2006.
Ancora Auguri.
Gentile Gigi Cagni
La marcatura, quella difensiva soprattutto, è un argomento troppo importante nel calcio moderno che meriterebbe maggiori approfondimenti in tempo e spazio. Pur nella contingenza il tema tattico vale la pena di essere ripreso per dire che nell’azione terminale dei gol evitabili c’è sempre la responsabilità di un difensore sia che si marchi a uomo o a zona. Si tratta d’individuare con cognizione di causa tale errore e di analizzarlo nel contesto del sistema difensivo adottato.
Ciò premesso occorre partire dalla sua “contraddizione” a proposito del non insegnamento a marcare l’uomo nella zona.
Come si è potuto verificare e prolungare tale anomalia, incongruenza sul piano pratico da parte dei tecnici e su quello didattico da parte di chi è preposto all’insegnamento del calcio, alla formazione degli allenatori a qualsiasi livello?
Come sa il problema in questione ho cercato di risolverlo con una mia proposta innovativa incentrata sulla Difesa Elastica dove spiego inoltre, nel dettaglio, come deve muoversi, anche con la testa, e prendere posizione il difendente rispetto al diretto avversario, arrivando a formulare per essa la seguente definizione:
“Nuovo, moderno sistema tattico difensivo che consiste nel marcare il diretto avversario, alle spalle, da parte del difensore centrale e, stando in posizione laterale interna, leggermente arretrata, da parte dei difensori esterni, quando la palla giocata è frontale alla porta; quando viene giocata sulle fasce, i diretti avversari sono marcati, alle loro spalle, dal difensore esterno, di fianco da quello centrale e di lato interno dall’altro difensore opposto, stando leggermente arretrati e a distanza variabile sempre più stretta dentro l’area di rigore, con l’accortezza di mantenere queste prese di posizione previo controllo visivo attivo, muovendo lateralmente il capo in rapida successione sul portatore di palla e sul diretto avversario, per tenere d’occhio l’azione in corso e quindi valutare e decidere in tempo reale quanto stare vicino o staccato, quale distanza prendere (concetto di elasticità) nella marcatura dell’avversario per poterlo contrastare, anticipare, affrontare alla pari nell’uno contro uno, chiudere previa copertura; la tattica del fuorigioco, derivato del gioco a zona, non si presta alla difesa elastica e pertanto non va ricercata a priori, salvo che il diretto avversario, tentando di proporsi nello spazio, non venga a trovarsi in posizione nettamente irregolare rispetto alla linea difensiva”.
Le esercitazioni illustrative predisposte darebbero compiutezza e completezza al discorso ma richiederebbero altro spazio dopo di questo che, mi scuso, se un po’ lungo.
Cordiali saluti.
Sei stato esaudiente e preciso.Penso che comunque queste cose le sappiano la maggior parte degli allenatori ma manca la volontà di insegnarle perchè già nei settori giovanili pensano più al risultato che all’insegnamento dei specifici ruoli.Comunque più avanti svilupperemo meglio tutto,questo è solo l’inizio di quello che dovrà essere lo spirito del blog.
Leggendo la sua frase “difficilmente si vedono giocatori comandare e prendersi delle responsabilità” mi è venuta in mente una recente intervista rilasciata da un “vecchio” allenatore di serie A degli anni ’80 (non ricordo chi fosse), che lamentava come con la marcatura a zona “in caso di gol non si sa più di chi è l’errore”.
Non è sempre vero quanto affermato, ma la zona pura rende il singolo anche meno responsabile individualmente grazie alla distribuzione – a volte – dell’errore su tutto il reparto.
Quando ho parlato con Guardiola a Barcellona qualche settimana fa gli ho chiesto:Perchè fai marcare a zona sulle palle inattive e i corner?-risposta:Quando marcavamo a uomo la colpa del gol subito ricadeva solo sul marcatore oggi la responsabilità è di tutti.Come vedi tutte e due sia il “vecchio”allenatore che lui hanno dato spiegazioni, con un giusto fondamento, ma diverse nell’interpretazione, comunque valide entrambe.Il problema stà nel fatto che se non riesci ad avere una squadra che si prende le responsabilità unita e compatta in tutte le situazioni difficilmente vinci.
Gentile Gigi Cagni
Inizio il mio commento dall’ultimo capoverso della sua disamina sul ruolo del libero, dalla marcatura a uomo che si dice non s’insegna o i difensori oggi non sanno più effettuare bene in base alle esigenze del calcio moderno.
Il libero è andato scomparendo a mio avviso con l’introduzione del gioco-difesa a zona, finendo col svolgere una funzione di coordinatore tacito della linea difensiva prevalentemente per attuare la tattica del fuorigioco o per andare ad intercettare, come uomo in più, la palla in arrivo, quindi senza comandare come faceva una volta.
A parte l’uno contro uno è la presa di posizione dei difensori rispetto al diretto avversario la vera, importante questione tattica che, a causa della difesa a zona, rimane tuttora aperta e irrisolta. I gol evitabili ne sono la conferma poiché si guarda la palla trascurando la marcatura.
Con il controllo visivo attivo invece il difensore si preoccupa di stare, di prendere la giusta, corretta posizione sull’attaccante, da fermo o in movimento, con una marcatura elastica che tenendo d’occhio anche il portatore di palla non dimentica l’avversario per aspettare la palla o per far scattare la trappola del fuorigioco come avviene con la difesa a zona.
Cordiali saluti.
Giorgio Pivotti
La contraddizione stà proprio nel fatto che quando si è iniziato a giocare a zona sarebbe stato importante insegnare a MARCARE A UOMO nella propria zona e non presidiare la propria porzione di campo e basta.Per quello che stò vedendo anche la tecnica del CONTRASTO è carente assieme ad altri principi fondamentali del ruolo del difensore.